La rabbia dei pediatri: «Stop al codice postale»
CRONACA
2 giugno 2025

La rabbia dei pediatri: «Stop al codice postale»

metropolisweb

“Il futuro si costruisce nei primi anni di vita, ma non tutti i bambini hanno le stesse condizioni per costruirlo. Non possiamo accettare che in Italia il codice postale pesi più di quello genetico. La salute dei bambini non può dipendere dal luogo in cui si nasce”. Con questo appello si è aperto a Napoli l’80/mo Congresso della Società Italiana di Pediatria (Sip). Oltre 2.000 pediatri da tutta Italia si confronteranno sulla salute fisica, mentale e sociale dei bambini. “Viviamo in un Paese che fa pochi figli – afferma il presidente Sip, Rino Agostiniani – e che fatica a sostenere chi decide di diventare genitore. Se non cambiamo rotta, l’ultimo italiano potrebbe nascere nel 2225. Ma il punto è un altro: che futuro può avere una società senza bambini e che non investe nell’infanzia?”. Le evidenze scientifiche, si legge in una nota della Sip – sempre di più mostrano che la salute si costruisce, o si compromette, nei primi mille giorni: 270 di gravidanza e 730 giorni successivi. Cruciali per una crescita sana. È lì che si strutturano il microbiota intestinale, le reti cerebrali, i meccanismi epigenetici. È lì che, precisa la nota, la povertà, l’inquinamento, l’alimentazione e gli stili di vita errati lasciano il segno. “Ma quei mille giorni non sono uguali per tutti”, ricorda Agostiniani. “Un bambino nato in una regione con meno screening neonatali ha già un destino più fragile. Ed è inaccettabile che oggi, in Italia, la regione di nascita possa determinare l’accesso alla diagnosi precoce di una malattia genetica o alla profilassi per il virus respiratorio sinciziale”. A disegnare una mappa diseguale dell’infanzia, secondo la Sip, non è solo la povertà: incidono infatti gli stili di vita, a partire da una cattiva educazione alimentare e da uno stile di vita sedentario. Ci sono poi le diseguaglianze sulla salute mentale: una generazione ferita da isolamento, ansia, dipendenza digitale. Nel convegno si sono affrontati anche molti temi clinici.  “Passerà da sola, basta aspettare”. È questo uno dei falsi miti che la Società italiana di pediatria (Sip) invita a sfatare sull’enuresi notturna, ossia la ‘pipì a letto’, un disturbo della minzione che colpisce un bambino su dieci ma che in oltre il 65% dei casi non riceve alcuna diagnosi né trattamento. “È tempo di superare l’atteggiamento attendista”, afferma Pietro Ferrara, vicepresidente della Sip, parlando all’80° Congresso italiano di pediatria tenuto a Napoli. “L’enuresi non è un disturbo mentale e soprattutto non è una colpa: è una condizione ben definita da affrontare con strumenti diagnostici semplici e terapie efficaci – aggiunge Ferrara -. Troppo spesso, invece, la problematica viene ignorata, anche in ambito medico e questo può causare forti disagi nel bambino”. Contrariamente a quanto si crede infatti, l’enuresi primaria non nasce da traumi o stress emotivi, ma da cause fisiologiche: una produzione inadeguata di ormone antidiuretico (vasopressina); un ritardo nella maturazione dei circuiti cerebrali che regolano il risveglio; oppure una vescica iperattiva o non sufficientemente allenata. Per affrontare il problema, la Società italiana di pediatria dà diversi consigli: incentivare un’idratazione regolare durante il giorno in modo da evitare la sete serale; promuovere l’abitudine a urinare regolarmente; prestare attenzione all’alimentazione serale, evitando minestre e brodi; curare eventuali episodi di stitichezza (un intestino non svuotato correttamente può comprimere la vescica); rispettare i tempi del bambino e favorire la fiducia e, non in ultimo, affidarsi al pediatra per una guida personalizzata.