Business immigrazione, il coraggio di un sarto del Bangladesh dietro la retata dell’Antimafia
CRONACA
10 giugno 2025

Business immigrazione, il coraggio di un sarto del Bangladesh dietro la retata dell’Antimafia

metropolisweb

San Giuseppe Vesuviano. È partita dalla denuncia presentata da due cittadini bengalesi e dalle dichiarazioni rese da un imprenditore agricolo della zona, l’indagine della Dda di Napoli su tre organizzazioni criminali che lucravano sulla prospettiva di regolarizzazione sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari, sfruttando le criticità della normativa relativa alle procedure di programmazione dei flussi d’ingresso in Italia.

I due uomini originari del Bangladesh hanno presentato altrettante denunce al Commissariato di San Giuseppe Vesuviano su una truffa perpetrata ai loro danni, consistita nel rilascio di nulla osta rivelatisi falsi per pratiche finalizzate al ricongiungimento familiare con parenti rimasti in patria.

L’imprenditore invece è stato ascoltato dagli agenti della Polizia di Stato in merito ad una pratica di assunzione di un cittadino bengalese per suo conto, ma della quale disconosceva la paternità.

I due cittadini bengalesi hanno introdotto in particolare la figura di un avvocato risultato essere al vertice di uno dei tre gruppi criminali e, come gli altri due, raggiunto oggi dalla misura della custodia cautelare in carcere disposta dall’ordinanza firmata dal gip di Napoli Maria Laura Ciollaro.

Uno dei due bengalesi, di professione sarto, residente in Italia da 23 anni, ha riferito di essere venuto in contatto con alcuni commercianti del settore ortofrutticolo, i quali gli hanno fatto credere che l’avvocato avrebbe potuto aiutarlo ad ottenere dei permessi di soggiorno per far entrare in Italia i parenti rimasti in Bangladesh.

Al primo incontro nello studio del legale a San Giuseppe Vesuviano gli è stata richiesta la somma di 150 euro per ciascuno dei familiari per cui attivare la procedura di ricongiungimento mediante rilascio di apposito nulla osta.

A gennaio 2022 l’uomo ha consegnato 900 euro e le fotocopie dei passaporti dei parenti; successivamente l’avvocato gli ha comunicato l’avvenuto rilascio dei Nulla Osta per i parenti chiedendogli l’ulteriore somma di 18.500 euro in contanti.

Tuttavia l’ambasciata italiana a Dhaka in Bangladesh non aveva concesso alcun visto di ingresso, in quanto i documenti consegnati erano stati ritenuti falsi. La stessa procedura è stata denunciata dal secondo cittadino bengalese, che ha consegnato all’avvocato circa 31mila euro in contanti.