Il Pd inciampa sulla riforma della cittadinanza: tra il 15% e il 20% dei suoi elettori vota no
Roma. E’ sulla riforma della cittadinanza che il campo progressista inciampa ai referendum. E analizzando i voti il giorno dopo la consultazione, spicca il ‘no’ di una fetta di elettori del Pd: tra il 15 e il 20% si è schierato contro il dimezzamento dei tempi per diventare cittadini italiani, da 10 a 5 anni. Nonostante il pressing per il sì, su cui più si è spesa Elly Schlein.
Lo rileva l’istituto Cattaneo di Bologna nell’analisi dei flussi che ha messo in relazione i dati riscontrati alle Europee dell’anno scorso e quelli all’ultimo referendum, e concentrandosi sulla stima dei flussi in dieci grandi città da Milano a Bari. Il tema, che si prospettava divisivo, lo è stato poi nei fatti. Sulla partecipazione al voto e sulle scelte.
E insieme agli altri quattro quesiti sul lavoro, ha rimesso in discussione lo strumento del referendum.
A intestarsi subito la battaglia, per rivederne le modalità, è Forza Italia. Al Senato è pronta una proposta di legge per raddoppiare (da 500.000 a un milione) le firme per chiedere il referendum abrogativo. E prende piede pure la proposta di chi vorrebbe abolire il quorum. Lo chiede il comitato di cittadini “Basta Quorum!” con una legge di iniziativa popolare che, riferiscono, in 24 ore ha raccolto 50 mila firme on line.
Sul referendum resta la ferita del mancato quorum, fermo al 30,6% degli aventi diritto che scende al 29,9 anche con i residenti all’estero. Anche se, secondo il Cattaneo, soprattutto il primo quesito sui licenziamenti illegittimi, ha compattato il fronte progressista, addirittura allargandolo: fatti 100 gli elettori di Pd, M5s e Avs, al voto per la prima scheda è andato il 109%. Invece sulla cittadinanza, l’effetto sorpresa è soprattutto nel centrosinistra. Guardando alla distribuzione geografica, tra i Dem i ‘ribelli’ più numerosi sono nei capoluoghi del centro-nord.
A Firenze ad esempio il 25% di chi aveva votato il Pd un anno fa, ha scelto di non abrogare la legge, lasciando le maglie strette. A Genova il fronte del no è al 22%, a Bologna al 21.
Nella Capitale la stima scende al 13% e la più bassa si registra a Palermo dove l’8% ha votato no e il 92 sì. Ancor più divisi i 5 Stelle. E’ vero che sul quesito il Movimento ha lasciato libertà di scelta ai suoi elettori, ma Giuseppe Conte ha sposato apertamente il sì. Il presidente lo ribadisce ancora e ricorda che la proposta M5s è sullo ius scholae, sfidando anche Forza Italia a votare su quello.
Eppure l’analisi del Cattaneo, nei grandi centri, mostra come i ‘no’ dei 5 Stelle siano prevalenti ovunque tranne che al sud. In particolare a Napoli e Palermo, ancora considerate roccaforti del partito: rispettivamente il 76% e il 70 ha detto sì a una riforma della cittadinanza. Contrari il 24 e 30%.
Roma segna un pareggio (50 e 50) mentre Bologna, la città del Vaffaday dove il sogno di Beppe Grillo è però ormai alle briciole, registra il 69% degli elettori per il no e il 31 per il sì. Nessun traballamento o distinguo nell’elettorato di Avs e Sinistra italiana (i sì vanno dall’89 al 100%). Il cosiddetto campo largo ha però retto sull’affluenza che si è rivelata altissima, quasi azzerando l’astensionismo. Non è stato così fra i centristi di Azione e Italia viva che il Cattaneo mette nell’area liberal-riformista: numerosi gli astensionisti con stime che vanno dall’89% di Bari passando per il 77% di Milano e il 50% di Torino.
Eppure tra chi ha votato di calendiani e renziani, prevale il sì. Scelte che si ribaltano nel centrodestra: sulla cittadinanza il popolo dell’astensione ha numeri da plebiscito. E tra gli elettori attribuibili a Forza Italia, si arriva al 100%. Chi invece è andato alle urne, non ha avuto dubbi votando no. Nelle grandi città non risultano elettori pronti a rivedere la cittadinanza, tranne i forzisti.
A Palermo il 26% degli azzurri ha votato a favore e a Napoli il 16%. Da Giorgia Meloni nessun commento al voto se non un selfie eloquente postato sui social che è la sua risposta alla leader del Pd: la premier sorride e scrive: “Elly Schlein dice che i voti del referendum dicono no a questo governo…”.

