L’occupazione sale nel Mezzogiorno, Meloni: «Merito nostro». Il Pd: «Racconta bugie»
Nel secondo trimestre 2025, riferisce l’Istat, prosegue la lenta attenuazione del divario territoriale a livello lavorativo: il tasso di occupazione aumenta nel Mezzogiorno (+1,0 punti) e resta quasi stabile nelle altre due ripartizioni (+0,1 punti), il tasso di disoccupazione cala nel Mezzogiorno e nel Centro (rispettivamente -0,3 e -0,2 punti) e sale lievemente al Nord (+0,1 punti); il tasso di inattività si riduce nelle regioni meridionali (-0,9 punti) e resta pressoché invariato in quelle settentrionali e centrali. Il tasso di occupazione aumenta più per le donne (+0,5 rispetto a +0,3 punti per gli uomini), quello di disoccupazione si riduce solo per la componente femminile (-0,3 rispetto a +0,1 per quella maschile), mentre il tasso di inattività si riduce con intensità simile per uomini e donne (-0,4 e -0,3 punti, rispettivamente). Per la componente straniera è meno forte la crescita del tasso di occupazione (+0,2 punti in un anno rispetto a +0,4 punti per gli italiani) e cala il tasso di disoccupazione (-0,8 punti) che, invece, resta stabile per gli autoctoni. La riduzione del tasso di inattività interessa solo gli italiani (-0,5 punti) a fronte di una crescita per gli stranieri (+0,4 punti). Il tasso di occupazione aumenta solo per gli individui di 50-64 anni (+2,0 punti) mentre rimane stabile per i 35- 49enni e continua a ridursi per 15-34enni (-0,7 punti); il calo tra i giovani è peraltro dovuto solo ai 15-24enni (-1,7 punti) non compensato dall’aumento per i 25-34enni (+0,4 punti). I tassi di disoccupazione e di inattività registrano una dinamica opposta riducendosi solo per gli ultracinquantenni (-0,6 e -1,6 punti, rispettivamente) a fronte della sostanziale stabilità per i 35-49enni (+0,1 e -0,1 punti) e dell’aumento per gli under35 (+0,5 entrambi gli indicatori).
La premier Meloni. “Ci accusavano di voler spaccare l’Italia, ma la verità è che abbiamo scelto di credere nelle energie, nel talento e nella forza del Sud. Abbiamo avuto il coraggio di dire basta alla stagione dell’assistenzialismo, che per troppo tempo ha alimentato l’idea di un Mezzogiorno condannato a restare indietro” esordisce così Giorgia Meloni, presidente del Consiglio che con un post attacca indirettamente l’opposizione e la sinistra. “Abbiamo investito in infrastrutture, lavoro, merito. Lavoriamo per mettere il Sud in condizione di competere ad armi pari e di dimostrare, finalmente, tutto il suo valore. Oggi i dati dell’Istat certificano il numero di occupati nel Mezzogiorno più alto mai registrato dal 2004. La strada è giusta, e continueremo a percorrerla, per costruire finalmente un’Italia nella quale tutti abbiano le stesse opportunità” le parole della Meloni che, probabilmente, però utilizza dati ancora troppo parziali.
Il centrodestra. “Bastano da soli i dati Istat a confermare che il lavoro del Governo e della Lega nel Mezzogiorno hanno reso i nostri territori centrali nell’agenda politica, producendo in questi anni non solo più occupazione ma anche una cultura al lavoro che volevamo tornasse dopo gli anni fallimentari dell’assistenzialismo. Se al Sud vediamo numeri da record con il tasso di occupazione più alto dal 2004 è merito delle politiche del Governo si è insediato sono state portate avanti con coraggio e determinazione, penso agli incentivi per le assunzioni e le misure per lasciare più soldi nelle tasche dei nostri lavoratori, specie quelli più fragili. Nulla a che vedere con quelle mancette elettorali che hanno solo creato enormi buchi nei nostri bilanci e che a sinistra vorrebbero riproporre anche in Campania. Ci opporremo al ritorno al reddito di cittadinanza che non ha portato niente di buono e questo sarà certamente tra i temi chiave su cui ci impegneremo nei prossimi mesi per dare un futuro nuovo alla nostra Regione in vista delle prossime elezioni regionali” afferma il deputato e coordinatore regionale della Lega in Campania, Gianpiero Zinzi.
Il centrosinistra. “Le parole della presidente Meloni sul Sud sono ancora una volta improntati ad una propaganda del tutto fuori luogo. I dati Istat non possono essere usati in maniera strumentale per giustificare e camuffare una realtà complessiva molto diversa purtroppo. Questo Governo si è rivelato finora nemico del Mezzogiorno. Anzitutto ha tagliato risorse fondamentali: 3,7 miliardi tolti al fondo perequativo infrastrutturale, oltre 1 miliardo sottratto al credito d’imposta della Zes Unica e relativa cancellazione del dimezzamento IRES per le nuove attività economiche, 5,3 miliardi venuti meno con la cancellazione di ‘Decontribuzione Sud’. Alla lista, che sarebbe ancora più lunga, aggiungiamo i ritardi drammatici nella spesa degli interventi PNRR, in settori strategici come infrastrutture, sanità, lavoro, istruzione, agricoltura, destinati in particolare al Sud. Senza considerare le numerose crisi industriali che non ricevono risposta e l’impoverimento reale delle famiglie per l’aumento drammatico del costo della vita e la riduzione costante dei salari reali. Altro che fine dell’assistenzialismo, il Governo sta mettendo fine al futuro del Mezzogiorno”. Lo dichiara Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera.“D’altronde, – aggiunge – l’antimeridionalismo è uno dei caratteri distintivi del programma di questo Governo e la Riforma sull’autonomia differenziata ne è la testimonianza più viva. Questo progetto puntava a dividere e spaccare letteralmente in due l’Italia, cristallizzando per legge diseguaglianze e disparità oggi esistenti, violando il principio di unità, solidarietà e coesione nazionale, fondamento essenziale della nostra Costituzione. Il Sud non ha bisogno di slogan su dati pur incoraggianti, che non riflettono però la reale condizione di vita nel Mezzogiorno ma di un’attenzione concreta e di interventi strutturali seri per ridurre i divari e garantire pari opportunità a tutti i cittadini. Non accettiamo narrazioni di comodo: il Mezzogiorno merita verità, non propaganda” spiega il segretario regionale in pectore del Pd. “Giorgia Meloni continua a ingannare il Mezzogiorno. Il suo è il governo più antimeridionalista della storia repubblicana: in tre anni ha ridotto le risorse ai Comuni, tagliato 3,5 miliardi al fondo perequativo infrastrutturale e 5 miliardi alla decontribuzione per il Sud, cancellato il reddito di cittadinanza e respinto il salario minimo, nonostante un lavoratore dipendente privato su quattro guadagni meno di 9 euro l’ora”. Così in una nota Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd. “L’unico investimento annunciato per il Sud – aggiunge – è il Ponte sullo Stretto, un’opera inutile che non risponde alle esigenze reali di siciliani e calabresi. Nel frattempo, ogni anno migliaia di giovani sono costretti ad abbandonare la propria terra in cerca di opportunità altrove: una vera emergenza nazionale per il Partito Democratico. E qual è la risposta del governo? L’autonomia differenziata: una riforma che divide l’Italia e penalizza ulteriormente il Sud”. “Siamo curiosi di capire – conclude – quali argomenti userà la destra nelle campagne elettorali in Campania, Calabria e Puglia, quando i suoi parlamentari fingeranno di difendere il Mezzogiorno, mentre a Roma lo tradiscono votando norme che lo condannano a un futuro di disuguaglianze” le parole di Sarracino.


