Migranti in piazza davanti alla Prefettura: «Stop alle attese per i nostri permessi»
CRONACA
15 giugno 2025

Migranti in piazza davanti alla Prefettura: «Stop alle attese per i nostri permessi»

metropolisweb

Sono scesi in piazza per dire basta, tra l’altro, “alle attese per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno” e “alle difficoltà nell’accesso alla protezione internazionale per chi fugge da guerre, miseria e sfruttamento”. In migliaia hanno sfilato da piazza Garibaldi per dirigersi in piazza Plebiscito, a Napoli, dinanzi la sede della Prefettura. Un corteo animato dalle comunità immigrate e dai movimenti antirazzisti di Napoli e provincia come epilogo di un percorso che negli ultimi due mesi ha visto svolgere decine di assemblee sia a Napoli che in provincia. “Abbiamo ascoltato le voci di chi, ogni mattina all’alba, affolla le rotonde della provincia Napoli in attesa dei caporali. Abbiamo parlato delle vite sospese di chi non ha un documento, dei costi insostenibili e delle attese infinite”, hanno detto alcuni manifestanti. “Da Los Angeles a Gaza, passando per Napoli, un filo rosso unisce tutte le lotte contro la violenza, il razzismo, lo sfruttamento e l’oppressione. I nostri occhi non si possono chiudere di fronte alle ingiustizia , le nostre coscienze bruciano di rabbia ogni volta che la violenza di questo sistema colpisce i nostri fratelli e le nostre sorelle ovunque nel mondo”, hanno aggiunto. Tra le richieste avanzate la priorità va al “ripristino del permesso di soggiorno annuale per i richiedenti asilo” con la “possibilità di convertire il permesso di soggiorno per protezione speciale in permesso di lavoro” e tempi certi per il rilascio ed il rinnovo dei documenti”. Nel mirino dei manifestanti anche la gestione dei centri di accoglienza. “Diranno che è una manifestazione per i migranti, ma non lo è. È una manifestazione di lavoratrici e lavoratori, dalle operaie tessili, ai braccianti, alle lavoratrici domestiche. Che rivendicano una cosa chiara: diritti e salario. Più diritti per una parte della classe lavoratrice, vuol dire più diritti per tutti. Perché vuol dire essere più forti, potersi sottrarre ai ricatti dei “prenditori’”. Così Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo commentando la manifestazione che ha visto sfilare a Napoli migliaia di migranti. “Ciò che ci divide non è il colore della pelle, ma quello che facciamo: da una parte chi lavora e produce la ricchezza di questo Paese, dall’altra chi sfrutta e specula sulle nostre vite. Il governo Meloni sta con i secondi. La nostra presenza in piazza oggi, dimostra che sappiamo da che parte stare”, conclude Granato. Nei giorni scorsi era intervenuto anche il ministro Salvini che, pur avendo la delega dei trasporti, si occupa sempre di immigrazione. “Stiamo aumentando le quote d’ingresso di immigrati regolari, che portano un contributo regolare e positivo allo sviluppo del Paese’’ le parole del vice premier.

Le parole del Papa. Come ci fa bene ricordarlo qui, a Roma, in Europa! Il Vangelo è stato portato in questo continente da fuori. E anche oggi le comunità di migranti sono presenze che ravvivano la fede nei Paesi che le accolgono”. Lo ha detto papa Leone XIV nell’udienza giubilare nella Basilica vaticana, incentrando la sua catechesi sulla figura di Ireneo di Lione. La carenza di manodopera è stata il focus ddi una riflessione partita da un’analisi realizzata dall’Area Studi di Mediobanca. “La carenza dei lavoratori e il mismatch tra domanda e offerta sono problemi strutturali del nostro Paese che come tali dobbiamo trattare’’, ha detto Marcello Giustiniani, presidente di Ita2030. ‘’Abbiamo lanciato Join per fare rete e marciare tutti verso la stessa direzione. Le aziende possono così trovare risorse che sarebbero fuori dai loro radar e contare su un network che li affianca dalla selezione dei profili alla formazione. Chi invece entra in azienda può costruirsi un nuovo futuro’’. Il contributo dei lavoratori stranieri è “imprescindibile poiché offre una leva di rapida attivazione per contrastare un insieme di fattori negativi che, innescati dall’invecchiamento degli occupati in Italia, pone alle imprese crescenti difficoltà di reperimento di risorse’’ ha osservato Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi Mediobanca. ‘’Naturalmente, per contrastare i venti contrari della demografia occorre agire anche su natalità e produttività, ma questi sono fattori a efficacia differita o più complessa realizzazione. Il lavoro immigrato, invece, rappresenta una risorsa immediatamente impiegabile’’.  Per Mario Nava in Europa “c’è un problema conclamato legato alla mancanza di lavoratori” e sulla base di questo la Commissione europea “si è focalizzata sulle competenze lanciando la strategia Union of skills”. Tra le aree di intervento “c’è quella legata all’attivazione delle competenze di chi oggi non lavora o svolge mansioni per cui è troppo qualificato. Se vogliamo restare competitivi e continuare a crescere, è importante che tutti lavorino e possano farlo. In questo senso, e a fronte della trasformazione demografica in atto, l’immigrazione controllata e regolare può contribuire a risolvere il problema’’ ha sottolineato il direttore generale per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione della Commissione Europea “Giovani, donne, lavoratori stranieri: sono queste le tre leve strategiche su cui costruire il futuro del sistema Paese e di quello previdenziale. Garantire accesso al lavoro, stabilità e prospettive di crescita non è solo una scelta economica, è un atto di responsabilità collettiva. È investire nel capitale umano, nella coesione sociale, nella sostenibilità di lungo periodo”, ha rimarcato il Presidente dell’Inps Gabriele Fava. “Le imprese non sono spettatrici: sono attori del cambiamento. Stiamo lavorando ad un nuovo modello di collaborazione tra INPS e tessuto produttivo. E in un’Italia che invecchia, l’immigrazione regolare, governata e qualificata è una risposta concreta alla fragilità demografica e alla tenuta del nostro sistema economico”. In merito al dibattito sul problema è intervenuta anche Elena Bonetti, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica. “L’Italia ha bisogno di un’immigrazione qualificata e formata – ha detto -, tema che si interseca in modo molto forte con quello della transizione demografica. Il lavoro tra le imprese, il terzo settore e le istituzioni può dare una risposta, anzi deve dare una risposta”.