I 30 anni del Parco del Vesuvio: qui la natura è diventata una risorsa
Istituito nel 1995 per proteggere e valorizzare uno dei territori più straordinari d’Italia, l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio festeggia i suoi 30 anni dalla fondazione. In questi tre decenni, l’Ente ha saputo coniugare conservazione ambientale, promozione culturale, educazione alla sostenibilità e sviluppo del territorio, diventando un punto di riferimento non solo per le comunità locali, ma anche per studiosi, escursionisti e visitatori da ogni parte del mondo. Il Parco si estende attorno a uno dei vulcani più iconici, il Vesuvio, che racchiude in sé una storia geologica millenaria con un patrimonio culturale profondamente radicato nella tradizione del territorio. Dalla tutela della flora e della fauna al recupero della rete sentieristica, dal sostegno all’artigianato e all’agricoltura locale fino ai progetti educativi con le scuole, il Parco ha promosso in questi anni una visione integrata in cui la natura, la cultura e l’identità si intrecciano in modo armonioso.
Il traguardo dei trent’anni rappresenta un’occasione per guardare con orgoglio al percorso fatto, ma anche per rinnovare l’impegno verso la tutela e la valorizzazione di un luogo che continua a raccontare — con forza, bellezza e complessità — il profondo legame tra l’uomo e il suo ambiente. Per comprendere a fondo il valore di questo territorio e il lavoro svolto in questi trent’anni, è importante ripercorrere le caratteristiche che rendono il Parco Nazionale del Vesuvio un unicum nel panorama italiano: dalla complessità geologica del vulcano alle sue straordinarie ricchezze naturali, passando per la biodiversità, la cultura locale, le tradizioni secolari e le numerose iniziative di tutela e valorizzazione messe in campo nel tempo. Il Vesuvio è un sistema complesso, stratificato, in cui geologia, ecologia, storia e cultura si intrecciano da secoli. Il suo profilo, dominato dal Gran Cono e dal Monte Somma, narra di ere lontane, eruzioni catastrofiche e rinnovamenti continui. La sua storia geologica si articola in tre grandi fasi: la prima fase risale ad oltre 400.000 anni fa ed ha portato alla formazione del Monte Somma. A questa è seguita l’epoca compresa tra il 79 d.C. e il 1631, segnata da eruzioni devastanti. Infine, la fase moderna, avviatasi con l’eruzione del 1631 e proseguita fino al 1944, anno dell’ultima attività eruttiva, da cui è iniziato l’attuale periodo di “quiescenza attiva”. Ma il Vesuvio non è solo materia incandescente e cenere: è un grande sostegno per il mondo della biodiversità. La flora vesuviana conta oggi 744 specie accertate, tra cui la rara Silene giraldi e la ginestra dell’Etna, introdotta dopo l’eruzione del 1906 e diffusa oggi in ampie macchie. Anche la fauna testimonia la ricchezza ambientale dell’area. La posizione del Parco, isolata rispetto all’Appennino e vicina alla costa, ne fa una zona di passaggio strategica per molte specie migratorie.
Uccelli, rettili, anfibi e mammiferi popolano ambienti che variano dal bosco alla macchia mediterranea, passando per gli agrosistemi rurali ancora presenti. È in questo contesto che si inserisce il progetto ministeriale “Studio della mesofauna nelle aree protette”, cui l’Ente Parco ha aderito per approfondire la distribuzione faunistica e tutelarne gli habitat. Oggi sono 13 i Comuni che ricadono nel territorio del Parco, ogni Comune contribuisce con il proprio ed unico patrimonio naturale, storico e culturale. A questo si aggiungono tradizioni secolari legate all’artigianato locale: lavorazioni di corallo, cammei, pietra lavica e metalli che si tramandano da generazioni e oggi trovano nuova vitalità grazie al recupero di spazi storici come le Ville Vesuviane. La fertilità dei suoli vesuviani ha reso possibile la produzione di eccellenze agroalimentari. Dalle albicocche coltivate a Sant’Anastasia e Pollena Trocchia, ai pomodorini del piennolo, veri gioielli della gastronomia campana, fino ai vitigni autoctoni che danno vita a vini rinomati come il Lacryma Christi. Non manca la catalanesca, uva da tavola importata dagli Spagnoli, oggi coltivata sulle pendici del Somma. Il Vesuvio è anche luogo di cultura immateriale. Le feste religiose, accompagnate da canti tradizionali come tammurriate e fronne ‘e limone, resistono al tempo e alle trasformazioni sociali, mantenendo viva una dimensione comunitaria autentica e profonda. Queste manifestazioni popolari, studiate da etnomusicologi e ricercatori, riflettono l’intenso legame tra l’uomo e il territorio. L’Ente Parco promuove attivamente percorsi educativi e progetti di rete, coinvolgendo scuole e Comuni per sensibilizzare le giovani generazioni alla sostenibilità ambientale. Iniziative come “Adottiamo il Parco” o “Millegiovani per il Parco” mirano a formare cittadini consapevoli, pronti a prendersi cura del proprio territorio.
Ancora il “Grande Progetto Vesuvio” nato seguito dei gravi incendi del 2017: un ambizioso piano di recupero ambientale articolato su tre direttrici: il ripristino delle aree forestali danneggiate, la riqualificazione dei sentieri e la realizzazione di accessi sostenibili al Gran Cono. Questo intervento, oltre a mitigare il rischio idrogeologico, restituisce sicurezza e fruibilità a un patrimonio naturale unico. Il sistema sentieristico del Parco rappresenta un esempio virtuoso di infrastruttura verde. Undici sentieri per oltre 50 km di camminamenti accompagnano il visitatore attraverso emergenze naturali, storiche e geologiche, in un percorso educativo e immersivo. Interventi strutturali mirati, come palificate, muretti a secco e opere di inerbimento, garantiscono la sicurezza dei tracciati, valorizzando al contempo il paesaggio. Dopo trent’anni il Vesuvio – ed il suo territorio – è un vero e proprio sistema vivente, un crocevia di culture e un laboratorio di resilienza ambientale. Un patrimonio da conoscere, rispettare e tramandare.

