Cocaina e ospedali: l’infanzia dei bimbi positivi agli stupefacenti
La storia della piccola di appena quattro mesi positiva alla cocaina e ritrovata a Striano dopo la fuga dei genitori dall’ospedale di Salerno dove era stata ricoverata, ha riacceso i riflettori sulle tante storie di bambini che vivono in contesti tossici o potenzialmente tali. Si tratta di un lungo elenco di minori che spesso ingeriscono per sbaglio droga, o che confezionano cocaina, che spacciano o che assistono al confezionamento, oppure – come nell’ultimo caso – portano con sé da neonati le cicatrici dell’instabile presente che vivono i genitori. Bambini abbandonati, dimenticati, figli di un sistema che non hanno scelto ma che li vede inghiottiti ogni giorno, ogni ora. Un sistema che sta divorando e cancellando la loro infanzia. E’ uno scenario inquietante se si pensa e si contano tutti i casi nei quali minori sono stati coinvolti in episodi simili a quelli della piccola di appena 4 mesi. Novembre del 2012, in una palazzina di via Settetermini a Boscoreale una bambina di sei anni viene beccata dai carabinieri con la droga in mano: era nel soggiorno quando le divise fecero irruzione. La madre confezionava droga e lei le dava una mano confezionando palline per gioco. Non sapeva che quello che sua madre stava preparando erano dosi di veleno, non muffin. Firenze anno 2017 una bimba di 20 mesi finisce in ospedale, intossicata per aver ingerito marijuana, un anno dopo un bimbo di 15 mesi in Sicilia per lo stesso motivo viene ricoverato. In entrambi i casi i carabinieri nella loro abitazione recuperano polvere e tracce di marijuana sui giochi e sul tavolo in cucina.
E ancora: a Trapani, a Como, a Napoli e il lungo elenco di bimbi che ingeriscono droga aumenta di giorno in giorno. A gennaio un bambino di un anno a Boscoreale finì in ospedale sempre per lo stesso motivo. Una situazione che chiaramente sta diventano sempre più inquietante: bambini di pochi mesi, di chi anni, che invece di essere protetti e sicuri tra le mura di casa diventano le prime vittime. Genitori che con superficialità e neglienza dimenticano la responsabilità più importante e fondamentale in famiglia, crescere i loro figli, proteggerli e non diventare loro i primi a metterli in pericolo. L’assenza di responsabilità può diventare un’arma letale per quei bambini perché il cervello continua il suo sviluppo almeno sino ai 20 anni, e l’uso di cannabis altererebbe le regioni del cervello preposte alla pianificazione ed alla memoria. Ci sono inoltre i casi di bambini nati da donne che hanno fumato hashish e marijuana durante la gravidanza. Questi neonati manifestano risposte diverse agli stimoli visivi e un pianto più acuto, caratteristiche che potrebbero essere indicatori di problemi durante lo sviluppo neurologico. Insomma troppi casi e in poco tempo che inevitabilmente spingono le istituzioni a dover iniziare a pensare un piano di intervento più deciso: i servizi sociali nei comuni dell’hinterland vesuviano provano dal conto loro a verificare le centinaia di famiglie dove vivono bambini piccoli, molti davvero di pochi mesi che hanno genitori o parenti stretti assuntori di drogata strapparli a quel contesto non è sempre la soluzione, come spesso invece non viene fatto anche quando ci sarebbero tutte le condizioni per farlo. Solo nell’Ambito 30 ci sono almeno 40 casi di bambini che vivono in questi contesti, segnalati, controllati ma che continuano a vivere in quel contesto malato che inevitabilmente li formerà secondo quelle regole. Degrado sociale e degrado umano che diventano un mix letale per bambini che invece dovrebbero solo avere diritto a vivere la loro infanzia, la loro vita, rincorrere sogni, essere accuditi da genitori che si interessano di loro e che non li espongano invece a pericoli.


