Torre Annunziata, la sfida del Quadro nel mare di Rovigliano: oggi in diretta tv
CRONACA
5 agosto 2025

Torre Annunziata, la sfida del Quadro nel mare di Rovigliano: oggi in diretta tv

Alessandra Boccia

La disfida del Quadro della Vergine. La lotta serrata e scenografica di due barche di pescatori, una di Torre Annunziata e l’altra di Castellammare di Stabia, per assicurarsi la casa di legno che contiene il ritratto della Madonna della Neve. Un momento di altissimo valore artistico che, ogni anno si ripete sulla spiaggia di Rovigliano, all’ombra del Vesuvio e di fronte allo scoglio che segna la divisione anche geografica con la vicina Stabia. Un momento di altissimo valore artistico, voluto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Corrado Cuccurullo e dall’assessore al Turismo, Alfonso Ascione, che per l’occasione ha studiato anche una rievocazione che ricostruisce ciò che la tradizione mette in evidenza. Per la prima volta, poi, questo momento grazie alla sinergia tra Metropolis Quotidiano e l’emittente regionale PrimaTivvu’, le immagini della rievocazione storica, saranno trasmesse in diretta regionale, a partire dalle 17,40 di oggi e per tutta la durata dell’evento, sul canale 17 del ditigale terrestre e sul canale social di facebook di Metropolis Quotidiano.

Il giorno senza tempo  Era il 5 agosto, un giorno qualunque per molti ma destinato a divenire memorabile per l’intera comunità torrese. Quel mattino, il mare era calmo, ma qualcosa di insolito apparve all’orizzonte. Galleggiava tra i riflessi dell’acqua, trasportato dalle correnti lente una cassa, pesante, chiusa, misteriosa. I pescatori si avvicinarono con cautela. Non era raro che il mare restituisse relitti o bottini perduti, ma c’era qualcosa in quell’oggetto che sembrava richiamare le loro reti come un magnete invisibile. Le stesero con pazienza e cominciarono a trascinarla lentamente verso la riva. Il legno era gonfio d’acqua come se quella cassa fosse stata destinata a durare fino a quel preciso istante. Più si avvicinavano alla terra ferma, più cresceva in loro un senso di attesa solenne. Non era solo il peso materiale a renderne difficile il recupero, era come se quella cassa custodisse un segreto antico, un dono nascosto dal mare per essere svelato solo a chi fosse capace di crederci. E così, totalmente inconsapevoli, quei pescatori stavano diventando testimoni e protagonisti di un evento che avrebbe segnato la storia e l’identità della loro città per i secoli a venire.

Il volto tra le onde Sulla spiaggia, nel silenzio, le mani esperte dei pescatori abituate a nodi e lenze stavolta tremavano. Aprirono lentamente la cassa ancora intrisa di salsedine e il tempo sembrò fermarsi. Davanti a loro, protetto da veli, si rivelò un dipinto: la Madonna bruna con in braccio il Bambinello. Il volto della Vergine era dolce, ieratico, materno. Il Bambino guardava davanti a sé, come se stesse scrutando proprio quella spiaggia, quel popolo. I pescatori non dissero nulla. Nessuno osò parlare. Si inginocchiarono uno dopo l’altro non per obbligo ma per necessità spirituale. Era chiaro a tutti che quella non era una scoperta fortuita: era un segno. Un’apparizione. Un patto tra cielo e mare, tra Dio e gli uomini, siglato sulle rive della loro città. Quel volto arrivato dal mare non sembrava smarrito. Al contrario: sembrava essere giunto a destinazione. Aveva scelto Torre Annunziata come casa. Per essere accolto, custodito e venerato. La leggenda non nacque in quel momento: fu quel momento a farsi leggenda.

Una disputa tra uomini Quel dono, però, divenne immediatamente oggetto di contesa. Non passò molto tempo prima che, dalla vicina Castellammare di Stabia, arrivassero guardie armate con l’ordine di reclamare la cassa. Lo scoglio di Rovigliano, teatro del ritrovamento, era da tempo oggetto di disputa tra le due città. Quella che era stata un’apparizione divenne un caso territoriale. Le autorità stabiesi rivendicavano il possesso di quanto emerso dalle acque, sostenendo che quell’area era di loro competenza. I pescatori torresi non cedettero, non solo perché l’avevano recuperata, ma perché sentivano in modo istintivo e profondo che quel quadro apparteneva a loro, li aveva scelti. La disputa arrivò in tribunale dove, tra atti e testimonianze, la sentenza fu chiara: le acque in cui la cassa era emersa appartenevano a Torre Annunziata. E con esse, anche il contenuto.

Un culto radicato nella pietra Da quel momento il quadro è custodito nell’odierna Basilica della Madonna della Neve diventando così il luogo della memoria, l’altare dell’identità torrese. La Vergine non era più solo un’immagine sacra ma presenza viva e quotidiana. Le donne le affidavano i figli, i pescatori i viaggi in mare, gli anziani le fatiche della vecchiaia. Il suo volto era ovunque: nelle case, nei vicoli, nei racconti tramandati da nonni a nipoti. Nessun evento importante avveniva senza la sua benedizione. Era ed è tuttora la Patrona di un popolo che in Lei si riconosce, ogni giorno. Attraverso guerre, calamità, dolori, emigrazioni, rinascite e ricostruzioni, la Madonna della Neve è rimasta lì. Fedele ai suoi figli. Testimone silenziosa e instancabile del tempo che passa. La sua storia è divenuta parte integrante della storia della città. Non si può raccontare Torre Annunziata senza raccontare Lei.

Un racconto che continua E così, ogni anno, il 5 agosto, Torre Annunziata ritorna su quella stessa spiaggia. Non per nostalgia, ma per gratitudine. Non per rievocare semplicemente un fatto accaduto secoli fa, ma per rinnovare un legame che ancora oggi nutre l’anima della città. La rievocazione storica del ritrovamento è divenuta una tradizione irrinunciabile, un rito collettivo in cui sacro e popolare si fondono in un’unica voce. Uomini in costume da pescatori, barche addobbate, la cassa che riemerge simbolicamente dal mare. Lo stesso stupore, la stessa attesa, l’immensa devozione. Ogni gesto, ogni parola, ogni passo della rievocazione ripete il miracolo, lo rende presente. È un incontro con le proprie radici, un’educazione alla memoria. È il modo che Torre Annunziata ha scelto per affermare, anno dopo anno, la propria identità nel volto della sua Patrona. Quella cassa emersa dalle acque secoli fa ha smesso di essere solo legno e mistero: è divenuta simbolo eterno di un’appartenenza profonda, che resiste al tempo e alle generazioni.