Gragnano e gli altarini abusivi per i camorristi, la stretta del prefetto di Napoli
CASTELLAMMARE
23 settembre 2025

Gragnano e gli altarini abusivi per i camorristi, la stretta del prefetto di Napoli

metropolisweb

Gragnano. Dal 29 agosto, giorno dell’omicidio in via Cappella della Guardia tra Gragnano e Casola, sono stati despoti fiori, lumini, e infine montato un altare abusivo per omaggiare Alfonso Cesarano, il 34enne ammazzato a colpi di una calibro 21 e considerato il braccio destro del narcos Fabio Di Martino. Il tutto è stato rimosso ieri mattina dai carabinieri della compagnia di Castellammare. In relazione al rinvenimento il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha espresso ferma condanna per tale manifestazione di illegalità e plauso per l’immediatezza dell’ operazione di rimozione attuata con il tempestivo intervento dell’Arma dei Carabinieri supportata dal personale tecnico del Comune, messo a disposizione dal sindaco di Gragnano Nello D’Auria. Il Prefetto ha ribadito il fermo contrasto ad ogni forma di esaltazione criminale con la finalità di ripristinare il rispetto della legalità attraverso la progressiva rimozione di manufatti o altri simboli che insistono abusivamente sulla pubblica via, sottolineando la costante azione di controllo del territorio da parte delle Forze dell’ordine, ferma restando l’eventuale sussistenza di specifici reati. In merito alla presenza sul territorio del capoluogo e dell’area metropolitana di manufatti celebrativi di esponenti della criminalità e di murales o scritte inneggianti a tali tipologie di soggetti, è stata programmata, in seno al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal Prefetto, una specifica attività di censimento, volta all’individuazione degli stessi e alla successiva pianificazione di interventi di ripristino dello stato dei luoghi. Sono state altresì impartite opportune disposizioni ai Sindaci affinché, attraverso i rispettivi Corpi di Polizia locale, pongano in atto una continua attività di monitoraggio pe prevenire e contrastare simili deprecabili episodi. Il programma concordato proseguirà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, con la finalità di garantire il rispetto delle regole di civile convivenza e di aumentare la percezione, da parte dei cittadini, della presenza delle istituzioni sul territorio.

L’inchiesta sul delitto

Per l’omicidio di Alfonso Cesarano sono finiti in carcere lo stabiese Salvatore Bifulco, 55 anni, Aniello Mirante, 38 anni, di Santa Maria la Carità, e Rita Letizia Maugeri, 55 anni di Boscoreale. I tre sono accusati di omicidio aggravato dal metodo mafioso. In particolare Maugeri avrebbe assunto il ruolo di basista mettendo a disposizione dei sicari un covo situato in un garage a Boscoreale. Bifulco e Mirante avrebbero eseguito materialmente il delitto. I due, a bordo di un T-max, avrebbero affiancato Cesarano mentre percorreva via Cappela della Guardia. Mirante ha sparato contro la vittima 11 colpi di pistola, di cui cinque andati a segno. Un’inchieta lampo quella dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata che in solo tre giorni, con l’aiuto delle telecamere, sono riusciti a risolvere il caso. Ora l’attenzione degli inquirenti è rivolta alla ricostruzione del movente dell’omicidio. L’ipotesi più in voga è che il delitto sia stato commissionato- dietro pagamento- da una cosca rivale al clan Di Martino nell’affare della produzione e del traffic di marijuana. In queste ore gli inquirenti stanno cercando eventuali collegamenti tra i sicari e le cosche stabiesi in conflitto con il clan D’Alessandro, storico alleato dei Di Martino. Cesarano era considerato il braccio destro di Fabio Di Martino, genero del boss Paolo Carolei e rampollo di Leonardo o’lione, fondatore del clan di Iuvani.