Costi del pomodoro, Anicav sotto accusa
E’ guerra aperta tra l’associazione degli industriali conservieri e le organizzazioni produttive, raccolte in otto sigle, sulla vicenda degli aumenti delle materie prime. L’Anicav aveva denunciato, in una nota, che il comparto “Pomodoro da industria” starebbe vivendo un’allarmante situazione determinata da esose richieste di “aumenti fuori contratto” del prezzo del pomodoro “completamente ingiustificate”, considerato che “ le quantità complessive” di produzione, a dire dell’ANICAV, “saranno sufficienti a soddisfare le esigenze delle industrie di trasformazione”. Una tesi che gli operatori della produzione non condividono e, anzi, contestano apertamente. “La crisi idrica causata dalle perseveranti condizioni climatiche di caldo estremo, sta mettendo letteralmente in ginocchio tutto il settore agricolo il quale è costretto ad adottare oculate strategie di produzione per ottenere risultati che, nelle migliori delle ipotesi, portano a rese medie per ettaro appena sufficienti, e nelle ipotesi peggiori anche all’abbandono delle coltivazioni” la posizione degli imprenditori del settore che ritengono “le dichiarazioni del presidente Serafini strumentali, tendenziose e non corrispondenti al vero”. Secondo i produttori “il prezzo ufficialmente riportato sui certificati di consegna, elaborati dalle industrie conserviere, dopo una verifica degli scarti e della qualità del prodotto, rispetta quello stabilito nel contratto di fornitura il quale prevede un’oscillazione del più o meno 20% in base alla qualità intrinseca del pomodoro e della selezione nella raccolta. Inoltre tutti i contratti prevedono una maggiorazione del prezzo per l’applicazione di particolari tecniche di produzione, come per es. l’uso di teli pacciamanti, alle quali i produttori agricoli hanno fatto ampiamente ricorso per sopperire, almeno in parte, alla carenza idrica”. Motivo per il quale, secondo i produttori, il prezzo applicato nei certificati finora pervenuti, non risulta essere superiore a quello previsto per contratto e prive di fondamento risultano le lamentele fatte dal Presidente Serafini”. Gli operatori di produzione intervengono anche sulla richiesta dell’applicazione dell’erga omnes all’accordo quadro predisposto dall’organizzazione industriale del Bacino Centro Sud Italia. “Le organizzazioni dei produttori firmatarie, definite “minoritarie” dal Presidente dell’ANICAV, non hanno posto in essere alcuna azione ostruzionistica in merito alla estensione delle regole stabilite dall’OI, essendosi limitate semplicemente ad esercitare un loro diritto poiché, rappresentando produttori che coltivano circa 10 milioni di quintali di pomodoro, hanno richiesto la verifica da parte del Ministero del rispetto delle percentuali di rappresentanza dell’OI, come previsto dalla normativa nazionale e comunitaria vigente”. Inoltre le organizzazioni dei produttori “firmatarie del presente comunicato sono quelle che hanno contribuito alla costituzione dell’OI e che si sono determinate a chiederne le dimissioni per il suo mancato funzionamento, determinato proprio dalla inosservanza delle regole approvate in seno al medesimo organismo” scrivono gli imprenditori. Poi la richiesta al presidente Anicav: “Se è vero, come dichiara, che ha a cuore i rapporti tra le componenti dell’intera filiera del pomodoro trasformato, piuttosto che invocare ulteriori regole, vigilare sul rispetto di quelle già esistenti e condivise” scrivono le aziende Almaseges, Apo Foggia, Op Castiglione, Conapo, Concosa, Fimagri, Futuragri, La Palma e Rossogargano.


