«Sistema Sorrento», Coppola si avvale della facoltà di non rispondere
«Peggio della camorra c’è la corruzione». A scriverlo è padre Maurizio Patriciello, sacerdote anticlan, in un messaggio accorato dedicato alla città di Sorrento, travolta dall’inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto dell’ex sindaco Massimo Coppola, funzionari comunali e imprenditori. «Gli uomini finiti in manette non erano camorristi – sottolinea Patriciello – erano imprenditori, politici, professionisti, persone di cui fidarci, eppure hanno agito come veri e propri camorristi. Anzi, peggio. Perché dai camorristi possiamo anche difenderci, sappiamo chi sono, come agiscono. Ma da un uomo che indossa la fascia tricolore come faccio a difendermi?».
Alle parole del parroco si sovrappongono le motivazioni del giudice per le indagini preliminari. Nell’ordinanza, il gip parla esplicitamente di un «sistema Sorrento»: «Non ci si trova al cospetto di casi di corruzione slegati l’uno dall’altro – si legge – bensì di fronte a un sistema strutturato e preciso, in cui per vincere gli appalti o realizzare opere pubbliche era necessario pagare tangenti, attentamente calcolate sull’importo totale dei lavori».
Un meccanismo che, sempre secondo il gip, agiva «come in un grande domino: gli imprenditori e professionisti collusi conducevano ad altri imprenditori e li mettevano in collegamento con la parte pubblica». Ieri intanto si sono tenuti i primi interrogatori di garanzia, dopo gli arresti di martedì scorso. L’ex sindaco Massimo Coppola, difeso dall’avvocato Gianni Pane, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Don Patriciello intanto si rivolge direttamente alla città, al suo popolo ferito: «Sorrento, cara, cara Sorrento, non sei tu a doverti vergognare davanti al mondo che ti ha amata e ti ama, ma gli uomini – chiunque siano – indegni di te, che hanno usurpato il tuo nome per riempire le loro tasche». Poi, l’appello finale: «Non arrenderti. Continua a cantare, a farti bella, a essere orgogliosa della tua gente, del tuo mare. Continua, ti prego, a farci sognare».

