Eleggibilità dei sindaci, il consiglio regionale modifica la norma
CRONACA
29 maggio 2025

Eleggibilità dei sindaci, il consiglio regionale modifica la norma

metropolisweb

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato una proposta di legge che modifica il termine attualmente in vigore per neutralizzare la causa di ineleggibilità per i sindaci che hanno intenzione di candidarsi alle elezioni regionali.  I primi cittadini dovranno dimettersi entro 60 giorni dalla scadenza del naturale quinquennio del Consiglio regionale, che coincide con la data della sua elezione. Prima, erano necessari 90 giorni. Il provvedimento, approvato con 27 voti favorevoli, nove contrari e tre astenuti, era stato illustrato all’aula da Giuseppe Sommese, presidente della I commissione consiliare.  “Si stabilisce – così Sommese – che la causa di ineleggibilità prevista per i sindaci dei Comuni campani che intendono candidarsi alle elezioni regionali non ha effetto se le funzioni esercitate dall’interessato siano cessate almeno 60 giorni prima dalla data di scadenza naturale del quinquennio del Consiglio regionale.  Il termine di 90 giorni contemplato dalla legge attualmente in vigore potrebbe infatti integrare una eccessiva compressione delle prerogative dell’elettorato passivo dei sindaci”.  La modifica introdotta “appare decisamente più rispondente ai principi di ragionevolezza e uguaglianza sostanziale dei cittadini chiamati a concorrere alla vita politica, a quelli di libertà di mandato elettorale e parità di accesso alle cariche pubbliche”, ha aggiunto Sommese. “Oggi venire in aula e portare una norma che non fa altro che cercare di accarezzare quelle che possono essere le velleità personali di qualche sindaco non credo possa andare a modificare realmente lo stato delle cose”. Lo ha spiegato, intervenendo nell’aula del Consiglio regionale della Campania, Raffaele Maria Pisacane, di Fratelli d’Italia, dicendosi contrario alla modifica normativa che consente ai sindaci di candidarsi alle regionali se si dimettono 60 giorni prima delle elezioni. Questa la proposta di FdI, come spiegato da Pisacane: “Pensiamo che un sindaco possa firmare la candidatura e dimettersi nello stesso momento”. “Oggi invece – ha detto – senza avere le candidature certe dei presidenti, delle coalizioni, senza liste in campo, stiamo mandando a morire comunità intere che perderanno la loro guida”. Mentre l’aula del Consiglio regionale della Campania discuteva la modifica legislativa relativa all’eleggibilità dei sindaci, il consigliere di Fratelli d’Italia Nunzio Carpentieri si è rivolto al governatore Vincenzo De Luca spiegando: “Mentre era sindaco di Salerno, nel maggio del 2013, all’epoca del governo Letta, lei, presidente, fu nominato viceministro dei Trasporti, nonostante la legge stabilisse l’incompatibilità tra le due cariche. Fu il tribunale a dichiararla decaduta da sindaco, ma lei non si rassegnò, decise di fare ricorso per mantenere il doppio incarico, venendo smentito poi anche dalla Corte d’Appello, che nel febbraio 2015 confermò la sua decadenza da sindaco di Salerno”. Carpentieri ha chiesto che venga riconosciuto “a tutti i sindaci campani il diritto di candidarsi ed essere eletti”. Repentina la risposta in aula di De Luca: “Il collega ha riferito informazioni false. Io sono stato nominato, da sindaco, viceministro delle Infrastrutture. Dopo la nomina si è aperto un contenzioso con il ministro Lupi per la mancata concessione della delega a una o più direzioni, in violazioni di una legge dello Stato operata dal ministro e dal capo di gabinetto del ministro. Dopo due mesi di discussioni, anche animate, continuavano a propormi come deleghe un po’ di frattaglie. Io proponevo, invece, il rispetto della legge. Non c’è stata nessuna pronuncia, non so da dove ricava le notizie: la contestazione riguardava il fatto che la delega di viceministro si considera conclusa quando viene effettuata, altrimenti resta una nomina di sottosegretario, senza delega di viceministro. De Luca disse: “Andate al diavolo tutti”, e sono tornato a lavorare da sindaco nella mia città, rinunciando a fare il viceministro”.