Il Mantegna di Pompei riemerge dall’oblio e si erge al centro della nuova pinacoteca
Pompei inaugura la Pinacoteca Mariana del Santuario: tredici opere straordinarie che raccontano la fede attraverso capolavori su tela. Al centro di questa grandiosa esposizione c’è un’opera di Andrea Mantegna che è riemersa dall’oblio e si ripropone al mondo nel suo splendore.
Dice Tommaso Caputo, vescovo di Pompei: “L’arte è una via nel cuore della spiritualità di Pompei. La Pinacoteca che inauguriamo è un altro tassello dell’opera avviata alla fine dell’Ottocento da San Bartolo. La luce dell’arte che si affianca alla fiamma della devozione”. Ognuna delle tredici opere esposte è una tappa verso la Vergine. “Pensateci: tutta la storia della nuova Pompei inizia proprio da un dipinto, quello che Bartolo Longo volle portare tra i contadini della Valle centocinquanta anni fa. Era un’immagine da restaurare che divenne cuore pulsante della citta nuova”, aggiunge Caputo.
E oggi, tra le opere esposte, spicca un altro capolavoro, stavolta rinascimentale, databile alla fine del Quattrocento e generato dalla mano del maestro Andrea Mantegna. “Anche questa recuperata dopo anni di oblio. Una similitudine tra i tempi nostri e quelli di don Bartolo che cogliano come un altro dono del signore e della Vergine in quest’anno giubilare che ha avuto il culmine con la canonizzazione del Fondatore”, conclude il vescovo di Pompei.
L’opera è stata già esposta al Museo del Vaticano, dove ha aperto la Quaresima dell’anno Giubilare. È la rappresentazione del Cristo nel Sepolcro.”Le tracce perdute del Mantegna, che ho imparato a conoscere in questa intensa avventura, si materializzano sotto i nostri occhi qui a Pompei. Ed è un evento straordinario”, dice Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, che ha autorizzato tutte le operazioni necessarie per il recupero.
“Ricordo i sopralluoghi, lo stupore nel vedere che man mano sotto un dipinto ritoccato pesantemente emergeva il capolavoro del Mantegna. Sant’Agostino parlava della bellezza al di sopra delle anime, e se guardiamo bene al centro del quadro del Mantegna scopriamo la madre di Dio, una madre che piange il figlio. Umile e potentissima”.
L’opera di restauro è stata curata direttamente dal Vaticano, che qualche anno fa hanno restaurato anche il Quadro della Vergine del Rosario. Non è stata solo un’attività di ricerca, è stata una scoperta iniziata negli appartamenti del Santuario, partendo da un Rosario rosso che forse ha illuminato il percorso di recupero. L’occhio dei restauratori avevano immediatamente compreso che dietro l’apparenza di un quadro anonimo si celava un tesoro.
Lorenza D’Alessandro ha curato personalmente le fasi del restauro alla guida di una equipe straordinaria. Dice: “Il restauro è stato lungo e complicato. Non era più una opera su tela, i restauri precedenti avevano alterato superficie e supporto. Era stato alterato il colore del dipinto”. Dopo i primi sondaggi sul retro e aulla superficie si è arrivati all’opera originale. “C’erano dettagli non alterati dalle orribili trame che avevano appesantito l’opera. Altri erano stati totalmente ridipinti e in qualche caso, purtroppo, ci sono state abrasioni sulla superficie. Per fortuna – conclude D’Alessandro – si è riscoperto il disegno originale tracciato con l’inchiostro dal Mantegna”.
Ed ora, il tesoro riemerso dall’oblio è al centro della Pinacoteca Mariana allestita in 180 metri quadrati sotto la guida dell’architetto Michele Varone, responsabile dell’Ufficio tecnico del Santuario.

