Cirillo, Azione, detta la linea: «Non vi sia alcun limite ai mandati elettorali»
CRONACA
15 giugno 2025

Cirillo, Azione, detta la linea: «Non vi sia alcun limite ai mandati elettorali»

metropolisweb

Ancora molte nubi all’orizzonte per il futuro del consiglio regionale. La battaglia per il terzo mandato, che sembrava archiviata dopo la decisione della Corte Costituzionale, è tornata d’attualità con l’idea del Governo di riaprire il dibattito. Da un lato per salvare la compattezza della maggioranza con la Lega che preme per la riconferma di Zaia, dall’altro con l’idea di creare qualche problema al centrosinistra in Campania. Luigi Cirillo, consigliere regionale al suo secondo mandato, prepara con Azione la ricandidatura.

Consigliere Cirillo, come vive dal punto di vista personale questo momento? «Dal punto di vista personale sono tranquillo. Dal punto di vista politico, penso che la scelta fatta sia stata lungimirante. A differenza dei movimenti civici che, nel 2020, hanno beneficiato dell’effetto boom  di De Luca, ora con le soglie di sbarramento e un quadro politico diverso dove diventano fondamentali e necessari i patti federativi, c’è la necessità di avere meno liste e più partiti. Questo ritengo sia un fatto positivo».

Diciamo che, a quanto si comprende, il vero nodo non sta qui a Napoli, ma nelle decisioni di Roma. Del resto questa è anche la critica forte che muove De Luca.

«Rappresento un partito nazionale che ha dato direttive chiare. Seguendo l’ordine temporale abbiamo assistito a un voto del consiglio regionale che ha ribadito il terzo mandato, poi l’impugnativa della Corte Costituzionale e infine il sì di Fratelli d’Italia. Subiamo, purtroppo, una confusione che parte da Roma. E il vero tema è che finchè una persona viene scelta dal popolo sovrano non c’è problema. Ogni forma di limitazione a questo principio è antidemocratico. Uno come Tajani, liberale col suo partito, ci viene a raccontare che dobbiamo evitare incrostazioni del potere. Lui che ha fatto 5 mandati da europarlamentare. Credo sia assurdo».

Lei, dunque, sostiene che andrebbe riconosciuto il diritto a De Luca di riprovarci, di candidarsi e vedere se, effettivamente, la Regione Campania lo segue ancora?

«Guardi, io sono contrario a ogni forma di ostacolo alla democrazia. Per me non ha senso mettere limite ai mandati dei sindaci e dei presidenti di regione. Le faccio un esempio: Stefano Caldoro viene eletto nel 2010, ma nel 2015 non viene riconfermato. Non serve limite per verificare se ha governato bene o male, ma serve la matita in mano ai cittadini. Sono loro a scegliere se un leader vale o meno».

Quindi De Luca, secondo lei, poteva essere un buon candidato?

«Certo, il presidente poteva essere candidato perché, per due volte, una colazione ampia lo ha voluto. Poi alla terza pare che una parte del Pd non lo volesse. Il tema della candidatura è un fatto importante. Al netto della mia opinione personale deve essere frutto di sintesi della coalizione. Non deve essere una decisione romana con una spartizione tra Pd e Cinque Stelle, quasi fosse un “Risiko” nazionale che a cascata va sulle regioni. Il metodo è sbagliato, anche se arriva a indicare un soggetto campano. E’ il processo politico ad essere inficiato: perché se Pd e Cinque Stelle pensano di rappresentare il 33% dei voti regionali danno una prova evidente di arroganza. Devono, invece, pensare che non siamo a questo livello, con un Pd più consistente mentre i Cinque Stelle meno. Io immagino un tavolo delle forze politiche liberali, progressiste, che parta dalla maggioranza che sta in consiglio regionale senza dimenticare il gruppo di De Luca e del suo governo regionale che ha governato 10 anni».

Circola, però, con insistenza il nome di Roberto Fico.

«Fico ha fatto un bel lavoro come presidente della Camera. Ma sulla sua candidatura sono scettico, non per consistenza elettorale o politica. Serve però un candidato capace di unire tante anime diverse, con una coalizione progressista e riformista. Se Roberto intende portare avanti la campagna elettorale dicendo subito no all’inceneritore, allora dimostra di non aver capito».

Il centrodestra? Cosa farà secondo lei dopo aver smesso di litigare sul candidato?

«Guardi il centrodestra non è affatto pervenuto alle Regionali. E lo dico non per antipatia ma per organizzazione. Non ci sono attori protagonisti che possano dire la loro. Azione in Basilicata sta col centrodestra, ma lì c’è un progetto. Qui siamo all’improvvisazione».