Sangiuliano candidato al consiglio regionale, esplode la rabbia del sindacato Rai
CRONACA
13 ottobre 2025

Sangiuliano candidato al consiglio regionale, esplode la rabbia del sindacato Rai

metropolisweb

“Da direttore del Tg2 – con un’edizione firmata alle 13 – a ministro il pomeriggio stesso. Da ministro, costretto alle dimissioni, a corrispondente capo della sede di Parigi, ma anche con un febbrile impegno di editorialista per i quotidiani dell’editore e parlamentare della maggioranza Angelucci. E ora, dopo pochi mesi, da corrispondente a capolista per FDI in Campania? Partecipare attivamente alla vita politica del Paese è un diritto che nessuno vuole comprimere: esistono numerosi precedenti in Rai. Ma qui siamo oltre: la Rai non è un tram da cui si scende e si sale a piacimento”. Lo scrive l’Usigrai in merito alle voci sulla possibile candidatura dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per le regionali in Campania.”Ora – prosegue la nota -, o il diretto interessato smentisce pubblicamente (ma vedendo un post social di pochi giorni fa in cui ricordava cosa avesse fatto per la Campania pare difficile) o almeno abbia il buon gusto di prendere un periodo di aspettativa in attesa che il suo partito decida. E se dovesse entrare in politica per la seconda volta ci aspettiamo che si dimetta dalla Rai”. Parole forti anche dall’opposizione: “Da non credere. Fratelli d’Italia sta pensando di candidare alla Regione Campania Gennaro Sangiuliano: ex direttore del Tg2, ministro del governo Meloni e oggi corrispondente Rai da Parigi. La Rai è stata trasformata in un albergo ad ore del potere: non solo propaganda, ma trampolino di lancio per carriere personali. Mai, nella storia della televisione pubblica, era accaduto che un dirigente diventasse ministro, tornasse in azienda e poi si ripresentasse in politica. Un’anomalia clamorosa, che riduce il servizio pubblico a una succursale del governo. È vero: la Costituzione garantisce a tutti il diritto di candidarsi, e quindi Sangiuliano andrà in aspettativa se correrà per la Regione. Ma resta il nodo politico: serve un regolamento serio. Non si può considerare la Rai come una dependance del partito di governo, un ufficio a disposizione di chi passa dalla redazione al ministero, dal ministero allo studio televisivo e di nuovo alle urne. Se davvero Fratelli d’Italia porterà avanti questa operazione, sarà l’ennesima conferma che per Giorgia Meloni la Rai significa solo propaganda, potere e poltrone”. Così in una nota Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd.