Castellammare, concessi al «boss delle ambulanze» i colloqui con i parenti
CRONACA
12 agosto 2025

Castellammare, concessi al «boss delle ambulanze» i colloqui con i parenti

metropolisweb

Potrà effettuare con i parenti più stretti, anche non conviventi, il ras Antonio Rossetti, colonnello dei D’Alessandro di Scanzano e condannato in via definitiva per traffico di droga ed estrosioni. Il via libera è arrivato dal tribunale di sorveglianza nonostante il parere negativo della Dda che in cassazione aveva provato a ribaltare questa decisione. Rossetti sta scontando attualmente un cumulo di pena di 25 anni di carcere visto le condanne per i processi Domino e Domino bis. Uomo di fiducia di Michele D’Alessandro, figlio del boss Gigginiello (attualmente libero, dopo una detenzione di quasi 30 anni), Rossetti ha assunto il ruolo di reggente della cosca proprio dopo l’arresto di D’Alessandro.  Il ras, soprannominato ‘o guappone, ha gestito gli affari del clan in prima persona tra il 2013 e il 2016, occupandosi anche dei rapporti con i clan alleati come i Di Martino di Iuvani. Quando sono stati scarcerati Giovanni D’Alessandro e Sergio Mosca, invece, ha fatto parte della triade di comando della cosca di Scanzano, rappresentando gli interessi della parte di famiglia che faceva riferimento al padrino Luigi D’Alessandro. Sono proprio le inchieste Domino e Domino bis (nate subito dopo l’omicidio dell’ex pentito Antonio Fontana, avvenuto l’8 luglio 2017 ad Agerola) a definire al meglio il suo ruolo, sia per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti, che le estorsioni messe a segno ai danni di grosse aziende del territorio e ditte incaricate degli appalti. Dalle migliaia di pagine allegate all’inchiesta viene fuori anche la sua capacità di diversificare i suoi business e soprattutto di riciclare i soldi sporchi. Antonio Rossetti aveva investito nel settore delle ambulanze private, riuscendo ad assicurarsi l’assegnazione di alcune postazioni da parte dell’Asl Napoli 3 Sud. E aveva puntato molto anche sulle scommesse online, attraverso alcuni contatti che gli garantivano la possibilità di gestire piattaforme al di fuori dei circuiti legali. Attraverso alcune ditte edili, inoltre, Rossetti era riuscito a infilarsi anche negli appalti pubblici, assicurando commesse alle società gestite da prestanome o imprenditori pronti a scendere a patti con la camorra. Un’ascesa – quella del ras di Scanzano – cominciata nel 2010, quando a seguito dell’arresto di quasi tutti i discendenti diretti della famiglia D’Alessandro, Rossetti ha guidato la cosca fino alla scarcerazione dei boss e continuando a  mantenere un ruolo di primissimo piano anche dopo, fino al momento dell’arresto della primavera del 2019. Rossetti – secondo la Procura Antimafia – è uno dei custodi dei segreti della cosca di Scanzano e anche da dietro le sbarre potrebbe dare indicazioni utili a chi oggi è in libertà. Un aspetto ribadito anche dai giudici della cassazione che lo scorso dicembre confermarono per il ras il carcere duro.              Michele De Feo