Terapia antibiotica letale: medici e infermieri a processo a Nocera Inferiore
CRONACA
24 settembre 2025

Terapia antibiotica letale: medici e infermieri a processo a Nocera Inferiore

Mario Memoli

Nocera Inferiore. Avrebbero prescritto e somministrato una terapia antibiotica a base di Gladizim (medicinale usato per trattare le infezioni batteriche gravi)  “pur in presenza del rilievo anamnestico riportato nella cartella clinica di allergia al ferro”.

Il paziente, a seguito dell’iniezione che serviva a curare un’infezione, andò in choc anafilattico, circostanza ritenuta concausa del decesso. Due medici ed una infermiera di un centro di riabilitazione di Roccapiemonte  vanno a giudizio per omicidio colposo in concorso. Per tutti e tre  imputazione coatta dopo due richieste di archiviazione respinte. La vicenda riguarda la morte di un 75enne di Castel San Giorgio, B.A., deceduto a ottobre 2018.

Il gup ha disposto per gli imputati il  processo attraverso l’imputazione coatta dopo che la difesa si era opposta per ben due volte alla archiviazione chiesta dalla procura nocerina. La difesa, nell’opporsi   all’archiviazione, ottenne nuove indagini.

Tra le richieste, c’era quella di individuare chi prese in cura l’anziano, ne individuò la diagnosi e la terapia antibiotica. Da quei nuovi accertamenti, il gip individuò responsabilità nei tre attuali imputati (altri sono stati prosciolti). Secondo i nuovi approfondimenti, infatti, l’uomo fu colto da malore “immediatamente dopo la somministrazione”. In ragione della presenza di quell’allergia, il giudice spiegò che sarebbe servita “maggiore prudenza nell’individuazione dell’antibiotico da somministrare”. Tra gli imputati il responsabile della clinica privata, un medico neurologo – prescrittore del farmaco – ed un’infermiera, che praticò l’iniezione.  Il paziente, dopo l’iniezione che serviva a curare un’infezione, andò in choc anafilattico.

L’autopsia attribuì la morte a cause naturali, senza escludere però che quell’iniezione praticata il 12 ottobre di sette anni fa, potesse aver determinato una minima «concausa nel determinismo degli eventi che ne causarono il decesso». Per il gip ci furono responsabilità precise, tanto da disporre l’imputazione coatta per i tre. Lo stesso gip spiegò che sarebbe servita «maggiore prudenza nell’individuazione dell’antibiotico da somministrare”.

La famiglia dell’uomo sporse denuncia per comprendere le cause del decesso e dopo due richieste di archiviazione respinte in seguito all’opposizione del legale della famiglia del defunto, è stata stabilita l’imputazione coatta con atti ritornati in procura e nuova richiesta formulata al gup dal titolare dell’inchiesta.