«Sistema Sorrento», Coppola si avvale della facoltà di non rispondere
CRONACA
17 luglio 2025

«Sistema Sorrento», Coppola si avvale della facoltà di non rispondere

metropolisweb

«Peggio della camorra c’è la corruzione». A scriverlo è padre Maurizio Patriciello, sacerdote anticlan, in un messaggio accorato dedicato alla città di Sorrento, travolta dall’inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto dell’ex sindaco Massimo Coppola, funzionari comunali e imprenditori. «Gli uomini finiti in manette non erano camorristi – sottolinea Patriciello – erano imprenditori, politici, professionisti, persone di cui fidarci, eppure hanno agito come veri e propri camorristi. Anzi, peggio. Perché dai camorristi possiamo anche difenderci, sappiamo chi sono, come agiscono. Ma da un uomo che indossa la fascia tricolore come faccio a difendermi?».

Alle parole del parroco si sovrappongono le motivazioni del giudice per le indagini preliminari. Nell’ordinanza, il gip parla esplicitamente di un «sistema Sorrento»: «Non ci si trova al cospetto di casi di corruzione slegati l’uno dall’altro – si legge – bensì di fronte a un sistema strutturato e preciso, in cui per vincere gli appalti o realizzare opere pubbliche era necessario pagare tangenti, attentamente calcolate sull’importo totale dei lavori».

Un meccanismo che, sempre secondo il gip, agiva «come in un grande domino: gli imprenditori e professionisti collusi conducevano ad altri imprenditori e li mettevano in collegamento con la parte pubblica». Ieri intanto si sono tenuti i primi interrogatori di garanzia, dopo gli arresti di martedì scorso. L’ex sindaco Massimo Coppola, difeso dall’avvocato Gianni Pane, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Don Patriciello intanto si rivolge direttamente alla città, al suo popolo ferito: «Sorrento, cara, cara Sorrento, non sei tu a doverti vergognare davanti al mondo che ti ha amata e ti ama, ma gli uomini – chiunque siano – indegni di te, che hanno usurpato il tuo nome per riempire le loro tasche». Poi, l’appello finale: «Non arrenderti. Continua a cantare, a farti bella, a essere orgogliosa della tua gente, del tuo mare. Continua, ti prego, a farci sognare».