Ingannata e derisa, la Turris è ancora senza calcio: uno schiaffo a Torre del Greco
SPORT
20 luglio 2025

Ingannata e derisa, la Turris è ancora senza calcio: uno schiaffo a Torre del Greco

metropolisweb

A Torre del Greco la Turris vive sospesa nel tempo, schiacciata tra un passato glorioso e un futuro sempre più incerto.Il calcio, da queste parti, non è mai stato solo sport, ma qualcosa di più. È identità, orgoglio, linguaggio comune. Per questo la vicenda che sta investendo la Turris è più di una crisi societaria: è un dramma collettivo che coinvolge una comunità intera, rimasta prima senza squadra e ora senza risposte. Dopo il fallimento decretato nella primavera del 2025, la Turris aveva ottenuto dalla FIGC la possibilità di ripartire dall’Eccellenza, grazie all’articolo 52 delle NOIF. Un salvagente importante, concesso dal presidente federale Gabriele Gravina su richiesta del Comune di Torre del Greco. L’intento era chiaro: salvare il calcio cittadino, impedire che la tradizione sportiva si spegnesse nel silenzio e nella disillusione. Il Comune si è fatto promotore dell’iniziativa, ottenendo l’assegnazione del titolo sportivo con l’obiettivo di trasferirlo a una nuova proprietà, con serie intenzioni e un progetto affidabile.

Ma il meccanismo, purtroppo, si è inceppato sul più bello. Due le proposte pervenute all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Mennella, che aveva avviato una vera e propria manifestazione di interesse. Uno dei nomi che sembrava poter dare concretezza a un nuovo progetto era quello di Attilio Di Stefano, imprenditore abruzzese. Di Stefano aveva incontrato le istituzioni locali e si era detto pronto a guidare il rilancio della Turris. Aveva persino individuato l’allenatore in Franco Fabiano e il direttore sportivo in Antonio Mignano. Il suo piano prevedeva una squadra giovane ma competitiva, con ambizioni di immediata promozione in Serie D.

Ma, a pochi giorni dalla formalizzazione, è arrivato il dietrofront. Con una nota ufficiale, Di Stefano ha annunciato di non voler più proseguire, citando “motivi familiari, personali e professionali”. Una doccia gelata. L’imprenditore ha ringraziato la città per l’accoglienza, lasciando però il tavolo vuoto e il progetto senza guida. Il Comune, rimasto solo, ha provato a tenere aperta una finestra di tempo ulteriore, sperando in un’altra manifestazione d’interesse. Ad oggi, l’altro profilo imprenditoriale ad aver formalizzato una proposta all’amministrazione comunale torrese sarebbe quello di Danilo Leone. Reduce da precedenti esperienze con Campobasso e Puteolana, Leone sarebbe il referente di una cordata locale ma le documentazioni non fornirebbero garanzie concrete. Secondo alcune indiscrezioni, negli ultimi giorni sarebbero tornate calde le piste che portano a Francesco Mango, ex presidente del Pompei, e Andrea Vaiano, ex patron della Scafatese. Con queste due alternative, però, il club sarebbe momentaneamente spostato in una sede diversa da quella dell’Amerigo Liguori e la società sarebbe costretta a restituire il titolo di Eccellenza per ricominciare con una nuova denominazione, sacrificando quella storica attuale “Turris”. Una soluzione che non scalda i cuori dei supporters corallini. In questo clima di incertezza e amarezza, la prospettiva è diventata cupa.

L’opzione concreta è che il titolo sportivo venga restituito alla FIGC e che la Turris scompaia dai radar, almeno per ora. Per i tifosi, questo momento rappresenta il punto più basso della storia recente. Eppure, non mancano le colpe e le responsabilità. L’ultima stagione, culminata con l’esclusione dal campionato e il fallimento, è stata una catena di eventi disastrosi che hanno condannato la Turris all’oblio: le penalizzazioni accumulate, le scadenze federali disattese, i conti irregolari e una gestione societaria in cui emergono lotte interne tra ex e nuovi proprietari hanno portato alla parola “fine” sportiva su un club che aveva festeggiato i suoi 80 anni soltanto pochi mesi prima. La città ha pagato il prezzo di una lunga stagione di incertezze, con una società che si è lentamente sfilacciata fino al crollo finale. L’unica ancora di salvezza potrebbe essere una mossa dell’ultimo minuto, una figura coraggiosa capace di investire in un progetto serio, sostenibile, radicato nel territorio. Ma il tempo scorre inesorabile. Ogni giorno che passa rende tutto più difficile. L’epilogo sembra già scritto. Eppure, chi conosce la storia della Turris sa che questa squadra ha vissuto cadute e risalite. La speranza, l’unica, è che questo silenzio sia solo una pausa prima della rinascita. Ma c’è anche chi, consapevole della necessità di garanzie, non disdegnerebbe un anno sabbatico, nella speranza che, nei mesi successivi, un progetto serio possa rilevare il club e rilanciarlo.