«In nome della sicurezza si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità». Sono le parole di Papa Leone XIV nel suo discorso nel Cortile di San Damaso, in Vaticano, per la Giornata internazionale per la Lotta contro la droga.
«Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione. Il Giubileo ci indica la cultura dell’incontro come via alla sicurezza, ci chiede la restituzione e la redistribuzione delle ricchezze ingiustamente accumulate, come via alla riconciliazione personale e civile».
La lotta al narcotraffico, l’impegno educativo tra i poveri, la difesa delle comunità indigene e dei migranti, la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa «sono in molti luoghi considerati sovversivi», ha aggiunto il Pontefice. Poi si è rivolto ai ragazzi. «Cari giovani, voi non siete spettatori del rinnovamento di cui la nostra Terra ha tanto bisogno: siete protagonisti. Dio fa grandi cose con coloro che libera dal male». E ancora: «Se vi siete sentiti scartati e finiti, ora non lo siete più. Gli errori, le sofferenze, ma soprattutto il desiderio di vita di cui siete portatori, vi rendono testimoni che cambiare è possibile».
La Chiesa ha bisogno dei giovani, ha concluso il Papa. «L’umanità ha bisogno dei giovani. L’educazione e la politica hanno bisogno dei giovani».