Il presidente del Parco: «Vesuvio devastato, tutto è possibile: anche intese imprese-crimine»
CRONACA
13 agosto 2025

Il presidente del Parco: «Vesuvio devastato, tutto è possibile: anche intese imprese-crimine»

Raffaele De Luca: «Vanno verificate eventuali responsabilità istituzionali, ognuno di noi deve fare il massimo, se non accade succede di tutto»
Raffaele Schettino

Il Vesuvio è rimasto per cinque giorni sotto assedio, devastato dalle fiamme, sfigurato lungo il versante Est.

Raffaele De Luca, presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, finalmente l’emergenza è rientrata.

«Siamo usciti da un inferno e possiamo tirare un sospiro di sollievo. Esiste ancora il rischio di qualche reinnesco ma la situazione è sotto controllo. Nelle prossime ore partirà anche l’attività di bonifica grazie alle 300 unità impegnate nelle aree interessate dagli incendi».

Quanto è estesa l’area devastata dalle fiamme?

«La zona interessata dai roghi si estende su circa 500 ettari ma per fortuna l’area devastata è molto più contenuta. Questo grazie all’attivazione dell’emergenza nazionale e al massiccio dispiegamento di forze aeree e terrestri. Diversamente avremmo registrato un bilancio ancor più grave, forse uguale a quello del 2017, perché gli incendi sono stati violenti».

Ora ci sono due procure a lavoro: quella Di Nola e quella di Torre Annunziata: servirà del tempo per ricostruire i fatti ma è evidente che siamo di fronte ad un’azione dolosa.

«Incendi di questa dimensione solitamente hanno una regia ma è giusto che gli investigatori facciano il loro lavoro. Noi speriamo che individuino i responsabili di questa tragedia».

Lei si è fatto un’idea?

«Durante questi giorni ho avuto modo di riflettere su tante cose. Non so quale possa essere la ragione che muove la follia umana, so però che l’ente Parco negli ultimi anni ha messo in campo una colossale azione di legalità sul territorio. Sul fronte abusivismo, per esempio, abbiamo stipulato un protocollo con 4 procure per velocizzare le demolizioni. Ovviamente seguirò le indagini per capire cosa è accaduto».

Bisognerà indagare per stanare i colpevoli, ma anche per capire quali sono gli interessi che potrebbero rappresentare il movente di questa devastazione. In effetti ce ne sono diversi sui quali imprese e crimine potrebbero aver trovato intese nell’interesse comune.

«Io condivido questa valutazione. E’ un rischio concreto. Non possiamo escludere nulla. Potrebbero essere tanti gli interessi in ballo dietro questa tragedia».

Presidente, si poteva evitare questa sciagura?

«Il Parco è un ente di pianificazione: redige i piani antincendi, quelli della gestione forestale poi le autorità competenti si occupano di metterli in esecuzione».

Il prefetto ha detto: «Bisogna vedere come si spendono i fondi per la prevenzione».

«Il Parco ha investito in manutenzione e prevenzione. Ha un programma di manutenzione, finanzia i Comuni della comunità, sostiene i progetti di videosorveglianza, ha stipulato convenzioni per sistemi satellitari che rilevano la temperatura dei suoli per capire se ci sono rischi di incendio. Per finire: in estate abbiamo due postazioni fisse dei vigili del fuoco».

Eppure, i roghi sono divampati. E questo alimenta la sfiducia dei cittadini, che chiedono pene severe per i responsabili di un fenomeno che ha numeri paradossali: 50mila incendi all’anno e solo qualche decina di arresti. Uno solo per la devastazione del Vesuvio del 2017.

«Non so dare una spiegazione a questo rapporto numerico effettivamente sbilanciato, e non è nemmeno una mia competenza. Io credo che al netto delle pene serva investire in educazione, portare il tema della tutela ambientale nelle scuole. Io credo che alla base ci sia sia un problema culturale che riguarda il nostro territorio. E’ ai ragazzi che dobbiamo raccontare l’importanza del Parco nazionale del Vesuvio, le sue potenzialità, la sua bellezza, la ricchezza della biodiversità».

Presidente, non potrebbero esserci responsabilità istituzionali in tutto questo?

«Io sono convinto che tutti noi potremmo sempre fare meglio e di più. Se ci sono responsabilità o meno lo verificheremo nei prossimi giorni. Ovviamente ognuno degli attori in scena è chiamato a fare la sua parte, soprattutto quando ci troviamo di fronte ad ad un sito che è patrimonio dell’Unesco. Se questo non succede è ovvio che tutto crolla e possiamo vivere le tragedie del 2017 o quella dei giorni scorsi».

Torniamo ai cinque giorni di angoscia. I soccorritori hanno fatto un lavoro storico. Lo abbiamo seguito con il fiato sospeso.

«Sono stati cinque giorni intensi di grande preoccupazione, l’intuizione più importante è stata quella di chiedere l’emergenza nazionale, diversamente avremmo sofferto. C’è stata una mobilitazione da tutta l’Italia, è arrivato l’esercito, la Protezione civile nazionale, abbiamo sentito forte la presenza del governo e della prefettura. C’è stata una mobilitazione eccezionale delle forze dell’ordine. Insomma, lo Stato si è visto e ha dato una risposta importante ed immediata».

Guardandolo adesso, il Vesuvio ha un’immagine diversa: lì dove c’era verde c’è una macchia di cenere che resterà per anni. C’è l’intenzione di chiedere aiuti strutturali e ristori per la natura e per chi ha perso completamente tutto.

«I danni non sono ancora quantificabili, però abbiamo avuto la fortuna che le fiamme hanno solo lambito le aree produttive del parco, ha lambito in maniera marginale i vigneti e le coltivazioni agricole. Il problema sono i danni alla nostra biodiversità, la devastazione degli habitat della flora e della fauna. Occorreranno anni per ricostruirli ma noi siamo già pronti a ricominciare con fondi che abbiamo già a disposizione».

E poi ci sono i danni per il turismo che era ormai decollato.

«Quelli sì, sono ingenti. Il Vesuvio è tra i siti naturalistici più visitati al mondo, avevamo registrato il tutto-esaurito sul cratere, abbiamo rilanciato il turismo sostenibile, ora dobbiamo ricominciare».

E pensare che doveva essere l’estate della celebrazione dei trent’anni dalla fondazione del Parco.

«Abbiamo affrontato e vinto tante sfide, lo faremo anche stavolta».

Spente le fiamme, si presenterà una nuova emergenza: quella idrogeologica. Potrebbero esserci frane e cedimenti.

«Il rischio è elevato in un territorio devastato dalle fiamme e già altamente a rischio. Ci attiveremo immediatamente per interventi di ingegneria naturalistica per mitigarlo, e dobbiamo farlo prima che tornino le piogge che potrebbero portare giù a valle cenere, detriti e terra».

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