Il volto di Poppea sui silos, un simbolo identitario visibile dal mare
Ho letto con profonda attenzione e sincero entusiasmo l’editoriale a firma del direttore Raffaele Schettino sull’idea di trasformare i silos del porto di Torre Annunziata in un monumentale omaggio a Poppea Sabina. Ritengo che si tratti di una proposta di grande valore simbolico e strategico per la nostra città. Esempio di come un giornale locale, come Metropolis in questo caso, possa essere al servizio della comunità.Condivido pienamente la necessità di rimettere il porto al centro del processo di rigenerazione urbana, culturale ed economica. Il waterfront non è solo una questione di decoro, ma di identità: una città di mare che guarda al futuro deve saper valorizzare le sue radici, anche attraverso l’arte, che, come dimostrato in più parti del mondo, è uno straordinario motore di rilancio economico.Durante il mio mandato da sindaco, Torre Annunziata viveva una delle fasi più drammatiche della sua storia recente. Una faida di camorra cruenta che lasciò sull’asfalto decine di vittime in pochi anni. Erano tempi difficili e bui. Ricordo ancora una drammatica riunione in Prefettura in cui ebbi il coraggio – o forse solo il dovere – di affermare che la mia città era per un terzo controllato dalla criminalità organizzata. L’aria era irrespirabile: c’era paura nelle strade, c’erano le piazze di spaccio attive giorno e notte, c’era la sfiducia diffusa dei cittadini. Da quella denuncia nacque un primo segnale di svolta: l’arrivo del comando gruppo fei carabinieri a presidiare stabilmente il territorio. Fu l’inizio di una risposta dello Stato, che si fece ancora più dura dopo la tragica uccisione del tenente Marco Pittoni durante un tentativo di rapina in un ufficio postale a Pagani. Anche quell’omicidio risultò essere legato alla criminalità di Torre Annunziata, e da lì cominciò un’azione repressiva senza precedenti che mise in ginocchio i clan storici del territorio.Purtroppo, la mia esperienza amministrativa si concluse in un clima di sciacallaggio politico che ebbe il sapore amaro del tradimento, anche da parte del mio stesso partito, allora Ds. Ci furono le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali motivate dalla bramosia di potere di chi architettò lo scioglimento per trarne vantaggi politici.Chi venne dopo di me ebbe la possibilità di amministrare in una fase molto più favorevole: la criminalità ridotta ai minimi termini e progetti già finanziati da realizzare. Alcuni anche legati al porto. Ma quella stagione non fu sfruttata come avrebbe meritato: furono fatte scelte sbagliate e Torre perse il treno dello sviluppo.Oggi, per ragioni storiche e contingenti, la città si ritrova a beneficiare di una nuova spinta turistica. Non per meriti amministrativi, ma per dinamiche più ampie legate alla valorizzazione dell’area archeologica della “Grande Pompei”. Tuttavia, questa finestra favorevole non durerà a lungo se non si costruisce una visione strategica, un piano di sviluppo strutturale, duraturo e inclusivo.Come ha scritto il direttore Raffaele Schettino, il porto è una risorsa decisiva. Va pensato e trasformato con tutti i progetti di riqualificazione del waterfront. In questo l’Amministrazione comunale ha il dovere di dare una spinta forte e coraggiosa. E sono felice di apprendere, dalle parole del sindaco Corrado Cuccurullo, che c’è la volontà di farlo. O almeno di provarci. A patto, però che alle parole seguano i fatti, il coraggio delle decisioni e la volontà di imprimere un’accelerazione seria all’agenda programmatica. Anche a costo di essere impopolari, anche a costo di rischiare gli equilibri politici. Come capitò a me nel lontano 2007. L’idea di Poppea Sabina come simbolo identitario e culturale, visibile dal mare, è geniale. Una figura femminile potente, ricca di fascino, profondamente legata al nostro territorio, può rappresentare il biglietto da visita perfetto per accogliere i turisti che si affacciano sull’area archeologica di Oplontis. Che si tratti di un murale monumentale o magari, mi permetto di aggiungere, di un’installazione luminosa come quella vista a Pompei per il Giubileo, poco importa. Conta il messaggio: Torre Annunziata ha una storia da raccontare. E ha ancora tanta bellezza da esprimere.
Luigi Monaco
Ex sindaco di Torre Annunziata

