Torre del Greco, il desiderio di adozione espresso in punto di morte frenato da un errore dell’Anagrafe
La storia
28 agosto 2025
La storia

Torre del Greco, il desiderio di adozione espresso in punto di morte frenato da un errore dell’Anagrafe

Alberto Dortucci

Torre del Greco. Ci sono storie che sembrano uscite dalla penna di Kafka, dove la crudeltà non nasce da un destino tragico bensì dall’inefficienza di un sistema che dovrebbe servire i cittadini e – al contrario – li intrappola. La vicenda arriva dagli sportelli dell’ufficio Anagrafe di via Calastro e riguarda l’ultimo desiderio di una donna – Rosaria, stroncata a soli 43 anni da una leucemia fulminante e l’impegno del marito Antonio (nome di fantasia), che di quel desiderio ha fatto una missione. Una missione che oggi rischia di essere rallentata da un errore grossolano del Comune di Torre del Greco, un inciampo burocratico che assume i contorni della beffa e che ferisce due volte chi già porta il peso del lutto.

L’amore e la tragedia

Rosaria e Antonio si erano sposati nel 2016. Per lei erano seconde nozze, per lui l’inizio di una nuova vita al fianco di una donna già madre di quattro figli, due maggiorenni e due bambine di 9 anni e sei anni. Antonio non ha esitato un istante ad assumersi la responsabilità di quella famiglia, trattando i ragazzi come fossero suoi, in particolare le due figlie minori che hanno sempre potuto contare sulla sua presenza quotidiana. Una vita normale, fatta di sacrifici e affetti, fino all’autunno del 2023, quando il destino ha presentato il conto più crudele: la diagnosi di una leucemia fulminante. Il ricovero al Loreto Mare di Napoli, le cure d’urgenza, la speranza che si affievolisce giorno dopo giorno. Rosaria si è spenta il 5 novembre, lasciando nel dolore l’intera famiglia. In punto di morte, però, ha trovato la forza di pensare al futuro delle sue bambine. Ha chiesto al marito di adottare formalmente Chiara (nome di fantasia), oggi brillante studentessa fresca di diploma con il massimo dei voti al liceo scientifico Alfred Nobel e con il sogno nel cassetto di una laurea in medicina. Un modo per garantirle stabilità e sicurezza – sotto ogni profilo – e per sancire ufficialmente un legame che nei fatti già esisteva da anni. Antonio le ha promesso che lo avrebbe fatto. E chi lo conosce sa che non era una promessa retorica, ma un impegno inciso nella carne viva di quel dolore.

La corsa all’adozione

Lo scorso maggio, al compimento dei 18 anni di Chiara, Antonio ha avviato le procedure presso il tribunale di Torre Annunziata per l’adozione. Un percorso che richiede – come da prassi – la presentazione di una serie di documenti: certificato di matrimonio, stato libero dell’adottante e dell’adottata, certificati anagrafici da rilasciare a cura del Comune di Torre del Greco. E qui una storia intima, fatta di lutto, affetti e promesse, si scontra con la macchina arrugginita della burocrazia. All’ufficio Anagrafe di via Calastro, infatti, Antonio ha scoperto nei giorni scorsi l’incredibile: a quasi due anni dalla morte di Rosaria, per il Comune di Torre del Greco la donna risulta ancora viva. Non solo: lui, Antonio, risulta ancora regolarmente sposato, e dunque non «libero» come richiesto dalla pratica di adozione. Un errore macroscopico, che di fatto blocca la procedura. Un errore che trasforma un atto d’amore – adottare una ragazza già figlia nel cuore – in una corsa a ostacoli contro un ufficio pubblico. Eppure, il macroscopico errore era stato già denunciato a marzo del 2024: in occasione delle pratiche per la successione dei beni di proprietà di Rosaria, il marito – davanti a due rigetti dell’Agenzia delle Entrate (provocati, appunto, dalla mancata registrazione del decesso della donna) – aveva denunciato la questione agli addetti agli sportelli. Evidentemente senza risultati.

L’ufficio dei disastri

Il paradosso è tutto qui: una donna è morta, la sua famiglia lo sa, i medici lo sanno, la città lo sa. Ma non l’ufficio Anagrafe di Torre del Greco, che per un ulteriore anno e mezzo ha continuato a registrarla come in vita, come se nulla fosse accaduto. È bastato un clic mancato, un aggiornamento non fatto, e la realtà si è fermata su un foglio digitale. E con essa la possibilità di realizzare in tempi brevi l’ultimo desiderio di Rosaria. Il dolore privato di un uomo di una ragazza è diventato così il paradigma di un disservizio che non è solo tecnico, ma profondamente umano. Perché dietro i faldoni e i timbri ci sono storie, ci sono famiglie, ci sono diritti. E quando un ufficio pubblico non funziona, non è solo un fastidio o una perdita di tempo bensì un ostacolo alla vita, una ferita che si aggiunge alle ferite già subite. L’ufficio Anagrafe di Torre del Greco, d’altronde, non è nuovo a critiche. Aperto al pubblico soltanto tre giorni a settimana, oberato da richieste, spesso incapace di rispondere in tempi rapidi, rappresenta uno degli anelli deboli della macchina amministrativa guidata dal sindaco Luigi Mennella. Una macchina che dovrebbe garantire servizi essenziali a una comunità di circa 84.000 abitanti, ma che invece troppo spesso si inceppa, lasciando i cittadini in balia di errori e ritardi. È qui che la vicenda di Antonio e Chiara si carica di un valore che va oltre la cronaca familiare. Diventa simbolo di un sistema inefficiente, che non riesce a garantire ciò che dovrebbe essere scontato: il rispetto della verità e dei diritti delle persone. Antonio non chiede favoritismi né scorciatoie. Chiede soltanto che sia riconosciuto ciò che è evidente: che Rosaria non c’è più e che la promessa fatta a lei possa essere mantenuta. Eppure, in questa spirale kafkiana, tutto rischia di bloccarsi. E il peso di questo errore non ricade su un foglio, ma sulla vita di una ragazza di 18 anni, che attende di vedere sancito nero su bianco quel rapporto di paternità che esiste da sempre nei fatti. È questa la tragedia silenziosa dei disservizi pubblici: non si misurano solo in code interminabili o in sportelli chiusi, ma nelle vite che rallentano, nei diritti che restano sospesi, nei desideri che non si possono realizzare. Rosaria ha chiesto soltanto una cosa: che la figlia avesse un padre, anche davanti alla legge. Un desiderio semplice, legittimo, giusto. Oggi la sua famiglia attende che un errore venga corretto, che un computer sia aggiornato, che un ufficio faccia il suo dovere. Davanti alla nuova segnalazione dell’uomo, i responsabili dell’ufficio Anagrafe hanno garantito la correzione dell’errore «in tempi brevi» così da consentire ad Antonio di realizzare l’ultimo desiderio espresso dalla moglie. A quasi due anni dalla tragedia e a più di un anno e mezzo dalla prima segnalazione dell’errore all’ufficio Anagrafe.

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