Marea Project, nel borgo di Praiano l’arte anima la Divina Costiera
CULTURA
16 novembre 2025

Marea Project, nel borgo di Praiano l’arte anima la Divina Costiera

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C’è un momento in cui la bellezza sorprende non solo per ciò che mostra, ma per ciò che osa fare. È la sensazione che si prova scoprendo Marea Art Project, una giovane realtà nata nel cuore di Praiano, piccolo borgo sospeso tra cielo e mare, dove due ragazzi – Imma Tralli e Roberto Pontecorvo – hanno trasformato un’intuizione privata in una visione collettiva: riportare la creazione contemporanea là dove il tempo sembra fermarsi, per farne un atto di comunità. La loro scommessa è tanto semplice quanto radicale: fare dell’arte un gesto quotidiano, abitato, condiviso. In un territorio dove il turismo rischia di divorare la vita dei borghi, Marea restituisce spazio e voce a chi li vive. Qui l’arte non si espone: si abita, si intreccia con la terra, con la memoria, con le persone. Il progetto nasce tra i giardini e le terrazze di Casa L’Orto, storica dimora della famiglia LeWitt, affacciata sul mare e circondata da tredici terrazzamenti coltivati a orto biologico. Tra le sue pareti si custodiscono le opere e la memoria di Sol LeWitt, maestro dell’arte concettuale americana, la cui visione cooperativa e rigorosa sembra anticipare lo spirito stesso di Marea. Da quella sola casa, che all’inizio ospitava pochi artisti curiosi e sognatori, il progetto si è ampliato fino a coinvolgere nove dimore del borgo: una costellazione di ville meravigliose dove oggi si abita l’arte ogni giorno, in un dialogo costante tra paesaggio, creatori e comunità. È in questi spazi, sospesi tra mare e silenzio, che si svolgono in questi giorni le residenze di Bea Scaccia e Francesca Heart, due artiste che indagano il femminile come forza generativa, in trasformazione continua. Scaccia, pittrice italiana trapiantata a New York, in residenza a Praiano fino al 16 novembre, racconta attraverso composizioni di oggetti quotidiani e frammenti di corpi una bellezza inquieta, fragile e ironica, che smaschera l’assurdità delle convenzioni. Le sue figure sembrano emergere da un sogno domestico, dove tazze e parrucche si trasformano in simboli di potere e vulnerabilità. Nelle sue parole: “Vorrei ascoltare le donne che abitano queste case, entrare nelle loro cucine, nei loro gesti, nei loro silenzi”. Dopo di lei, Francesca Heart prenderà il testimone fino al 23 novembre, con un progetto che esplora il Mediterraneo come corpo sonoro e politico. Performer e sound artist, Heart lavora sulla dimensione dell’idrofemminismo – un pensiero che intreccia acqua, ascolto e cura – trasformando il mare in voce. La sua installazione intreccerà la voce della Sibilla con i suoni delle onde e delle rocce, in un rito laico che rovescia la logica del confine per aprirsi all’empatia. “Questo oracolo sonoro non predice il futuro”, racconta, “ma lo immagina: un futuro in cui l’acqua non divide, ma connette”. Attorno alle due artiste si muove Alta Marea Public Program, un calendario di incontri, talk e proiezioni aperti a tutti, dall’8 al 23 novembre. Studiosi, cittadini e studenti dialogano sul ruolo dell’arte come atto cooperativo e rigenerativo. È la bellezza intesa non come decorazione, ma come pratica sociale: un modo di prendersi cura dei luoghi e di sé. E proprio in questa alleanza tra arte e comunità Marea rivela la sua natura più profonda. Praiano, da anni, accoglie anche gli studenti del Royal College of Art di Londra, una delle università più prestigiose al mondo per arte e design. Vengono qui per riflettere sul tema della convivialità, guidati da tutor italiani che connettono il borgo invernale al mondo. Tra i vicoli e le terrazze, gli studenti assorbono le lezioni che solo il territorio sa offrire – criticità incluse. Scoprono un luogo che d’inverno si svuota e si fa remoto, e proprio in quella distanza trovano una forma nuova di connessione, un modo di vivere la bellezza come relazione autentica. Ma Marea non è solo un progetto culturale: è anche una forma di rigenerazione urbana e sociale. Portare artisti, studenti e curatori in residenza nei mesi più silenziosi dell’anno significa riattivare un’economia diffusa, generare lavoro per artigiani, tecnici, mediatori culturali, e restituire senso e vitalità a case che resterebbero chiuse per gran parte dell’anno. È un modello di destagionalizzazione intelligente, che non snatura il territorio ma lo valorizza, creando legami stabili tra chi arriva e chi resta. Marea suggerisce che i luoghi non vanno solo visitati, ma vissuti, abitati con la lentezza di chi vuole capire. Il turista guarda; l’abitante ascolta. E da questo ascolto nasce una forma di sviluppo più consapevole, dove l’arte diventa motore di cambiamento reale. “Abitare creativamente” è il motto di Tralli e Pontecorvo. E a Praiano, questo abitare diventa rito civile, un modo di intrecciare generazioni e discipline. Gli artisti entrano nel paesaggio umano, i cittadini diventano custodi di storie e complicità, i visitatori testimoni di un nuovo modo di intendere la cultura: non come lusso, ma come cura. Così, mentre l’autunno vela la Costiera di una luce più dolce e rarefatta, Praiano si scopre protagonista di una rivoluzione gentile. Tra le mura di una casa che fu di LeWitt e tra le visioni di due artiste che reinventano il Mediterraneo al femminile, prende forma un’idea diversa di bellezza: una bellezza abitata, condivisa, trasformativa, capace di unire arte e vita, memoria e futuro. E il lettore – come chi vi si trova – non può che restare sospeso, nel respiro del mare, nella meraviglia di scoprire che anche un piccolo borgo può contenere il mondo intero.