Gragnano, il racconto della prof di Gaza: «So come si vive all’inferno»
«Israele sta facendo subire al popolo palestinese ciò che hanno vissuto gli Ebrei». Un momento toccante e profondo quello vissuto ieri a Gragnano, in occasione della presentazione del nuovo murale di Jorit, con la professoressa Souzan Fatayer. Il suo è stato uno degli interventi più toccanti e significativi all’evento di presentazione dell’opera in cui sono raffigurati il volto di Papa Bergoglio e quello di un giovane palestinese. «Bisogna sentire e capire il dolore degli altri per poterne parlare», prosegue la docente trasmettendo in maniera forte e chiara il dolore che lei e il popolo palestinese stanno vivendo. «Vivere in determinate condizioni non è umano: bambini mutilati, donne costrette ad un parto cesareo senza alcuna anestesia, genitori che mantengono i figli immobili perché costretti a fargli amputare gli arti. Questo non è umano». Ogni parola pronunciata dalla professoressa ha scosso le coscienze dei presenti stimolando una riflessione profonda sulla responsabilità che ognuno di noi ha riguardo la questione israeliano-palestinese. Quella del conflitto tra i due popoli è una storia che affonda le sue radici negli albori dello Stato di Israele. Tra i volti di Papa Bergoglio e del bambino palestinese è rappresentata una chiave: «Questa chiave simboleggia la chiave del ritorno a casa – continua la professoressa – Ma i palestinesi non hanno il diritto del ritorno. Ogni popolo, ogni essere umano, trova la sua dignità solo nella sua terra e non fuori, anche se viene accolto».In conclusione, la docente lancia un appello: «Finché ci sarà anche solo una persona a dire ‘Palestina libera’, e finché noi palestinesi ci identificheremo come l’albero dell’ulivo, resisteremo nella nostra terra perché siamo nel giusto. Là rimarremo e là resisteremo».S

