Castellammare, pizzo, droga, armi e attacchi dinamitardi è nato un nuovo clan nel rione Cmi
CRONACA
20 luglio 2025

Castellammare, pizzo, droga, armi e attacchi dinamitardi è nato un nuovo clan nel rione Cmi

Michele De Feo

Il pizzo con pestaggio imposto ad un ristoratore, l’estorsione ad un altro imprenditore, il ritrovamento di una bomba inesplosa fuori la saracinesca di un’attività commerciale e di fronte ad una pompa di benzina in costruzione, e di una lista di imprese sotto estorsione. Tutti questi avvenimenti, accaduti nei mesi scorsi nella periferia nord di Castellammare, tra i rioni Annunziatella e Cmi potrebbero essere collegati. E’ questa l’ipotesi degli 007 che stanno indagando sui nuovi equilibri criminali dopo le retate che negli ultimi hanno decapitato le storiche cosche egemoni sull’area nord di Castellammare. C’è l’ombra di un nuovo clan, feroce e soprattutto armato che si sta facendo spazio negli ambienti criminali di Castellammare i cui componenti sarebbero le giovani leve delle cosche storiche. Un clan autonomo Il cui core business sarebbe il traffico di droga e soprattutto le estorsioni. Insomma le due classiche attività standard di una cosca per prendere il controllo del territorio. Ma procediamo con ordine. Il nuovo spazio criminale Negli ultimi cinque anni l’Antimafia è riuscita a mettere a segno tre grandi operazioni che hanno portato all’arresto di boss e affiliati delle cosche operanti tra i rioni Cmi, Annunziatella, Ponte Persica e Moscarella. Si è iniziato nel 2020 con lo smantellamento del «Terzo Sistema», il gruppo criminale fondato da Silviero Onorato e Luciano Polito a Moscarella. Poi si è proseguito con l’operazione «Vichinghi» che ha portato all’arresto di Antonio Maragas e Giovanni Lambiase Grimaldi che al Cmi stavano mettendo in piedi un nuovo clan che si era distaccato dai Cesarano di Ponte Persica. Poi si è proseguito con l’inchiesta Vichinghi bis che ha fatto luce su una faida interna ai Cesarano di Ponte Persica tra il boss Vincenzo Cesarano alias o’mussone, e il ras Luigi Belviso. Infine l’operazione che ha smantellato il clan di Moscarella che aveva preso il posto dei Cesarano nell’imposizione del racket in tutta la zona nord di Castellammare. Gli arresti hanno inevitabilmente lasciato un vuoto di potere e in questo spazio potrebbe essersi fatta avanti una nuova organizzazione criminale le cui tracce si trovano nelle varie ordinanze di custodia cautelare e nei decreti di fermo. L’estorsione al ristoratore L’ultimo, in ordine cronologico è quello che è stato eseguito a carico di Federico De Iulio, operatore ecologico di 35 anni,  e Giovanni Apicella, 37 anni, che attualmente risulta evaso dai domiciliari. La polizia gli sta dando la caccia perché è accusato insieme a De Iulio di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un ristoratore. Apicella, secondo l’accusa avrebbe pestato la vittima nel suo locale perché non avrebbe rispettato i patti per il versamento della tangente estorsiva. Apicella si è identificato all’imprenditore come  «nuovo capo zona» a cui tutti gli imprenditori dell’area nord di Castellammare «stanno versando il pizzo per mantenere gli affiliati in carcere». Tra le carte del fermo, nell’identificare la figura di Apicella, l’Antimafia ha infilato due elementi. Il primo è che il padre era uno storico affiliato del clan D’Alessandro di Scanzano vittima di un agguato. Il secondo, e ben più recente, riguarda le condotte criminali di Apicella. Il libro mastro del clan Sul 37enne si erano accesi i fari investigativi nell’inchiesta che ha coinvolto Francesco Paolo Savarese e la moglie Miriam Teresa D’Alessandro, figlia del boss al 41 bis Luigi D’Alessandro. I coniugi residenti al rione Cmi per la Dda avrebbero cominciato già in tenerissima età (entrambi hanno poco più di venti anni) a fare affari criminali nel quartiere imponendo il pizzo a diverse attività del posto. Attività che veniva gestita anche dal carcere da Savarese, peraltro parente di Giovanni Lambiase Grimaldi. Per l’Antimafia Apicella infatti sarebbe vicino all’organizzazione criminale messa in piedi da Savarese, anche se la posizione del 37enne è stata stralciata durante le indagini preliminari. Nel frattempo però nell’abitazione di Miriam Teresa D’Alessandro è stato ritrovato quello che sembra essere un libro mastro di un’organizzazione criminale. Gli agenti della polizia di Castellammare infatti, appena un mese fa, quando eseguono gli arresti, nel procedere nelle perquisizioni, nascosto nella casa della figlia del boss, hanno ritrovato una serie di fogli dove erano indicati i nomi di diverse attività commerciali e delle cifre da versare nei periodi pasquali, estivi e natalizi. Un ritrovamento che difatti ha fatto partire una nuova inchiesta su una presunta nuova organizzazione criminale che sta estendendo i suoi tentacoli nella zona nord di Castellammare. Le bombe Un’indagine ancora in fase embrionale ma che potrebbe trovare dei riscontri con episodi accaduti nei mesi scorsi. A marzo, durante il turno notturno, una pattuglia di una ditta di sicurezza privata ritrovò un ordigno pronto ad esplodere posizionato all’esterno di una saracinesca di un’attività commerciale, proprio nei pressi di un cantiere edile per la costruzione di una pompa di benzina nella zona dell’Annunziatella. A giugno invece un imprenditore ha subito un pestaggio da due esattori che si erano presentati per imporre il pizzo. Non trascurabile è anche l’episodio accaduto un anno fa a Sant’Antonio Abate dove un ordigno fu posizionato all’esterno di un deposito di una ditta di rifiuti. Nei mesi scorsi i carabinieri hanno sequestrato il ciclomotore utilizzato per posizionare la bomba che sarebbe partito dalla zona dell’Annunziatella. Tutti questi episodi, secondo gli investigatori potrebbero essere collegati con la polizia che ora sta dando la caccia ad Apicella e nel frattempo sta tentando di ricostruire altri episodi estorsivi accaduti nella zona nord di Castellammare.