Sarno, foto hard «rubate» a un bimbo di 11 anni: condannato per pedopornografia
CRONACA
20 maggio 2025

Sarno, foto hard «rubate» a un bimbo di 11 anni: condannato per pedopornografia

Mario Memoli

Sarno.  Avrebbe ingannato un ragazzino dicendo di essere suo coetaneo  e dopo essere riuscito a ottenere la fiducia gli aveva chiesto delle foto e lui ne avrebbe spedite altre di natura pornografica: indagato, processato con rito abbreviato e condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione un 46enne sarnese. Per lui assoluzione per il reato di adescamento ma resta la condanna per le foto che avrebbe messo in rete.

Lo ha deciso il gip del Tribunale di Ancona giorni fa a seguito di un processo con rito alternativo che ha permesso all’imputato di ottenere un terzo di sconto pena rispetto a una condanna con giudizio ordinario. I fatti contestati dalla procura della città marchigiana sono datati 2023 quando il 46enne avrebbe individuato nel minorenne  (11 anni quasi) quale preda per un giro di pornografia minorile.

Avrebbe avuto contatti, attraverso la rete e i social con il ragazzino che poi raccontò tutto ai genitori. Grazie alla Polizia Postale, sotto il coordinamento della procura della città marchigiana, si riuscì a individuare la zona da dove la persona dall’altro capo del web si era spacciata per coetanea del ragazzino vittima.

Gli inquirenti arrivarono a Sarno e perquisirono l’abitazione  portando via diverso materiale, tra computer, telefonini e ulteriori supporti informatici. nella contestazione originale a carico del 46enne sarnese, oltre all’adescamento di minore (reato poi caduto) e pornografia minorile, anche  la detenzione di materiale pornografico e atti sessuali con minorenni.

L’imputato avrebbe avuto contatti con il ragazzino esclusivamente attraverso la rete.  I contatti tra l’uomo e il minore sarebbero avvenuti attraverso delle chat, con una serie di messaggi che rappresentarono  un punto di partenza nel lavoro d’indagine della Procura di Ancona. L’uomo, inoltre, inviava al minore diverso materiale pornografico.

L’inchiesta fu aperta dopo una denuncia sporta dalla famiglia della vittima. Dopo aver raccolto la denuncia, era stata disposta una perquisizione presso casa dell’indagato dietro delega. Il materiale sequestrato fu  uno smartphone, con l’acquisizione dei vari profili/account nelle disponibilità dell’imputato. Inoltre gli inquirenti avevano portato via diversi hard disk, alcuni notebook, pen drive, schede di memoria di una macchina fotografica e oltre un centinaio di cd/dvd. La quantità di materiale sequestrato è stato poi oggetto di analisi da parte delle forze dell’ordine.

A distanza di due anni da quella denuncia, è arrivata la condanna in primo grado per il 46enne sarnese: incassa 4 anni e 8 mesi di reclusione, ora si attendono le motivazioni per presentare appello contro la dura condanna pronunciata dal gup anconetano.

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