L’allarme di Gratteri: «L’IA in mano straniera un rischio per l’Italia»
CRONACA
8 luglio 2025

L’allarme di Gratteri: «L’IA in mano straniera un rischio per l’Italia»

metropolisweb

“Il rischio è che noi alimenteremo delle macchine, dei software che non sono di proprietà italiana il cui dominio non è in Italia ne’ in Europa”. A dirlo il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, al termine del convegno ‘L’intelligenza artificiale e le nuove sfide alla giustizia e alla sicurezza interna e internazionale’ svoltosi a Palazzo di Giustizia. “Abbiamo solo due o tre persone che in questo momento hanno la proprietà dell’intelligenza artificiale nel mondo, ad iniziare da Musk. Quindi, io non mi sento assolutamente sicuro né tranquillo, se non quando l’Europa avrà la volontà, la forza, la visione di costruire delle macchine proprie per avere poi il dominio” ha spiegato il procuratore. “Per far funzionare l’intelligenza artificiale, c’è bisogno che noi la alimentiamo ogni giorno. E quindi noi consegniamo i nostri dati a questa macchina che non è in Italia né in Europa e della quale noi non abbiamo il dominio. E questa – per Gratteri – è la cosa pericolosa sulla quale bisogna ragionare. Non esiste solo la criminalità nel mondo, ma anche interessi economici di centri di potere, di multinazionali, di altri Stati: non è solo il discorso della criminalità organizzata o del terrorismo. Ma ci sono anche altre preoccupazioni: i nostri dati possono essere gestiti o manipolati da altri centri di potere che non siano per forza le mafie” ha concluso il capo dei pm di Napoli. “L’intelligenza artificiale può essere un potente alleato ma solo se sapremo governarla con lucidità, competenza e senso delle istituzioni” le parole del procuratore generale di Napoli Aldo Policastro nel corso dello stesso convegno. L’IA, sostiene il magistrato, “apre scenari interessanti ma impone una riflessione etica e giuridica” in quanto può “minare la parità delle parti e compromettere la fiducia nel processo: la giustizia non può permettersi automatismi opachi, ogni decisione deve restare umana, motivata, trasparente e verificabile” le parole di Policastro. “Nel campo della sicurezza interna ed esterna, – ha ricordato Policastro – l’IA è già uno strumento strategico per la cybersecurity, il contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo. Ma la stessa tecnologia può essere usata contro lo Stato: per attacchi informatici automatizzati, per diffondere disinformazione, per eludere i controlli attraverso l’uso di criptovalute e comunicazioni cifrate” ha aggiunto. “La criminalità si adatta rapidamente”, ha sottolineato il procuratore generale di Napoli, secondo il quale “le istituzioni devono fare altrettanto. Eppure, come ha recentemente osservato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il sistema giustizia sconta un ritardo significativo nell’adozione consapevole delle tecnologie digitali” quindi “non possiamo permetterci di trasferire questa subalternità anche nell’era dell’intelligenza artificiale”. Per Policastro “serve una governance intelligente dell’innovazione, un quadro normativo chiaro, che disciplini l’uso dell’IA nel rispetto dei principi costituzionali. Serve una cooperazione istituzionale fondata sul rispetto dei ruoli, ma anche sulla condivisione delle responsabilità. Serve, infine, una formazione adeguata per magistrati, forze dell’ordine, operatori della sicurezza. Il nostro compito è quello di presidiare il confine tra innovazione e legalità, tra efficienza e giustizia, tra sicurezza e libertà” ha concluso il Pg di Napoli. L’Europa “è debole dal punto di vista tecnologico”, ma “ha fatto uno sforzo notevole per regolamentare, per dare un guardrail allo sviluppo dell’intelligenza artificiale” e grazie a questa strategia puo’ equilibrare il gap esistente con le grandi potenze. E’ quanto ha spiegato Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, a proposito dell’intelligenza artificiale generativa. L’Europa, ha sottolineato Frattasi, non “ha saputo tirare fuori campioni nazionali” in grado di competere ad armi pari con i giganti tecnologici d’oltreoceano: “C’è un divario, una sproporzione, un gap tra il gigante Europa e le altre potenze mondiali che si contendono la scena”, ha osservato. Una sfida apparentemente già persa, almeno dal punto di vista industriale: “Sembra che siamo nell’impossibilità di rimontare questa china”. Tuttavia, secondo Frattasi, c’è un elemento che può ancora fare la differenza: il peso economico e normativo dell’Unione europea. “L’Europa rappresenta una grande potenza economica, uno dei più grandi mercati digitali del mondo” e ha posto delle regole per “contenere i possibili danni derivanti da un uso scorretto, non equo e non solidale di questa potentissima tecnologia generativa, quella che ha preso piede come esplosione di ChatGPT”.