Amalfi e il patrimonio agricolo mondiale: un paesaggio che unisce uomini e terra
I terrazzamenti agricoli di Amalfi, scolpiti nei secoli nella roccia e sorretti da pazienti muretti a secco, sono entrati a far parte del Patrimonio Agricolo Mondiale della FAO. Non un riconoscimento ornamentale, ma un sigillo che ha il valore di un impegno: custodire e rigenerare un sistema agricolo che ha fatto del rapporto equilibrato tra uomo e natura la propria cifra identitaria. L’inserimento nella rete internazionale dei GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems) apre scenari nuovi per il futuro della città e, potenzialmente, per l’intera Costiera Amalfitana. Sfogliare il dossier completo di candidatura è una esperienza a dir poco emozionante. Non solo perché è tangibile la passione di un impegno nella sua redazione che travalica il mero concetto di “lavoro”, ma anche perché attraverso volti, storie, immagini, si tramutano dati e teorie in vita vera, vissuta da chi abita e anima il territorio. Terreni scoscesi e coperti di boschi che, da secoli, le mani degli agricoltori hanno trasformato in giardini verticali. Un paesaggio che si coltiva su terreni distribuiti su plurimi livelli collegati da centinaia di scale. Una fatica tramandata di generazione in generazione, oggi consacrata come patrimonio mondiale. «È il riconoscimento di un lavoro secolare da parte degli uomini che hanno plasmato con sacrificio e passione questo territorio. Il sistema agricolo è anche una componente fondamentale del nostro paesaggio, un presidio essenziale contro il dissesto idrogeologico», sottolinea il sindaco Daniele Milano. Il traguardo è frutto di un percorso decennale promosso dall’amministrazione comunale guidata da Milano con la delegata all’agricoltura Antonietta Amatruda, e concretizzato in un dossier redatto dall’architetto Giorgia De Pasquale. Un lavoro complesso, che ha coinvolto istituzioni, associazioni, contadini e cittadini, dimostrando che la tutela del paesaggio non è materia astratta ma responsabilità condivisa. Dal 2018, quando Amalfi ottenne l’iscrizione al Registro nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, al riconoscimento FAO, il filo conduttore è sempre stato lo stesso: difendere l’agricoltura eroica, quella che si arrampica sui pendii scoscesi, resiste all’abbandono e continua a dare identità e bellezza al territorio. Ma cosa accade concretamente all’indomani del riconoscimento? Il cuore del dossier è l’Action Plan, un piano d’azione che individua misure precise, tempi e strumenti per garantire la manutenzione e la valorizzazione del sistema agricolo. A breve nascerà un comitato di gestione in cui siederanno Comune, Regione, Parco, associazioni e cittadini. Sarà questo organismo a tradurre in pratica gli impegni, dalle azioni di recupero dei terrazzamenti alle misure di sostegno per chi coltiva, professionisti e amatori. Non un organo generico, dunque, ma uno spazio operativo di confronto, capace di indirizzare risorse pubbliche e progettualità in modo mirato. La FAO, dal canto suo, vigilerà e supporterà questo processo, garantendo che il riconoscimento non resti sulla carta. I terrazzamenti, sorretti dai muretti a secco, non sono solo memoria storica: la loro struttura “intelligentemente” permeabile permette all’acqua di defluire senza premere sul terreno, trasformandoli in veri strumenti di protezione contro frane e smottamenti. In un’epoca di piogge improvvise e temperature record, questi manufatti dimostrano che un sapere antico può essere una risposta concreta ai problemi contemporanei. Custodirli significa proteggere il paesaggio e la sicurezza stessa della Costiera. I benefici attesi sono molteplici. L’inserimento nella rete mondiale GIAHS conferisce visibilità internazionale e apre la strada a nuove opportunità di finanziamento, soprattutto europee. Permette di sviluppare filiere agroalimentari di qualità, rafforzare l’agriturismo e il turismo esperienziale, trasmettere alle nuove generazioni saperi agricoli altrimenti destinati all’oblio. L’auspicio, anzi, è che questo riconoscimento possa attrarre i giovani verso un mestiere antico, che pur nella fatica custodisce la magia della bellezza e l’armonia di un paesaggio unico, trasformando il lavoro quotidiano in un’esperienza di appartenenza e di futuro. Ancora più importante è il cambio di paradigma: Amalfi non è solo meta turistica, ma paesaggio vivente, frutto di una continua interazione tra comunità e natura. Proprio questa visione trova un’eco nella recente Carta di Amalfi, frutto del Summit nazionale che ha riunito sette destinazioni turistiche italiane per condividere modelli di gestione sostenibile. Se la FAO valorizza il paesaggio agricolo come presidio ambientale, la Carta richiama l’urgenza di governare i flussi turistici e proteggere le comunità residenti. Due percorsi distinti ma complementari, che convergono verso un’unica idea: la sostenibilità come via obbligata, capace di bilanciare risorse materiali e immateriali, natura ed economia, comunità e visitatori. Ed è qui che si apre la prospettiva più ambiziosa: estendere il riconoscimento a tutta la Costiera Amalfitana. I terrazzamenti, limoneti, uliveti e vigneti che caratterizzano Amalfi sono parte di un sistema più ampio, comune a Ravello, Scala, Atrani, Minori, Maiori, Furore, Conca dei Marini e agli altri centri. Limitare il riconoscimento alla sola Amalfi rischierebbe di lasciare fuori una parte essenziale di questo mosaico territoriale. La sfida futura è dunque politica, culturale e comunitaria: costruire una strategia unitaria di tutela, valorizzazione e resilienza del paesaggio, riconoscendo che i terrazzamenti non conoscono confini comunali. Oggi, grazie al riconoscimento FAO, Amalfi ha riacceso i riflettori sull’agricoltura eroica. Domani, l’intera Costiera potrebbe fare lo stesso, trasformando un patrimonio fragile in un laboratorio internazionale di sviluppo sostenibile. Perché se è vero che il turismo ha reso celebre questo territorio, è altrettanto vero che senza i suoi terrazzamenti, i limoneti, senza il legame profondo tra uomini e terra, la Costiera perderebbe la sua anima.
Lucia Somma


