Resina e Ercolano, il mercato vintage del dopoguerra
CULTURA, M|Cult
24 agosto 2025

Resina e Ercolano, il mercato vintage del dopoguerra

Domenico Tirendi

Ercolano. Chiunque sia cresciuto nell’area vesuviana conosce bene l’appellativo di Resina, quartiere di Ercolano famoso per il suo storico mercato dell’usato. Nato negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, il mercato si sviluppò inizialmente in modo spontaneo, quando i civili iniziarono a commerciare con i militari americani di stanza nella zona, ottenendo capi di abbigliamento e merci introvabili sul mercato tradizionale.

Le prime fonti locali testimoniano che già negli anni Cinquanta le strade adiacenti al centro storico di Ercolano erano affollate da oltre 200 bancarelle capaci di attirare clienti anche da Napoli e provincia. Negli anni ‘70 e ’80 del secolo scorso il mercato della Resina si consolidò come vero e proprio polo commerciale. Una ricerca del 1983, condotta dall’Università di Napoli Federico II, stimò che il giro d’affari del mercato superasse i 3 miliardi di lire l’anno, cifra imponente per un commercio prevalentemente informale.

Le stime parlano di circa 600 operatori attivi tra venditori stabili e ambulanti, con un indotto che coinvolgeva anche bar, ristoranti e piccoli artigiani locali. Ma la Resina non era solo economia: era rito e appartenenza. Le interviste raccolte negli anni Duemila nell’ambito del progetto “Memorie di quartiere” ricordano come la visita domenicale fosse un’esperienza collettiva: famiglie intere percorrevano le strade gremite, i giovani cercavano giacche firmate, le donne osservavano con attenzione la qualità delle stoffe. Come in tutti i settori oggi si è passati dal contatto umano al click digitale e il parallelo più immediato è con Vinted, la piattaforma nata in Lituania nel 2008 e oggi diffusa in tutta Europa. Con oltre 75 milioni di utenti registrati (dato 2023), Vinted ha reso globale e digitale la stessa logica che animava il mercato della Resina: ridare vita ai capi usati, offrendo moda a prezzi accessibili e creando un circuito parallelo a quello dei negozi tradizionali. La differenza è soprattutto esperienziale.

Alla Resina il rapporto era diretto, fatto di strette di mano, sorrisi, discussioni accese sul prezzo. Vinted, invece, elimina la fisicità e sostituisce la contrattazione con un sistema di messaggistica e recensioni. Dove prima c’era il “fiuto” del cliente, oggi ci sono algoritmi di ricerca e filtri digitali. Gli esperti definiscono questi fenomeni come espressioni di economia circolare popolare.

In entrambi i casi, l’oggetto usato perde la connotazione di “scarto” e diventa risorsa: un’occasione di risparmio, un pezzo unico, un frammento di identità. Un’indagine condotta nel 2021 dall’Osservatorio della Doxa stima che il mercato dell’usato in Italia vale oltre 24 miliardi di euro, con una crescita costante favorita soprattutto dalle piattaforme online. In questo senso, la Resina può essere considerata una sorta di antesignana tendenza divenuta oggi mainstream.

Oggi il mercato della Resina non ha più lo stesso prestigio di un tempo: il numero di bancarelle si è ridotto drasticamente, e le nuove generazioni preferiscono la comodità dello smartphone alle strade affollate. Tuttavia, la sua eredità rimane duplice: da un lato simbolo di un quartiere che seppe reinventarsi in tempi difficili, dall’altro esempio storico di pratiche di riuso che oggi trovano nuova vita nelle logiche digitali.Così, tra le bancarelle del passato e le app del presente il filo conduttore è chiaro: il riuso non è una moda passeggera, ma un tratto profondo della cultura del consumo, capace di attraversare epoche e trasformarsi senza perdere il suo significato essenziale.