L’amica geniale pronta alla nuova stagione televisiva internazionale
L’amica geniale, serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante, è pronta a vivere una nuova stagione internazionale. La storia di Elena e Lila non smette di viaggiare. Dopo aver conquistato pubblico e critica in Italia e aver ottenuto distribuzione in numerosi Paesi, la quarta e ultima parte, intitolata “Storia della bambina perduta”, approda infatti in Cina sulle principali piattaforme di streaming, mentre in Turchia è in lavorazione un adattamento locale che porterà le vicende delle due protagoniste in un contesto culturale del tutto diverso. In Cina la serie sarà disponibile su iQiyi, Tencent Video, Youku e Bilibili, colossi dello streaming che insieme coprono un bacino di utenza di centinaia di milioni di persone. La distribuzione è stata curata da Fremantle International, che ha puntato su una strategia ambiziosa: non solo l’ultima stagione, ma anche i cofanetti completi delle tre precedenti, così da permettere agli spettatori di rivivere l’intero arco narrativo senza perdere nessun pezzetto della storia. Si tratta di un traguardo notevole, raramente un prodotto europeo non in lingua inglese riesce a ottenere una diffusione così capillare in Cina. Le stime parlano di un pubblico potenziale enorme, vicino a un miliardo e mezzo di utenti. Per la serialità italiana è un’occasione senza precedenti, che conferma come le storie profondamente radicate nella realtà locale possano trovare risonanza anche in contesti lontanissimi. Se la distribuzione cinese rappresenta un’apertura verso un pubblico vastissimo, la novità turca invece, apre invece un altro fronte: quello della reinterpretazione culturale. È in fase di sviluppo, infatti, una versione turca della serie, che dovrebbe entrare in produzione entro la fine dell’anno.L’adattamento non sarà una semplice traduzione, ma una vera e propria riscrittura ambientata in un contesto differente. La sfida sarà quella di trasporre il cuore della vicenda, l’amicizia complessa e totalizzante tra due donne, in una società con tradizioni e dinamiche diverse. Si tratta di un lavoro che richiede grande equilibrio, da una parte bisogna rispettare lo spirito dell’opera originale, mantenendone intatta l’essenza, dall’altra è necessario renderla credibile e vicina al pubblico locale, così che possa sentirla propria e riconoscersi in essa. Solo trovando questa armonia tra fedeltà e adattamento si riesce a dare nuova vita a un racconto senza tradirne la forza originaria. La forza de “L’amica geniale” sta proprio nella sua capacità di coniugare una cornice fortemente caratterizzata, la Napoli popolare degli anni Cinquanta e Sessanta, il linguaggio dialettale, i conflitti politici e sociali, con temi che non conoscono confini: il desiderio di emancipazione, le difficoltà di crescere in ambienti difficili, il rapporto con la maternità e con la cultura, il peso delle aspettative sociali, l’incontro e lo scontro con l’altro. È questo mix che rende la storia di Elena “Lenù” Greco e Raffaella “Lila” Cerullo non solo una vicenda italiana, ma un racconto globale. Lo dimostra la ricezione entusiasta negli Stati Uniti, in Europa e ora in Asia. E lo conferma l’interesse turco: l’amicizia femminile come lente attraverso cui osservare decenni di cambiamenti è un tema che può parlare a chiunque. Il doppio traguardo, l’ingresso in Cina e l’adattamento in Turchia, segna una svolta per la fiction italiana. Fino a pochi anni fa le produzioni nazionali erano percepite come prodotti di nicchia, con un respiro limitato ai confini europei. Oggi invece si dimostrano competitive nel mercato globale, capaci di affermarsi anche accanto a colossi anglosassoni e turchi, tradizionalmente più forti nell’export. Non è un caso che la direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, abbia definito questo percorso “un viaggio bellissimo”, sottolineando il valore di un’opera che porta con sé non solo intrattenimento, ma anche identità culturale. Con l’arrivo in Cina e la nascita di una nuova versione turca, L’amica geniale dimostra che le storie autentiche hanno una forza dirompente. Partita dai vicoli di Napoli, la saga di Ferrante ha trovato eco in ogni angolo del mondo, mostrando che la complessità delle relazioni umane incluse amicizia, rivalità, amore, dolore, è qualcosa che unisce più di quanto divida. Il futuro dirà se l’adattamento turco saprà rispettare questa intensità e se il pubblico cinese abbraccerà fino in fondo le vicende di Lenù e Lila. Quel che è certo è che la serie, a distanza di anni dal suo esordio, continua a crescere e a sorprendere. E oggi rappresenta un simbolo di come la cultura italiana possa parlare una lingua universale. Da oltre trent’anni, il nome di Elena Ferrante è sinonimo di letteratura di successo e al tempo stesso di mistero. Autrice della celebre “Tetralogia dell’Amica Geniale”, tradotta in più di 40 lingue e divenuta anche una serie televisiva internazionale, Ferrante ha sempre difeso con decisione la propria anonimato. Una scelta che continua ad alimentare un dibattito acceso: chi è davvero la scrittrice (o lo scrittore) che si cela dietro questo pseudonimo? Negli anni, giornalisti e critici hanno avanzato numerose teorie. La più diffusa riconduce Ferrante a Anita Raja, traduttrice napoletana, moglie dello scrittore Domenico Starnone. Secondo alcuni, sarebbe proprio Starnone l’autore o il coautore dei romanzi, ipotesi rafforzata da presunte somiglianze stilistiche e linguistiche individuate da studi accademici di linguistica computazionale. Altri, invece, ipotizzano un lavoro a quattro mani, in cui Raja avrebbe fornito il background culturale e la sensibilità femminile, mentre Starnone avrebbe curato la struttura narrativa. Ferrante – o chi scrive in sua vece – ha più volte ribadito, attraverso interviste rilasciate esclusivamente via e-mail, che il proprio rifiuto dell’esposizione pubblica non è un capriccio, ma una scelta letteraria: «I libri, una volta scritti, non hanno più bisogno dei loro autori». Un’idea che affascina una parte della critica, per la quale l’anonimato permette al lettore di concentrarsi solo sulla pagina scritta. L’enorme successo editoriale all’estero – dagli Stati Uniti al Giappone – ha reso il mistero Ferrante un caso unico nel panorama culturale mondiale. Alcuni lo considerano un’abile operazione di marketing, altri un atto di coerenza artistica. Di certo, ogni nuova ipotesi riaccende il dibattito, tra chi rivendica il diritto alla privacy e chi, invece, sostiene che il pubblico abbia il diritto di conoscere l’identità di un’autrice così influente.


