Ammazzato e fatto sparire a Castellammare, il killer «sepolto vivo» in carcere
La sentenza Ammazzato e fatto sparire, il killer sepolto vivo in carcere Non lascerà più il carcere Gaetano Vitale, killer del clan D’Alessandro già condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Raffaele Carolei. L’uomo attraverso i suoi legali si era appellato nuovamente alla corte di Cassazione tramite un ricorso straordinario che è stato rigettato. Una sentenza che non solo rafforza la tesi dell’antimafia, ma che accresce ancor di più la credibilità di Pasquale Rapicano, il collobarotore di giustizia che dal 2020 ha aiutato la Dda a risolvere diversi delitti di camorra. Le dichiarazioni dell’ex killer, che peraltro si è autoaccusato del delitto Carolei e di altri omicidi, sono alla base delle inchieste degli ultimi anni dell’Antimafia. Le sue testimonianze hanno già portato a condanne importantissime al clan D’Alessandro, la cosca che da mezzo secolo è attiva a Castellammare. Gaetano Vitale è stato un personaggio di rilievo nell’organizzazione criminale del clan D’Alessandro, soprattutto nelle sue rami-ficazioni nel centro antico. Per la cosca di Scanzano si è occupato di spaccio di droga, estorsioni, ma soprattutto dei rapporti con la politica e con l’imprenditoria. Ora non lascerà più il carcere e l’unica strada per avere un’attenuazione della condanna potrebbe essere una sua collaborazione con la giustizia. Vitale era finito in carcere nel 2021, quando i carabinieri del nucleo investigativo eseguirono l’ordinanza di custodia cautelare per la risoluzione dell’omicidio di Raffaele Carolei. Condannato in primo grado e in appello all’ergastolo, la pena è stata confermata due volte dalla Cassazione. Carolei fu ammazzato nel 2012. La sua colpa? Essere coinvolto nella guerra di camorra che agli inizi degli anni 2000 ha contrapposto i boss di Scanzano e la cosca emergente degli Omobono-Scarpa. Una guerra che è costata ai D’Alessandro perdite importanti, come la morte di Giuseppe Verdoliva e Antonio Martone: entrambi ritenuti figure apicali del clan. Carolei fu attirato in un abitazione con un inganno, strangolato e poi fatto sparire. Secondo l’Antimafia – sulla scorta delle rivelazioni dei pentiti Pasquale e Catello Rapicano, che sono stati condannati a 14 anni per questo omicidio – il corpo di Raffaele Carolei sarebbe stato messo in un sacco nero, caricato in un’auto e trasportato nei capannoni di un imprenditore stabiese, considerato vicino al clan D’Alessandro. Solo qualche giorno dopo, secondo quanto riferiscono i collaboratori di giustizia, avrebbero saputo che la salma era stata gettata nel fiume Sarno. Una tesi fortemente contestata dalle difese che hanno messo in discussione la ricostruzione dell’Antimafia, ritenendo inattendibili le rivelazioni dei pentiti, sottolineando – a loro avviso – l’impossibilità di trasportare a piedi il cadavere di un uomo di grossa stazza, tra le scale strette del palazzo del rione Caporivo, dove si sarebbe consumato il delitto, prima di arrivare all’auto. Questioni che però non sono state accolte dai giudici che hanno confermato l’ergastolo in cassazione per Giovanni Savarese. Anche lui si è appellato nuovamente alla cassazione tramite ricorso straordinario. I giudici bocciano il ricorso straordinario presentato da Gaetano Vitale La condanna all’ergastolo del sicario dei D’Alessandro è definitiva

