Castellammare. Contatti tra politici e clan, il sindaco congela i cambi in giunta
Stop al cambio degli assessori in giunta. E’ questo il primo effetto delle inchieste della Procura Antimafia di Napoli sull’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia. Non perché ci siano politici indagati e nemmeno perché le indagini hanno riguardato direttamente l’azione amministrativa della giunta guidata dal sindaco Luigi Vicinanza. Il punto è che dagli atti delle ultime inchieste sul clan D’Alessandro emergono contatti diretti e indiretti tra alcuni consiglieri comunali e personaggi di primo piano della cosca di Scanzano e il primo cittadino di Castellammare di Stabia è determinato a spazzare via tutte le zone d’ombra. «Chi non si schiera apertamente contro la criminalità organizzata, non può far parte della mia maggioranza», continua a ripetere ormai da giorni il sindaco e la sensazione è che dietro queste parole ci sia la volontà di ridisegnare il perimetro della sua maggioranza. Presto per dire chi verrà messo alla porta, anche perché il sindaco ha avviato un confronto serrato con le forze politiche prima di prendere qualsiasi decisione. Nella giornata di ieri, ad esempio, il primo cittadino Luigi Vicinanza ha incontrato l’europarlamentare e consigliere comunale del Pd, Sandro Ruotolo, a Palazzo Farnese. Un confronto necessario dopo che Ruotolo ha dichiarato di essere pronto a rassegnare le dimissioni, se non l’avesse fatto il consigliere Gennaro Oscurato, eletto nella civica Stabia Rialzati, intercettato al telefono con lo storico affiliato della cosca di Scanzano Michele Abruzzese, prima e dopo le elezioni amministrative del 2024. La sensazione è che all’area Schlein del Pd, rappresentata in aula consiliare da Sandro Ruotolo, e guidata sul territorio dal dirigente nazionale del partito Nicola Corrado, non basti l’allontanamento dalla maggioranza di Gennaro Oscurato. Il primo paletto riguarda lo stop a qualsiasi possibile trattativa con esponenti dell’opposizione per il possibile passaggio in maggioranza, che pure era stato invocato da altre forze politiche di centrosinistra nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Il secondo, invece, è una sorta di revisione del rapporto con le forze civiche anche in virtù di ciò che è emerso dalle indagini, soprattutto se alcuni consiglieri non dovessero decidere di fare un passo indietro. Nel mirino c’è soprattutto il consigliere di Noi per Stabia, Nino Di Maio, perché dagli atti emerge che suo figlio fosse in contatto con i boss del clan D’Alessandro. Il ridisegno del perimetro di maggioranza era stato invocato anche da Base Popolare (rappresentata in aula da Maurizio Apuzzo ed ispirata dall’ex sindaco Salvatore Vozza), subito dopo aver appreso delle intercettazioni finite agli atti dell’inchiesta della Procura Antimafia. Ragionamenti in corso che congelano l’ipotesi di un rimpasto di giunta a breve termine. Anzi, a dirla tutta, potrebbero spingere addirittura il sindaco a rivedere tutto, propendendo per assessori tecnici di alto profilo, che possano marcare ancora di più il distacco dalla politica. Un’ipotesi, al momento, ma che sarebbe giustificata proprio dalle inchieste dell’Antimafia che evidenziano come nemmeno dopo il commissariamento del Comune nel 2022 si siano riusciti a spezzare tutti gli intrecci tra la politica e la criminalità organizzata. Il sindaco sta riflettendo su come uscire da una situazione di palese imbarazzo per la sua amministrazione e consapevole che la parte più a sinistra della sua maggioranza si aspetta decisioni forti e soprattutto che vengano prese in tempi stretti. @riproduzione riservata

