Morto Adrian Maben, per lui i Pink Floyd suonarono negli Scavi di Pompei
Un passaporto smarrito, il ritorno per cercarlo tra le rovine di Pompei visitate nel pomeriggio perché era convinto di averlo perso lì. Arrivato con il calare del sole,capì che quello sarebbe stato il posto giusto per realizzare uno dei docufilm più famosi della storia della musica. L’estate del1971 per Adrian Maben, regista scozzese allora 29enne in vacanza in Italia, fu un momento decisivo per la sua carriera da regista,quando diede vita a ‘Live at Pompeii’, il docufilm del concerto dei Pink Floyd nell’anfiteatro girato nel successivo mese di ottobre. Fu un concerto atipico, girato senza pubblico sugli spalti, anche se non mancarono curiosi che, fortunati loro,riuscirono a nascondersi tra le rovine assistendo così ad uno storico evento. Maben è venuto a mancare oggi, a darne notizia è il ParcoArcheologico di Pompei sui propri social: “Il Parco apprende con dolore la notizia della scomparsa di Adrian Maben. Il mondo della musica e del cinema piange la morte del regista scozzese, la cui opera ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura contemporanea- si legge nel lungo post- Adrian Maben sarà per sempre ricordato come l’uomo dietro la macchina da presa di ‘PinkFloyd: Live at Pompeii’, il leggendario film-concerto che ha immortalato la band in uno degli scenari più maestosi esuggestivi della storia: l’Anfiteatro di Pompei. Un legame profondo quello tra Maben e l’antica città, un rapporto che andava oltre il mero set cinematografico. Lo stesso regista dichiarò di visitare periodicamente Pompei, e per questi suoi meriti artistici e per il suo contributo a elevare il nome della città nel mondo, nel luglio 2015 gli venne conferita la cittadinanza onoraria. Un onore che sottolinea quanto la sua figura fosse legata indissolubilmente a quel luogo, tanto da essere spesso ospite d’onore negli eventi pompeiani dedicati ai Pink Floyd”. Il Parco Archeologico, continua il post,”ospita nei corridoi dell’Anfiteatro la Mostra ‘Pink Floyd. Liveat Pompeii. The exhibition by Adrian Maben’. Inaugurata la prima volta a meno di un mese dal concerto di David Gilmour del 7 e l ‘8 luglio 2016 a Pompei, la mostra fotografica, curata dal ParcoArcheologico e da Adrian Maben, racconta la storica band inglese e soprattutto il momento che li vide esibirsi nel 1971 in questo luogo per il memorabile concerto a porte chiuse, che diede vitaal film ‘Pink Floyd-Live at Pompeii'”.La scelta dell’anfiteatro vuoto fu fatta per contrastare quella del concerto di Woodstock di un paio di anni prima, co ncentinaia di migliaia di spettatori a contorno del palco. Maben approfittò della conoscenza con il prof. Ugo Carputi dell’Università di Napoli: fu così che ottenne il permesso di effettuare sei giorni di riprese nel sito archeologico campano,per l’occasione chiuso al pubblico, l’ottobre seguente. Seigiorni, che però diventarono quattro. I Pink Floyd, infatti,avrebbero dovuto eseguire tutto il materiale dal vivo, senza alcun playback: per questo la loro attrezzatura immensa fu trasportata in Italia, via camion. Per alimentarla furono costretti a prendere la corrente elettrica direttamente dalMunicipio con un lunghissimo cavo che percorreva le strade della cittadina campana. Proprio per questo i giorni di registrazione si ridusserò a quattro, dal 4 al 7 ottobre. I Pink Floyd furono ripresi mentre si aggiravano fra i vapori della Solfatara diPozzuoli e poi, nell’Anfiteatro Romano la band eseguì dal vivo tre brani: parti di Echoes, One of These Days, e A Saucerful of Secrets, poi integrato con delle parti da The Dark Side Of The Moon girate a Parigi. Maben girò anche altri documentari, come ‘Le Grand escalator’ nel 1987, sul Centro culturale ‘Pompidou’ di Parigi ma il suo nome resta legato al concerto senza pubblico di Pompei.(Gas/ Dire)16:02 05-11-25


