Appalti e mazzette a Sorrento, il sindaco era «monitorato» dalla finanza già da tre mesi
Sorrento. Il sindaco Massimo Coppola era costantemente sotto i «fari» della guardia di finanza dallo scorso mese di marzo. Da quando cioè la vittima delle tangenti imposte dal primo cittadino di Sorrento – in tandem con lo staffista-giornalista Francesco Di Maio, patron di Agorà – si era deciso, complici le difficoltà economiche per rispettare il «patto corruttivo», a vuotare il sacco e a svelare alla procura di Torre Annunziata il «funzionamento» degli appalti pubblici nella «città di Torquato Tasso».
Un modus operandi inaugurato proprio da Massimo Coppola perchè – come dichiarato a verbale dall’imprenditore vessato dal sindaco – con la precedente amministrazione comunale guidata da Giuseppe Cuomo l’imprenditore non era mai stato avvicinato per richieste di tangenti o regali da nessuno.
Invece, all’indomani del successo elettorale di Massimo Coppola nel 2020, le «regole» erano cambiate. Con l’imprenditore costretto a riconoscere una lauta «ricompensa» alla fascia tricolore per ottenere l’aggiudicazione delle gara a cui partecipava con la propria società.


