Boom di casi di scabbia, l’eredità del post-Covid
L’allarme sanitario
23 giugno 2025
L’allarme sanitario

Boom di casi di scabbia, l’eredità del post-Covid

Incrementi fino al 750% in diverse realtà italiane, molti episodi anche al Sud. Lockdown e isolamento hanno rafforzato la resistenza dell’acaro
metropolisweb

Napoli. Una malattia “antica” che ritorna. La scabbia, infestazione della pelle causata da un piccolo parassita, l’acaro Sarcoptes scabiei, storicamente considerata una malattia legata a condizioni di povertà e scarsa igiene, torna oggi a far parlare di sé: RSA, scuole, ospedali e famiglie numerose sono sempre più colpiti, anche in Paesi sviluppati come l’Italia.

A puntare i riflettori sul minuscolo ospite invisibile a occhio nudo che scava cunicoli nella pelle per deporre le uova, provocando un intenso prurito, soprattutto notturno, e la comparsa di piccole papule soprattutto su mani, piedi e genitali, sono gli esperti della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) che, in vista del Congresso Nazionale SIDeMaST Special Edition 2025 – organizzato nell’ambito del XIV International Congress of Dermatology (Roma 18-21 giugno) – invitano a non sottovalutare questi segnali e a intervenire tempestivamente per contrastare la malattia che, nella quasi totalità dei casi, ha una trasmissione interumana.

I numeri del problema: incrementi fino al 750% in alcune realtà italiane.

Nel nostro Paese, in numerose regioni, si sta registrando un preoccupante aumento di casi di scabbia, anche se ancora non ci sono dati precisi su larga scala e il fenomeno rimane quindi sottostimato. Paradigmatici in particolare due lavori italiani, relativi alle regioni Emilia-Romagna e Lazio, che forniscono numeri critici sull’espansione del fenomeno. Una recente analisi pubblicata su Sexually Transmitted Infections (Zengarini et al., 2025), evidenzia infatti come tra il 2020 e il 2023 i casi di scabbia siano aumentati vertiginosamente nella città di Bologna; mentre un altro studio apparso su Infectious Diseases of Poverty (Spaziante et al., 2025) ha lanciato l’allarme per una nuova ondata di casi post-Covid nella regione Lazio, definendola una “emergente minaccia di salute pubblica”. L’incremento è stato particolarmente marcato nelle strutture di lungodegenza, con un aumento del 750% dei focolai tra il 2020 e il 2023.

Lockdown e isolamento, spesso in condizioni igienico- sanitarie precarie, turismo di massa con l’aumento dei viaggi dopo la pandemia da COVID, che hanno facilitato la diffusione in ambienti condivisi come hotel, campeggi e ostelli, hanno favorito l’impennata di casi di scabbia. Ma anche il turnover negli ospedali e la resistenza ai farmaci hanno contribuito alla diffusione di questa parassitosi: “Durante la pandemia, molte persone hanno vissuto a lungo in ambienti chiusi e sovraffollati, condizioni ideali per la trasmissione del parassita e anche il frequente ricambio di pazienti nelle strutture sanitarie ha favorito il contagio. Ma pare avere giocato un ruolo importante anche una ‘possibile’ resistenza ai farmaci: in particolare alla permetrina, il trattamento topico fino a poco tempo fa più utilizzato nel nostro Paese”, spiega la dottoressa Michela Magnano, membro SIDeMaST e Dirigente Medico presso UOC di Dermatologia, Ospedale Versilia, Lido di Camaiore (LU).

Diversi studi scientifici, tra cui quelli pubblicati su Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology (Balestri et al., 2021; Mazzatenta et al., 2021), segnalano infatti un fenomeno crescente di mancata risposta dell’acaro della scabbia al trattamento con permetrina, il farmaco più comunemente utilizzato. I primi segnali sono arrivati dalla Germania nel 2017-2018, ma oggi i casi sono documentati anche in Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito. Secondo gli autori, si tratterebbe di una resistenza vera e propria dovuta a mutazioni dell’acaro.