Lavoro e imprese in Campania, ci aspettiamo una svolta concreta
IL RILANCIO ECONOMICO
13 novembre 2025
IL RILANCIO ECONOMICO

Lavoro e imprese in Campania, ci aspettiamo una svolta concreta

Costanzo Jannotti Pecci*

Il tasso di occupazione in Campania è tra i più bassi d’Europa. Nonostante segnali di ripresa e l’impiego di risorse, il divario con il Centro-Nord resta ampio. Questo riguarda il tessuto produttivo, i servizi, le infrastrutture e, le opportunità di lavoro per i giovani. Per cambiare passo è necessario rafforzare le condizioni che consentono alle imprese di investire, crescere e creare occupazione.

Significa infrastrutture che funzionano, certezza amministrativa, incentivi mirati e una governance regionale che svolga un ruolo di programmazione, e non di gestione diretta come, purtroppo, accaduto da molti anni. Bisogna intervenire anche sul fronte del consolidamento e dell’espansione dell’impresa, con particolare riguardo agli insediamenti manifatturieri.

Dobbiamo creare sviluppo strutturale, precondizione ineludibile per creare nuova occupazione duratura. La Regione deve contribuire all’implementazione di uno strumento importante in tal senso, come i contratti di sviluppo. Vanno riqualificate le aree di insediamento industriale, dai servizi alle vie di accesso, fino al potenziamento della sicurezza. È necessario avviare una nuova fase di progresso che consenta al territorio di esprimere appieno il proprio potenziale economico, sociale e culturale.

Il valore aggiunto per abitante, pur in aumento, resta inferiore alla media nazionale. Occorre proiettare Napoli e l’area metropolitana verso una dimensione di metropoli europea, integrata nelle reti dell’innovazione, della sostenibilità e della cultura d’impresa. La Regione deve promuovere e sostenere un piano strategico finalizzato a valorizzare il ruolo delle imprese, favorendo l’espansione delle filiere di eccellenza manifatturiere e dei servizi avanzati, con l’allocazione di centri decisionali di ricerca e sviluppo e un impulso all’innovazione digitale e ambientale; migliorare la qualità dell’offerta turistica, anche attraverso la qualificazione delle infrastrutture, dei servizi e dell’accoglienza; completare i programmi di riconversione e rigenerazione urbana, assicurando continuità e coerenza agli interventi già avviati; contrastare il degrado urbano e sociale, promuovendo un grande piano di risanamento del sottosuolo, di razionalizzazione e qualificazione dei sottoservizi e di messa in sicurezza della rete viaria; intervenire in maniera strutturale sulla dotazione di impianti sportivi, per fare di Napoli una sede stabile e riconosciuta di grandi eventi nazionali e internazionali.

In questo quadro si inserisce anche la necessità di affrontare in modo risolutivo e condiviso il tema dello stadio cittadino, individuando una soluzione moderna, funzionale e sostenibile che risponda pienamente alle esigenze della squadra e della città.
Non possiamo continuare a pensare allo sviluppo regionale come concentrato solo lungo la fascia metropolitana. Le aree interne rappresentano oltre la metà del territorio regionale, custodiscono patrimoni culturali, ambientali e produttivi fondamentali, ma subiscono da anni spopolamento, indebolimento dei servizi sanitari, scolastici e di mobilità. Senza una strategia dedicata, la Campania sarà una regione che cresce a due velocità.

In questo quadro, è fondamentale la rinegoziazione del Contratto di Servizio tra Regione Campania e Trenitalia, un investimento di circa 600 milioni di euro, che dovrà correggere criticità oggi evidenti e garantire collegamenti e frequenze adeguate anche ai territori interni. La qualità della mobilità non può essere un fattore discriminante tra cittadini della stessa regione.
Ooccorre rafforzare connettività fisica e digitale; sostenere e attrarre attività imprenditoriali, anche attraverso la ZES Unica; rendere nuovamente attrattivi borghi e centri intermedi per giovani, professionisti e imprese; valorizzare le filiere territoriali, dall’agroalimentare evoluto alla manifattura locale.
“Le aree interne non sono la periferia della regione ma una sua leva strategica, sia economica sia identitaria. Se non interveniamo ora, lo squilibrio rischia di diventare irreversibile. Finalmente, dopo anni di silenzio in cui solo Confindustria e la Conferenza Episcopale Campana ne avevano sottolineato l’importanza strategica per la Regione, il tema sta cominciando a essere dibattuto anche a livello politico.
Vanno ridotte drasticamente le liste di attesa, va posto argine alla diaspora dei pazienti campani verso strutture sanitarie localizzate nel Nord, va rilanciata la medicina di prossimità, così come va valorizzato il contributo delle imprese private accreditate, che costituiscono un pilastro dell’assistenza sanitaria sia in termini di quantità che di qualità, senza il quale il divario già esistente diventerebbe incolmabile. Ma la nuova Regione deve superare anche una volta per tutte l’emergenza ambientale, dallo smaltimento delle ecoballe ad altri interventi di bonifica che allontanino il rischio che si riproponga la tragica vicenda di Terra dei Fuochi.
Possiamo sfruttare una fase epocale di rilancio del Mediterraneo per implementare il traffico container potenziando la logistica e i collegamenti dello scalo di Napoli con altre modalità di trasporto e con gli interporti. Ma, allo stesso tempo, si può e si deve utilizzare una grande opportunità come l’America’s Cup per realizzare approdi qualificati per la diportistica, accelerare la riconversione di Bagnoli e dell’area flegrea, favorire l’insediamento di nuove strutture alberghiere del segmento luxury per accogliere un turismo con alta capacità di spesa. Analogamente, vanno sostenuti con decisione gli investimenti che Gesac ha avviato, con risorse proprie, sul sistema aeroportuale campano: oltre 200 milioni di euro per un nuovo terminal intercontinentale, nuove piazzole e infrastrutture logistiche a Napoli, cui si affianca lo sviluppo dei nuovi terminal a Salerno, secondo avanzati standard di sostenibilità.
Il sistema aeroportuale contribuisce al 4,2% del PIL regionale e a circa 112.000 occupati, ed è decisivo per l’espansione delle rotte a lungo raggio, inclusi i collegamenti con l’Estremo Oriente.
Tutto ciò va accompagnato con fermezza, assicurando sostegno politico e amministrativo e una visione coerente che valorizzi un asset strategico per l’internazionalizzazione della Campania.
Da Roberto Fico e Edmondo Cirielli ci aspettiamo impegni concreti e verificabili. Non dichiarazioni generiche, ma strumenti, tempi, risorse e responsabilità. Da parte nostra c’è piena disponibilità a contribuire alla definizione di un’agenda comune. L’Unione è pronta a dare una mano, con serietà e senso istituzionale, in un confronto finalmente costruttivo, proattivo e orientato ai risultati. Il sistema delle imprese vuole essere parte della soluzione, non spettatore.

*Presidente dell’Unione Industriali Napoli