Castellammare. Tragedia della Funivia, via ai lavori per rimuovere i cavi
Castellammare. Sono cominciati i lavori di rimozione del cavo della funivia del Faito che lo scorso 17 aprile ha ceduto, facendo venir giù anche la cabina sulla quale viaggiavano cinque persone, provocando quattro morti e un ferito. L’intervento di recupero del cavo e di messa in sicurezza durerà qualche giorno, poi finalmente – a più di un mese di distanza dalla tragedia – anche le famiglie e le imprese della zona collinare di Castellammare di Stabia potranno tornare alla normalità. Il cavo traente della funivia del Faito era stato sequestrato dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, in attesa degli sviluppi degli accertamenti tecnici affidati ai periti. Su richiesta della stessa Procura, il Comune stabiese era stato costretto a ordinare la chiusura delle strade della zona collinare, tra cui via Panoramica, arteria fondamentale di collegamento con la penisola sorrentina e l’uscita di Privati dell’ex statale 145. I residenti sono rimasti isolati dal giorno della tragedia della Funivia e nelle fasi iniziali ci sono stati problemi anche per l’erogazioni dei servizi idrici e di energia elettrica, poi prontamente risolti grazie all’intervento della Prefettura di Napoli e del Comune di Castellammare. Ma è chiaro che soprattutto per quanto riguarda la mobilità ci sono problemi di non poco conto, considerata l’interruzione forzata del servizio di trasporto pubblico e il fatto che la chiusura delle strade ha reso molto difficile per i residenti persino uscire da casa. Questione discussa anche nei giorni scorsi in consiglio comunale, proprio a seguito delle sollecitazioni arrivate dai residenti della zona e dalle attività commerciali di quell’area che di fatto non hanno potuto lavorare per più di un mese. L’accelerata rispetto alla possibilità di procedere con il dissequestro dell’area si è avuta dopo il recupero della testa fusa della Funivia del Faito, ovvero il sistema di ancoraggio tra il cavo e la cabina. Un pezzo che proprio i periti nominati dalla Procura avevano individuato come determinante per provare a ricostruire le cause dell’incidente che lo scorso 17 aprile ha provocato la morte di Janan Suliman, 25enne farmacista palestinese, i coniugi britannici Greame Derek Winn e sua moglie Elaine Margaret, di 65 e 58 anni, e Carmine Parlato, dipendente di Eav di 59 anni. Mentre l’unico sopravvissuto è Thabeet Suleiman, 23 anni, fratello di Janan, ancora impegnato in un lungo percorso di riabilitazione presso l’Ospedale del Mare, dove i medici sono riusciti a compiere il miracolo di salvargli la vita. Nei giorni scorsi, la Procura della Repubblica di Torre Annunziata – che ha aperto un fascicolo per omicidio e disastro colposo, oltre che per falso ideologico e falso in atto pubblico – ha completato l’iscrizione nel registro degli indagati di 25 persone. Nella giornata di venerdì, i pm titolari del fascicolo affideranno l’incarico per l’incidente probatorio, concedendo agli indagati la possibilità di nominare i tecnici di fiducia. Secondo la tesi degli investigatori, supportati dagli esperti che hanno eseguito i rilievi nel corso di queste settimane, potrebbero esserci errori di progettazione o negligenza rispetto alla manutenzione, il controllo, la verifica, la vigilanza e l’ispezione, dietro la caduta della cabina della Funivia del monte Faito dello scorso 17 aprile.


