CRONACA
17 giugno 2025

Vittima di bullismo, si suicidò a 13 anni. I genitori di Alessandro: «Vogliamo giustizia»

metropolisweb

«Noi vogliamo la verità. Vogliamo che la giustizia accerti ciò che è accaduto.Lo dobbiamo ad Alessandro e ai tanti ragazzi che sono vittima di bulli». Katia e Nello Cascone sono i genitori di Alessandro, il ragazzino di 13 anni che il primo settembre del 2022 si lanciò dal balcone di casa sua, a Gragnano, e si tolse la vita. Le indagini hanno dimostrato che le ultime settimane della vita di Ale sono state un inferno. Bullizzato da un gruppo di coetanei con messaggi offensivi, attirato in una trappola da una ragazzina che sosteneva di essere incinta di un bimbo loro. Oggi davanti al Gip del Tribunale di Torre Annunziata si discuterà l’opposizione all’archiviazione dell’accusa di istigazione al suicidio nei confronti della mamma della ragazzina. Katia sorride, ma da quel settembre del 2022 il suo sguardo è vuoto, spento. «Il dolore è sempre lo stesso. Con il trascorrere del tempo si acquisisce consapevolezza di quello che è successo, ma il tempo non guarisce nulla. Ci si rende conto dell’assenza, del vuoto che un figlio lascia nella vita dei genitori. La natura dice che debbano andare via prima i genitori. Se accade il contrario non lo accetti mai.  «La sua non omologazione era abbastanza voluta – spiega il papà, Nello Cascone –  lui era un anticonformista. D’inverno usava i pantaloncini corti e d’estate quasi si copriva. Non ha mai voluto apparire, ha sempre cercato di essere se stesso, di non dimostrare nulla agli altri e alla fine invece ha pagato uno scotto grandissimo». Nei giorni precedenti il suicidio Alessandro, secondo la tesi portata avanti dai legali della famiglia, Mario D’Apuzzo ed Emilio Longobardi, sarebbe stato oggetto di alcuni messaggi in cui gli veniva riferito di una gravidanza, un bimbo di cui sarebbe stato il padre. Messaggi nei quali,  secondo l’accusa, sarebbe intervenuta anche una persona adulta, scrivendo al posto di una ragazzina. «In questo momento noi alla giustizia di fare chiarezza. Chiediamo la possibilità di parlare, chiediamo la possibilità che ci sia un processo regolare per accertare cosa sia realmente accaduto. La procura, e lo dico con molta serenità, ha avuto delle idee opposte. Perciò abbiamo fatto, per ben due volte, opposizione all’archiviazione di entrambi i casi sia per i minori sia per le persone adulte.Ci sono tante domande a cui non sono state date ancora risposte. Che dovrebbero essere state già date perché perché ci sono state varie attività di indagini che hanno portato alla luce determinate azioni. Io sono orgoglioso nel dire che in questo, noi stiamo facendo tutto il possibile, anzi anche l’impossibile. e siamo arrivati ad un punto in cui c’è un inizio importante che speriamo venga portato avanti». Ad Alessandro viene fatto credere di essere il papà di un bambino e nell’ultimo messaggio che lui manda c’è proprio questo. Lui è spaventato da questa situazione, ma nonostante ciò, a dimostrazione del fatto che si tratti di un ragazzino che aveva una sensibilità fuori dal comune, manda un ultimo messaggio prima di suicidarsi dicendo di volersi assumere questa responsabilità, pur avendo deciso di farla finita. Mamma Katia non ha dubbi: «Come ho detto già in altre situazione, la bugia della gravidanza è il colpo di grazia. Ci sono due scenari paralleli che camminano insieme: da un lato il bullismo che mette a dura prova Alessandro, poi la  storia della gravidanza che è andata avanti per 3 giorni, poi smentita, poi viene messa in mezzo nuovamente poi viene smentita. Un ragazzino di 13 anni si vede crollare il mondo addosso tanto è vero che come emerge nelle chat, lui lo dice io la faccio finita, io non ce la faccio abbiamo 13 anni siamo piccoli, come affronto la situazione, come lo dico ai miei genitori». E’ un inferno quello che vive Alessandro, che sua madre definisce un bicchiere di cristallo, bellissimo ma fragilissimo. «Tanti ragazzini sono così – dice mamma Katia – meravigliosi, però nello stesso tempo molto fragili. Basta un nulla che questo bicchiere di cristallo viene rotto in mille pezzi, quindi io vedo. Alessandro era meraviglioso, pieno di sogni, di aspettative di vita che in un attimo sono crollate perché perché questo bicchiere di di cristallo è stato colpito in un punto che ha fatto sì che il bicchiere si spaccasse su se stesso». Katia e Nello, però, non si sono chiusi nel loro dolore. E vanno, soprattutto nelle scuole, per parlare con i giovani. «Quando si subisce un dolore così forte ci sono due strade: o diventi cattivo, arrabbiato col mondo oppure cerchi di trasformare questo dolore in un qualcosa di diverso. Cerchi di di capire e di trovare una strada – spiega Nello Cascone – abbiamo deciso di collaborare con le forze dell’ordine per cercare di portare un messaggio a questi ragazzi. Come diceva mia moglie io rivedo Alessandro in ogni viso di quei ragazzi e quando mi trovo al loro cospetto, non posso far altro che che parlare a loro come se parlassi a mio figlio. Però io mi rivolgo ai genitori: vorrei che a tutte queste attività che si fanno nelle scuole, partecipassero anche loro. L’idea che abbiamo io e Katia è quella di creare una fondazione, dedicata ad Alessandro, che possa aiutare realmente questi ragazzi». Una generazione digitale che spesso, come accaduto ad Alessandro, custodisce nei telefoni segreti che rischiano di spezzare una vita. «Quello che mi sento di dire  – dice mamma Katia  – è che i genitori devono controllare, anche dietro le quinte, i figli. Noi con Alessandro lo abbiamo fatto sempre. Poi c’è stato un momento in cui ci siamo detti lasciamolo stare, per una questione di privacy, di rispetto, ma anche per fiducia, perché Alessandro è stato un ragazzino che non ci ha mai dato alcun problema di nessun tipo. Ecco io se potessi tornare indietro non lo farei: perché i ragazzi non si rendono conto quale sia il confine tra ciò che può essere pericoloso. Alessandro riceveva dei messaggi anonimi dalla piattaforma NGL, anche pesanti. Quello è un mondo dove i ragazzi possono fare anche brutti incontri, ed è assurdo nell’era in cui il digitale dovrebbe favorire ogni attività parlare di questo. Non possiamo non consentire ai ragazzini di usare i cellulari, ma di usarli in un modo diverso, in maniera responsabile. C’è un murales fatto nella nell’ambito del perimetro scolastico a Gragnano, realizzato da un artista molto bravo che fu fatto qualche mese dopo la morte di Alessandro dove si vede che nella rete c’è anche tanto di cose buone. Quindi io mi sento di dirlo e lo dico sempre ai ragazzi di usarlo in maniera responsabile, perché i cellulari fanno parte della della nostra vita futura e così non possiamo cancellarli. Ma dobbiamo anche essere consapevoli dei pericoli che rappresentano» conclude Nello Cascone.

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