Cannavaro è il Legendary Player premiato dalla Lega di Serie A
Fabio Cannavaro è il Legendary Player premiato dalla Lega Serie A, nell’ambito del primo Festival della Serie A, in corso a Parma. In una sala gremita del Teatro Regio, l’ex difensore del Napoli ha ripercorso tutta la sua carriera che ha toccato l’apice nel 2006 con la vittoria del Mondiale e del Pallone d’Oro.”Facevo il raccattapalle a Napoli e all’epoca del primo scudetto, riuscii ad imbucarmi nello spogliatoio. Scattarono una foto a Maradona e io in quella immagine ero proprio dietro di lui – ricorda Cannavaro – In quegli anni non pensavo di riuscire a fare così tanto nel mondo del calcio. Il mio unico compito era quello di nascondere un po’ il pallone se il Napoli era in vantaggio e di ributtarlo subito in campo se invece il risultato era sfavorevole”. I primi passi al centro Paradiso di Soccavo, le partite infinite con gli amici all’esterno dello stadio San Paolo: “Abitavo ad appena 300 metri di distanza e quando debuttai in prima squadra coronai il sogno di tutta la famiglia, dell’intero quartiere – ricorda Cannavaro – L’esperienza al Napoli purtroppo è durata poco, per problemi societari, ma ho avuto la fortuna proprio in quel periodo di incontrare Marcello Lippi. All’inizio sembrava volesse puntare su calciatori piu esperti, tant’è vero che c’era la possibilità che andassi in prestito all’Acireale, poi durante una partitella d’allenamento mi provo’ titolare e da quel momento giocai sempre”. Cannavaro, nonostante una carriera da difensore, prova a dribblare il confronto con il calcio moderno: “All’epoca anche nelle squadre minori trovavi attaccanti forti che ti mettevano in difficoltà come Protti o Lucarelli – dice l’ex capitano della Nazionale – Ma oggi con il Var è molto piu difficile e probabilmente anche io avrei concesso piu gol agli avversari. Se proprio devo trovare una differenza, noi a fine partita contavamo gli errori che avevamo commesso dal punto di vista tecnico, oggi invece si contano i chilometri corsi”. Tra gli allenatori che l’hanno migliorato, Cannavaro cita “Alberto Malesani, che trovai a Parma e forse è stato uno dei primi a proporre un calcio piu moderno – ricorda il campione del mondo – Lui insegnava a noi difensori a ragionare da attaccanti e questo ci facilitava anche nelle letture difensive”. La delusione è stata “l’esperienza all’Inter, ma è stata anche colpa mia perché ho continuato a giocare nonostante un infortunio e non ho avuto il coraggio di fermarmi”. Mentre alla Juventus “ho trovato l’ambiente ideale, un allenatore che credeva in me, Buffon e Thuram al mio fianco, con i quali avevo un’intesa speciale, peccato solo non aver vinto la Champions – dice Cannavaro – Io e Lilian conoscevamo ognuno i difetti dell’altro, lui ad esempio di sera non ci vedeva, utilizzava le lentine e quando arrivavano i palloni da lontano io sapevo di dover stare attento sia all’attaccante che a lui”.L’anno perfetto? Manco a dirlo “il 2006”. “Avevo sensazioni positive fin dall’estate, perché per la prima volta ero riuscito a fare la preparazione completa ed ho continuato ad allenarmi benissimo per tutto quell’anno – ricorda Cannavaro – La vittoria del Mondiale è stato il coronamento di un sogno”.Il futuro di Cannavaro è in panchina: “Ho bisogno di vivere certe sensazioni – dice l’ex capitano della Nazionale – Spero di trovare una squadra che crede in me. Il Parma? Chivu è andato via, Parma ce l’ho nel cuore, se dovessero pensare a me non può che farmi piacere”.


