Vesuvio Pride a Castellammare: un’onda arcobaleno ha travolto la città – IL VIDEO
«Diritti civili e diritti sociali camminano sempre insieme e si rafforzano a vicenda. Non possiamo accettare che vengano messi in discussione o contrapposti, perché dove non c’è uguaglianza non ci sarà mai giustizia per nessuno». Le parole di Antonello Sannino, presidente di Antinoo Arcigay Napoli, risuonano dal palco allestito nella Villa Comunale di Castellammare di Stabia, come un’eco di resistenza che attraversa il golfo, tra le onde del mare e l’abbraccio dei Monti Lattari. Si è conclusa così, la sesta edizione del Vesuvio Pride, sbarcata per la prima volta nella città stabiese ieri. Un corteo colorato, potente e festoso ha attraversato il lungomare stabiese dalle 17 fino a sera inoltrata, trasformando via Alcide De Gasperi in un fiume in piena di bandiere arcobaleno, striscioni, tamburi e cori. Circa cinquemila manifestanti hanno risposto all’appello delle associazioni promotrici, portando in piazza corpi, cuori, famiglie, storie e battaglie. Non solo Napoli, ma anche Salerno, Avellino, Benevento e Caserta. Treni e auto condivise per esserci, per dire che la libertà non è mai un privilegio, ma un diritto che va affermato, difeso e celebrato. Sono stati in tutto 5mila i manifestanti, 32 i comuni che hanno rilasciato il proprio patrocinio. In testa al corteo, tra i tanti, anche il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza, insieme a diverse rappresentanze istituzionali locali, tra cui i colleghi sindaci di Torre Annunziata, Corrado Cuccurullo, e di Lettere, Anna Amendola. Ma anche numerose famiglie, giovani, anziani e attivisti che hanno sfilato lungo la costa cantando, ballando, ma anche esibendo cartelli carichi di denuncia e ironia: “Chi ama, insegna”, “Famiglia è dove c’è amore”, “Giù le mani dai nostri diritti”. Tra i partecipanti, Maria, 58 anni, di Castellammare, stringe la mano alla figlia quindicenne: «Sono qui per lei. Perché voglio che cresca in un Paese dove nessuno le dica con chi può amare o chi può essere. La mia generazione ha avuto paura, ma oggi è il tempo del coraggio». Poco più avanti, Enzo e Marco, arrivati da Nocera con una bandiera che li avvolge come una coperta, sorridono: «Abbiamo deciso di venire a questo Pride perché è in Campania, perché è nostro. Non sempre serve andare lontano per sentirsi liberi, a volte basta che la tua terra ti apra le braccia». Pietra Montecorvino, madrina dell’evento, è salita sul palco visibilmente emozionata, accolta da un applauso lungo e caloroso. Con la sua voce graffiante ha ricordato quanto la musica, il teatro e l’arte abbiano sempre camminato a fianco delle lotte civili: «La rumba di oggi è quella dei nostri cuori. E ogni battito è una dichiarazione d’amore verso la libertà». Al suo fianco, Franco Grillini, fondatore di Arcigay e attivista da oltre quarant’anni, ha ricordato con commozione gli inizi del movimento e ha rivolto un appello alle nuove generazioni: «Non smettete mai di far rumore. Perché quando facciamo silenzio, qualcun altro parla al posto nostro». Il tema del Pride di quest’anno, “‘A Rumba de Scugnizze”, è stato un omaggio vibrante alla creatività popolare, alla voce irriverente del poeta stabiese Raffaele Viviani, ma anche un invito alla disobbedienza civile come forma di resistenza. E proprio nella scelta del 20 settembre, anniversario della Breccia di Porta Pia, il corteo ha affermato con forza l’importanza della laicità delle istituzioni: una conquista che in troppi oggi provano a rimettere in discussione, mentre si moltiplicano episodi di omolesbobitransfobia, censura, discriminazione nelle scuole e nelle politiche sociali. «La nostra rumba – ha urlato Sannino dal palco – è un frastuono necessario, in un Paese dove la Costituzione viene svuotata giorno dopo giorno nei suoi principi fondamentali. Siamo scesi in piazza contro chi vorrebbe riportare indietro le lancette della storia, contro chi cancella il rispetto e alza muri. Questa è la breccia di cui abbiamo bisogno oggi: una breccia nei pregiudizi, nell’indifferenza, nella paura. E la faremo insieme, con i volti, i corpi e i sogni di chi non ha mai smesso di lottare». La musica ha continuato a risuonare anche dopo il tramonto. DJ set, interventi, abbracci e danze hanno accompagnato la serata fino a tardi, mentre sui volti dei partecipanti si leggeva la stanchezza, ma anche la gioia autentica di chi ha preso parte a qualcosa di più grande: un passo avanti, un diritto riaffermato, una promessa al futuro. Il Vesuvio Pride 2025 ha lasciato un segno. Non solo nei cuori di chi c’era, ma anche nella città che lo ha ospitato: Castellammare, che per un giorno si è trasformata in un simbolo di apertura, inclusione e coraggio civile.
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