Il crollo dell’export nel Mezzogiorno: male la Campania
CRONACA
12 settembre 2025

Il crollo dell’export nel Mezzogiorno: male la Campania

metropolisweb

Nel secondo trimestre 2025, l’Istat stima una crescita congiunturale delle esportazioni per il Centro (+4,6%) e per il Nord-ovest (+2,1%), una flessione per il Nord-est (-2,4%) e una più ampia contrazione per il Sud e Isole (-14,4%). Nel periodo gennaio-giugno 2025, la crescita tendenziale dell’export nazionale in valore (+2,1%) è sintesi di dinamiche territoriali differenziate: aumentano le vendite all’estero per il Centro (+10,7%) e, in misura più contenuta, per il Nord-ovest (+1,5%), mentre si rilevano una lieve riduzione per il Nord-est (-0,5%) e più ampie flessioni per il Sud (-6,6%) e le Isole (-13,3%). Nei primi sei mesi del 2025, le regioni italiane che registrano gli incrementi su base annua più marcati dell’export in valore sono: Lazio (+17,4%), Toscana (+11,8%), Abruzzo (+10,1%) e Friuli-Venezia Giulia (+6,6%). All’opposto, le flessioni tendenziali più ampie delle esportazioni riguardano Sardegna (-17,3%), Campania (-15,5%), Sicilia (-11,2%) e Molise (-9,8%). Nello stesso periodo, l’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Toscana, Lombardia, Lazio e Abruzzo spiega per 3,4 punti percentuali la crescita su base annua dell’export nazionale; un ulteriore contributo positivo di 1,0 punti percentuali deriva dalle maggiori esportazioni di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi, da Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Sicilia e Marche e di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, dalla Toscana. Per contro, le minori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dalla Campania, di coke e prodotti petroliferi raffinati da Sicilia e Sardegna e di autoveicoli da Piemonte e Campania forniscono un contributo negativo pari a -1,5 punti percentuali. Nel primo semestre 2025, i contributi positivi maggiori alla crescita su base annua dell’export nazionale derivano dall’aumento delle vendite del Lazio verso gli Stati Uniti (+133,7%), della Toscana verso Spagna (+97,5%) e Francia (+27,0%), della Lombardia verso la Svizzera (+22,5%) e del Friuli-Venezia Giulia verso la Germania (+92,2%). Gli apporti negativi più ampi, invece, provengono dal calo delle vendite della Campania verso la Svizzera (-43,1%) e della Toscana verso la Turchia (-37,2%). Nell’analisi provinciale dell’export, si segnalano le performance positive di Firenze, Roma, Trieste, Milano e Frosinone; i contributi negativi più ampi derivano da Napoli, Siracusa, Gorizia, Cagliari e Torino che risentono della crisi.

I settori in crisi. La Campania, cuore pulsante del Mezzogiorno, sta vivendo un momento complesso sul fronte economico. La crisi internazionale delle esportazioni, determinata dal rallentamento dei mercati europei, dall’instabilità geopolitica e dall’aumento dei costi energetici e logistici, si riflette pesantemente su alcuni dei settori trainanti della regione. Il comparto agroalimentare, tradizionalmente fiore all’occhiello della Campania, registra una contrazione delle vendite all’estero. I prodotti simbolo – dalla mozzarella di bufala al pomodoro San Marzano, dal vino alle conserve – soffrono soprattutto in Germania, Francia e Stati Uniti, mercati storici che hanno ridotto gli ordini. Gli imprenditori segnalano che l’aumento dei costi di trasporto e la concorrenza di nuovi player internazionali stanno mettendo a rischio la competitività. Il settore della moda e delle calzature, con poli produttivi di eccellenza come quello di Caserta e del Nolano, risente del calo della domanda nei mercati del Nord Europa e in Russia. Le commesse diminuiscono e le piccole aziende artigiane, che vivono quasi esclusivamente di export, sono tra le più vulnerabili. La difficoltà nell’aprire nuovi canali commerciali, complice l’incertezza economica globale, aggrava la situazione. L’industria campana dell’automotive e dell’aerospazio, che rappresenta un asse strategico tra Pomigliano d’Arco e la provincia di Napoli, sta registrando ritardi e riduzioni nelle commesse internazionali. Nel settore auto, le forniture destinate a grandi gruppi esteri calano, mentre l’aerospazio, pur restando competitivo grazie a ricerca e innovazione, subisce gli effetti della contrazione degli investimenti in alcuni Paesi partner. Il turismo, che in Campania ha un peso rilevante non solo per le presenze dirette ma anche per le esportazioni legate all’indotto (artigianato, food, cultura del made in Italy), risente della frenata. La diminuzione di visitatori stranieri rispetto alle attese si traduce in un minor acquisto di prodotti tipici e in una minore spinta promozionale sui mercati esteri. Le associazioni di categoria chiedono sostegni mirati, con incentivi all’internazionalizzazione e politiche di accompagnamento per l’apertura a nuovi mercati, dall’Asia all’America Latina. Il rischio, sottolineano gli esperti, è che senza un piano strutturale la Campania perda quote di export conquistate in decenni di crescita.