Torre del Greco, sfogo-trash in aula. Altra bufera su Frulio: «Basta, si dimetta»
Torre del Greco. L’ultimo sfogo-trash in aula potrebbe essere fatale al presidente del consiglio comunale Gaetano Frulio. Perché per l’opposizione di palazzo Baronale «la misura è colpa» e il fedelissimo del sindaco Luigi Mennella – finito in diverse occasioni al centro di polemiche e proteste politiche – deve lasciare la poltrona da 3.700 euro al mese. Dopo mesi di quella che viene definita una «gestione dispotica e anti-democratica dell’aula» da parte del capo dell’assise, infatti, cinque consiglieri di minoranza – il presidente della commissione trasparenza Luigi Mele, l’ex sindaco Ciro Borriello, Luigi Caldarola, Salvatore Vito e Filippo Borriello – rompono gli indugi e chiedono ufficialmente le dimissioni della seconda carica istituzionale della città. Una richiesta messa nero su bianco in una dura nota, in cui si accusa Gaetano Frulio di avere «completamente assoggettato il funzionamento e l’attività del consiglio comunale alle esigenze del sindaco e della sua maggioranza». Parole pesanti come macigni, in grado di raccontare il clima sempre più pesante respirato all’interno di palazzo Baronale.
La seduta dello scandalo
A fare traboccare il vaso è stata l’ultima (surreale) seduta del parlamentino di Torre del Greco. Una pagina politica – andata in scena in diretta streaming – definita dai consiglieri comunale d’opposizione «indegna del ruolo istituzionale». Prima la decisione di iniziare i lavori nonostante il segretario generale avesse certificato l’assenza del numero legale, poi il continuo tentativo di zittire le voci dell’opposizione e, infine, il fuori-programma trash: lo sfogo in dialetto napoletano, condito da un volgare «Me so’ scassat ‘o ca…» pronunciato a microfoni aperti da Gaetano Frulio dopo avere annunciato la momentanea sospensione della riunione. Un episodio bollato dalla minoranza come «la plastica rappresentazione di un presidente del consiglio comunale che ha dimenticato il suo ruolo di garanzia e imparzialità» e che «svolge il suo compito nel completo ossequio della maggioranza».
L’imbarazzo di Mennella
Il sindaco Luigi Mennella – spettatore attonito dell’ennesima crisi d’immagine della sua amministrazione comunale – ha assistito con evidente imbarazzo alla sceneggiata istituzionale. E non sono pochi, anche all’interno della stessa maggioranza, a storcere il naso: l’ennesima figuraccia pubblica, proprio alla vigilia delle elezioni Regionali – in campo diversi big di riferimento della maggioranza – potrebbe trasformarsi in un boomerang pesantissimo per chi «sbandiera» il rinnovamento politico della città. Insomma, dietro le porte del municipio, il malumore serpeggia.
La democrazia sott’attacco
Il j’accuse della minoranza non lascia spazio a interpretazioni: l’azione del capo dell’assise avrebbe «compromesso la funzione democratica e rappresentativa del consiglio comunale» e messo a repentaglio «la tutela delle forze politiche di minoranza». Da qui la richiesta di immediate dimissioni, definita un «atto necessario per ripristinare decoro e legalità». Uno scontro istituzionale senza precedenti nella quarta città della Campania, che segna un nuovo punto di non ritorno nella crisi dei rapporti tra le opposizioni e la presidenza del consiglio comunale. E mentre l’aula diventa teatro di gaffe e frasi da osteria, i cittadini osservano sgomenti attraverso i social, chiedendosi dove sia finita la dignità del dibattito pubblico. Per ora, tutto tace dal fronte della maggioranza. Ma il caso è tutt’altro che chiuso. E stavolta – se la politica cittadina ha ancora un sussulto di coscienza – l’ultima parola potrebbe non spettare al «despota» del consiglio comunale.
@riproduzione riservata


