Castellammare, omicidio a San Catello: condannati a 40 anni i killer del clan D’Alessandro
Castellammare. Omicidio De Maria, condannati a 40 anni i sicari del clan D’Alessandro. La corte di Appello di Napoli ha inflitto 20 anni di cella a testa per Antonio Occidente e Luigi Vitale per l’omicidio del ras Vincenzo De Maria, ammazzato la sera dell’8 maggio in piazza Giovanni XXIII. In primo grado i due killer erano stati condannati rispettivamente a 30 anni e a 18 anni e 8 mesi di cella ed entrambi, prima della requisitoria della procura generale in corte d’appello, hanno confessato di aver commesso l’agguato. I giudici hanno così decretato, concedendo le attenuanti generiche, gli sconti di pena per i due killer. A Vitale, assistito dall’avvocato Francesco Romano, infatti, nonostante la pena sia più alta rispetto al primo grado, è stato riconosciuto un continuato di pena a 14 per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Quindi, in parole povere, il killer per l’omicidio dovrà scontare «solo» 6 anni. Sommati a questi (leggi pezzo sotto) Vitale ha incassato 30 anni di cella nell’ambito dell’inchiesta black list. Occidente, assistito dall’avvocato Antonio de Martino, invece, ha appunto ricevuto uno sconto di 10 anni, e si sta preparando ad altri due processi che si terranno in corte d’appello per omicidio- quello di Carmine Paolino e del duplice omicidio Zincone- Del Gaudio- nei quali in primo grado ha incassato due ergastoli. In ogni caso, considerato anche la confessione, la sentenza rappresenta un ulteriore vittoria dell’Antimafia- sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta- che è riuscita ricostruire gli omicidi irrisolti della faida tra il clan D’Alessandro e gli scissionisti degli Omobono Scarpa. La ricostruzione degli investigatori relativamente all’omicidio De Maria è chiara: la sera dell’8 maggio 2005, Antonio Occidente, affiliato del clan D’Alessandro, si avvicina con passo svelto a Vincenzo De Maria e comincia a sparare.
Lo centra con tre colpi, due al corpo e uno alla nuca, senza dargli scampo. Occidente spara anche contro un altro soggetto, che in quel momento è assieme a De Maria all’esterno di un bar, ma lo ferisce alla spalla. Subito dopo aver eseguito la missione di morte, Occidente sale su uno scooter guidato da Luigi Vitale e scappa verso i vicoli del centro antico, trovando rifugio in un appartamento del rione Capo Rivo. Una ricostruzione possibile anche, e soprattutto, alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano.
L’ex killer del clan D’Alessandro ha permesso alla Procura Antimafia di ricostruire l’omicidio di Vincenzo De Maria, alias ‘o Bobb, morto a 45 anni, e in quel periodo considerato uno delle figure apicali della criminalità organizzata nel rione Cmi, alla periferia di Castellammare. Il delitto sarebbe fu ordinato dal clan D’Alessandro nell’ambito della faida con gli Omobono-Scarpa. A sostegno di questa tesi c’è il fatto che la sorella di Vincenzo De Maria fosse sposata con il fratello del boss degli scissionisti, Massimo Scarpa, e il collaboratore di giustizia, Pasquale Rapicano, svela che il nome della vittima fosse finito nella lista nera della cosca di Scanzano dopo gli omicidi di Antonio Martone e Giuseppe Verdoliva messi a segno dagli Omobono-Scarpa nel 2004. Pasquale Rapicano prima ancora di pentirsi, con l’aiuto di suo fratello, era riuscito a registrare un dialogo con le due persone che avrebbero garantito un nascondiglio a Luigi Vitale e Antonio Occidente, subito dopo l’omicidio di Vincenzo De Maria. Una prova messa a disposizione degli investigatori per suffragare il suo racconto, che è risultata decisiva per le condanne di Antonio Occidente e Luigi Vitale.

