Torre Annunziata, il ricordo a Giancarlo Siani: «Un esempio di lotta alle mafie»
CRONACA
19 settembre 2025

Torre Annunziata, il ricordo a Giancarlo Siani: «Un esempio di lotta alle mafie»

Antonio Di Martino

Inchiesta, coraggio, libertà: l’eredità di Giancarlo Siani a 40 anni dall’omicidio in un convegno a Palazzo Criscuolo. Un momento di riflessione avvenuto in una data simbolo, quella del suo compleanno, mettendo al centro i valori che hanno guidato la vita e il lavoro di Giancarlo Siani per un incontro che ha riunito istituzioni e protagonisti di allora e di oggi. Dopo i saluti istituzionali di Davide Alfieri, presidente del consiglio comunale, di Pasquale Damiano, presidente dell’ordine degli avvocati oplontini, e di Salvatore Barbuto, presidente della camera penale oplontina, la parola è passata ai magistrati. A inaugurare gli interventi è stato il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, con una domanda provocatoria e profonda. «Sicuramente Giancarlo testimonia i valori richiamati dal titolo del convegno. Dopo quarant’anni dal suo martirio, ha ancora senso parlare di lui? La risposta è sì, ma non per celebrazioni vuote. Ricordare Giancarlo significa mantenere vivi il suo insegnamento e la sua eredità: un esempio fulgido di passione civile non solo per chi lotta contro le mafie, ma per chi combatte per verità e giustizia». E ancora. «Il nome di Giancarlo è legato a Torre Annunziata, ma in questi quarant’anni è cambiato qualcosa o è ancora Fortapàsc?». Il procuratore ha ricordato episodi di cronaca recente – dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni camorristiche all’omicidio di Maurizio Cerrato – sottolineando la continuità della presenza criminale. Un passaggio è stato dedicato alla memoria collettiva: «L’anno successivo alla sua morte fu celebrata una messa in suffragio in piazza, ma non c’era nessuno. Anzi, la gente chiuse le imposte per non vedere. La camorra continua a fare affari: allora ha ancora senso parlare di Siani». Rivolgendosi all’attuale amministrazione, Fragliasso ha aggiunto: «Da luglio 2024 si è insediata l’amministrazione Cuccurullo, che ha avviato un percorso di rinnovamento. Ne do atto, ma serve un segno netto di discontinuità. Meno celebrazioni e più fatti concreti: nessuna tolleranza per l’illegalità, attenzione al corretto uso dei beni confiscati, gestione trasparente della cosa pubblica. Solo così l’eredità di Siani non sarà tradita e Torre potrà diventare la città di Giancarlo, non più Fortapàsc». La presidente del tribunale, Giovanna Ceppaluni, ha riportato la platea agli anni ’80: «All’epoca Torre Annunziata era preda della camorra, con fatti di sangue quotidiani. Siani aveva capito l’importanza di seguire i soldi della ricostruzione, non solo le cronache giudiziarie. Leggendo i suoi scritti si capisce la sua capacità di leggere i fenomeni, di studiarli». Il procuratore Armando D’Alterio, titolare delle indagini sull’omicidio Siani, ha risposto alla domanda di un alunno: «Cosa direbbe se fosse qui? Me lo immagino dire “com’è difficile fare il giornalista, il magistrato, l’avvocato. Com’è difficile fare legalità”. Quando nel 2000 arrivarono le condanne, restituii simbolicamente la foto che avevo portato con me durante le indagini». Pierpaolo Filippelli, già procuratore a Torre Annunziata, ha sottolineato l’importanza della formazione: «Gli insegnanti hanno in mano il futuro. Siani era un giovane brillante, che non si censurava dinanzi alle verità scomode. Dopo di lui altri hanno pagato con la vita, e non possiamo dimenticarli». Il gip Maria Concetta Criscuolo ha richiamato l’attenzione sul significato del termine “eredità”: «Siani oggi avrebbe compiuto 66 anni. Se muore un giovane così, lascia un vuoto grande. Noi dobbiamo scrivere ciò che lui non ha potuto scrivere. Dare senso alla vita è il nostro compito». A chiudere il convegno il sindaco Corrado Cuccurullo, che ha proposto di trasformare il simbolo del degrado in un luogo di rinascita: «Abbattiamo Palazzo Fienga e restituiamo speranza a questa città. Al suo posto una piazza della legalità, ma anche una nuova sede del commissariato. Non più il simbolo delle colpe, ma quello della rinascita».