Torre del Greco, seduta «abusiva» del consiglio comunale: caso sotto i fari del prefetto
CRONACA
4 novembre 2025

Torre del Greco, seduta «abusiva» del consiglio comunale: caso sotto i fari del prefetto

Riunione senza il numero legale, esposto dell’opposizione a Michele Di Bari: «Il segretario generale è stato costretto da Gaetano Frulio a ripetere l’appello»
Alberto Dortucci

Torre del Greco. Durante la seconda parte del mandato di Giovanni Palomba era stato ribattezzato come il presidente «abusivo» del consiglio comunale, perchè rimasto incollato alla sua poltrona d’oro a dispetto del passaggio all’opposizione. Ora Gaetano Frulio – rieletto come seconda carica istituzionale grazie ai «buoni uffici» del sindaco Luigi Mennella – rischia di passare alla storia di palazzo Baronale non solo per il «bonus-gettoni» istituito nel 2019, ma anche per essere stato l’unico capo del «parlamentino» della quarta città della Campania a presiedere una seduta «abusiva» dell’assise cittadina. È la convinzione dell’opposizione, pronta a firmare un esposto indirizzato al prefetto di Napoli Michele Di Bari per ripristinare l’ordine e la legalità in consiglio comunale. Un’iniziativa arrivata a meno di una settimana dalla richiesta di dimissioni dello stesso Gaetano Frulio, responsabile di uno sfogo-trash – a microfoni aperti – durante l’ultima turbolenta riunione dell’assise.

L’esposto al prefetto

Nell’atto – sottoscritto da Luigi Mele, Ciro Borriello, Luigi Caldarola, Salvatore Vito e Filippo Borriello – trasmesso al rappresentante territoriale del governo i firmatari mettono nero su bianco la propria versione dei fatti: la seduta del 29 ottobre sarebbe stata «avviata e portata avanti in assenza del numero legale» e nonostante «le apposite eccezioni» sollevate dai banchi della minoranza. Un passaggio chiave riguarda il comportamento del segretario generale Domenico Gelormini. L’esposto ricorda come, alla fine dell’appello, il responsabile del rispetto delle regole in Comune avesse «dichiarato l’assenza del numero legale» salvo poi «essere costretto dal presidente del consiglio comunale e dal sindaco ad aspettare l’arrivo dei consiglieri di maggioranza» anziché sciogliere la seduta e aggiornarla in seconda convocazione. Una scelta che – secondo la minoranza – avrebbe «alterato il corretto svolgimento dei lavori» e «compromesso di fatto la legittimità» dell’assise. Il documento poi evidenzia come la «serenità» del segretario generale possa essere stata messa a rischio dalla forzatura istituzionale e denuncia un «clima intimidatorio» da parte della maggioranza. Per questo motivo i 5 consiglieri chiedono un incontro urgente con il prefetto, con l’obiettivo di riferire «nel dettaglio» l’accaduto e sollecitare un intervento per ristabilire regole e prassi nella gestione dell’aula consiliare .

La seduta degli scandali

La mossa certifica l’escalation istituzionale seguita alla seduta-scandalo. In quell’occasione, la maggioranza guidata dal sindaco Luigi Mennella era finita nel mirino per la scelta di avviare i lavori nonostante un primo appello avesse evidenziato la mancanza del numero minimo di presenti. Una decisione accompagnata da tentativi improvvisati di prendere tempo – tra consiglieri annunciati in arrivo e giustificazioni improbabili – e culminata con lo sfogo in dialetto del presidente Frulio, che a microfono aperto si era lasciato scappare un colorito e volgare «me so’ scassat ‘o ca…». Parole destinate a rimbalzare sui social insieme alle immagini della seduta, trasformando un passaggio amministrativo in un caso politico. Da lì le accuse della minoranza contro un presidente ritenuto sempre più allineato alla maggioranza e «dispotico» nonché pronto – secondo i detrattori – a piegare regolamenti e forme per «accontentare» il sindaco e i suoi alleati.

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