Pimonte, siglata la prima unione civile, gli sposi: «Oggi ha vinto l’amore»
Luigi e Gennaro: la prima unione civile a Pimonte. Quando l’amore diventa anche un segno per gli altri. Il 23 luglio sarà una data da ricordare per la comunità di Pimonte, piccolo comune abbarbicato tra i Monti Lattari. Questa mattina, per la prima volta nella storia del paese, si celebrerà un’unione civile tra due persone dello stesso sesso. A pronunciare il reciproco “sì” saranno Luigi Del Sorbo e Gennaro Ferrara, compagni nella vita da ben dodici anni, che hanno deciso di compiere questo passo importante, ufficializzando il loro legame anche dal punto di vista legale. La cerimonia si svolgerà nel municipio, con sobrietà e semplicità, come spesso accade nei piccoli centri. Ma dietro la formalità dell’atto c’è molto di più: un messaggio che va oltre i due protagonisti, un segnale potente lanciato a chi guarda, ascolta, spera. «Dopo dodici anni – confida Luigi – non posso dire che ho voluto rafforzare la nostra storia oppure dimostrare agli altri quanto io ci tenga a Gennaro. La nostra unione civile è stata una scelta condivisa, certo, ma soprattutto un modo per riconoscere ciò che già siamo. Le vere firme le abbiamo messe nei momenti difficili, nelle prove che la vita ci ha imposto. Quelle ci hanno unito più di qualsiasi documento». Parole semplici, eppure dense di significato, che raccontano una storia di amore quotidiano, costruito con pazienza e dedizione. In un contesto sociale che ancora oggi può rivelarsi complesso per chi non rientra nei canoni tradizionali, Luigi e Gennaro hanno saputo resistere, sostenersi e scegliere ogni giorno di camminare insieme. La loro è una relazione fatta di piccoli gesti, di momenti vissuti con autenticità, di complicità discreta e sincera. «A un certo punto, è nato in noi il desiderio – che forse, col tempo, potrebbe diventare anche una necessità – di dare un nome, legalmente riconosciuto, a ciò che siamo. Per avere tutele certe nei casi previsti dalla legge, senza dover sperare nella fortuna di incontrare persone giuste o comprensive». La dimensione legale, infatti, non è soltanto una formalità. È uno strumento di garanzia, di protezione reciproca, soprattutto nei momenti di vulnerabilità. Dare un nome e un riconoscimento giuridico al proprio legame è un passo che molte coppie eterosessuali danno per scontato, ma che per tante persone Lgbt rappresenta ancora un traguardo da conquistare. Luigi e Gennaro lo fanno anche per questo: per affermare il loro diritto a essere considerati, a esistere in piena dignità. «Vorremmo essere un piccolo esempio per chi vive l’omosessualità con fatica, per chi si sente escluso, per chi non riesce a immaginarsi felice nella nostra terra. Siamo pieni di difetti, come tutti, ma anche ricchi di affetti, di traguardi, di impegno quotidiano per essere delle persone buone. Se possiamo dare anche solo una scintilla di speranza a qualcuno, allora questo nostro ‘sì’ avrà un senso ancora più profondo». La loro non è una favola patinata, ma un frammento di vita reale. È la storia di due uomini che, con discrezione e tenacia, hanno costruito qualcosa di importante. Hanno affrontato sfide, incomprensioni, pregiudizi, come tante coppie. Ma lo hanno fatto con il cuore aperto, con la forza gentile di chi non ha mai smesso di credere nella bontà delle relazioni, nella possibilità di sentirsi accolti, anche in una terra in cui l’apertura è spesso un cammino lento. E sarà proprio dal piccolo paese dei Monti Lattari che partirà un messaggio universale: l’amore merita sempre di essere riconosciuto, raccontato, protetto e celebrato.


