Un raid armato ha tenuto Metropolis fuori dalle edicole
EDITORIALE
10 novembre 2025
EDITORIALE

Un raid armato ha tenuto Metropolis fuori dalle edicole

Una lunga giornata di angoscia, migliaia di copie andate perse e un fiume di messaggi di solidarietà da parte dei lettori e delle istituzioni. Poi, le indagini-lampo hanno fatto luce su un evento che resta gravissimo.
Raffaele Schettino

Tre quotidiani cancellati dalle edicole per mano di un commando armato entrato in azione nella notte con una modalità di chiaro stampo camorristico. Le indagini-lampo hanno appurato che chi ha agito nei pressi del centro di distribuzione a Roccarainola lo ha fatto nell’ambito di un disegno criminoso mirato a colpire un istituto di credito del Vesuviano ma questo non cancella il grave danno arrecato alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati. A farne le spese sono stati tre quotidiani: oltre a «Metropolis», «Il Roma» e «Il Sannio».

Abbiamo tenuto il fiato sospeso: l’idea che un gruppo di uomini armati e incappucciati avesse costretto l’autista della distribuzione a fermarsi e consegnare il carico ha alimentato per ore una scia di inquietudine e di paura. Un clima che ha inevitabilmente fatto alzare il livello d’allerta delle istituzioni e delle forze dell’orine. La mente è corsa immediatamente indietro nel tempo, quando la camorra fece irruzione nelle edicole per «requisire» tutte le copie di Metropolis a seguito della pubblicazione di un’inchiesta esclusiva.

Stavolta, sebbene non si sia trattato un attacco diretto alla libertà di informazione, è stato un atto grave che ha leso i nostri diritti e quelli di migliaia di lettori. Se da un lato, dunque, tiriamo un sospiro di sollievo per l’incolumità di chi lavora nelle nostre redazioni e per chi lavora nei vari livelli della filiera, dall’altro condanniamo con determinazione e forza un atto criminale di gravità assoluta. Chi è entrato in azione all’ingresso del centro di distribuzione sapeva bene cosa contenesse il furgone. E questo non ha fermato l’assalto. Forse già pianificato da giorni.

Se Metropolis non è arrivato nelle edicole ieri mattina è stato dunque un effetto collaterale di un clima di degenerazione sociale che preoccupa. Resta cioè il fatto che un raid di chiaro stampo camorristico abbia impedito a tre giornali di arrivare ai loro lettori. Il che, per un Paese civile, resta un episodio inquietante che ha messo in discussione un diritto tutelato dalla Costituzione italiana. Quello che è accaduto nella notte tra domenica e lunedì è la riprova che viviamo un’emergenza sociale continua, che nessuno può sentirsi al riparo alla luce di questa continua escalation di violenza. Che gli effetti diretti e indiretti del crimine, organizzato e non, possono essere devastanti. 

Del resto, noi viviamo e raccontiamo un territorio che tenta disperatamente di affrancarsi dalla morsa della camorra e della criminalità, una realtà complessa in cui l’illegalità si insinua ovunque: nella politica, nelle imprese, nelle istituzioni e in tutti i livelli della società. La criminalità organizzata non si limita a gestire affari illeciti, ma cerca di permeare ogni aspetto della vita collettiva, minacciando il tessuto sociale, soffocando l’economia legale e contaminando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Il nostro lavoro è quello di guardare in faccia questa realtà, di raccontarla con coraggio e precisione.Questo episodio va anche oltre il semplice danno materiale. Impedire che le copie di un giornale arrivino in edicola è un attacco diretto alla democrazia, al diritto dei cittadini a conoscere e a capire ciò che accade nella propria città, nella propria regione, nel proprio Paese. È un atto che, anche se indirettamente, rischia di far tacere chi racconta le verità in questo territorio complesso.Il giornalismo locale è sempre stato il cuore pulsante della democrazia, il filo diretto tra i cittadini e la realtà concreta che li circonda. Quando le cronache nazionali raccontano episodi di criminalità organizzata o di illegalità diffusa, sono spesso i giornali locali a fornire i dettagli, a dare volti e nomi, a collegare fatti apparentemente isolati in un quadro coerente e comprensibile. È qui, sul territorio, che si costruisce la conoscenza reale dei problemi, che si tengono accesi i riflettori dove molti vorrebbero che regnasse l’oscurità.

Le forze dell’ordine hanno risposto con prontezza, hanno ricostruito i fatti e sono sulle tracce dei responsabili che hanno puntato la pistola contro un operaio della filiera editoriale. Abbiamo la garanzia che gli autori del raid non resteranno impuniti.Noi sappiamo che supereremo anche questa spallata e lo faremo consapevoli di non essere soli, che attorno a noi c’è un mare di solidarietà che si è mosso impetuoso a seguito della notizia del raid. Una levata di scudi poderosa che è anche la cifra della voglia di voltare pagina, che c’è un fronte anticrimine ampio e forte.

Centinaia di messaggi hanno riempito la nostra posta, le nostre chat, i nostri profili. Tantissimi lettori, ma anche politici, istituzioni, colleghi. Sono stati preziosi, ci hanno dato l’incoraggiamento necessario, hanno dato un senso a tutti i sacrifici. Ed ora più che mai sentiamo il dovere di resistere, oltre ogni difficoltà. Continueremo a farlo, continueremo a scrivere per tenere vivi i princìpi fondamentali della democrazia e della convivenza civile: trasparenza, responsabilità, diritto all’informazione.

Questa esperienza ha ricordato a tutti noi che la libertà di stampa non è un lusso, non è un privilegio, ma un diritto fondamentale. È il fondamento su cui si regge la democrazia. E quando la libertà di stampa viene messa in discussione, tutti noi siamo chiamati a reagire, a difendere quei princìpi che rendono una società giusta e aperta. Metropolis non si ferma davanti a questo raid. La nostra storia recente insegna che il cammino del giornalismo locale è spesso difficile, costellato di ostacoli, ma siamo certi che il silenzio non è un’opzione. Mai.