Danni alla costa in Penisola Sorrentina per pescare i datteri, chiesti 50 anni di carcere per i 6 imputati
Condanne fino a 10 anni sono state richieste dal pm della Procura di Torre Annunziata per i 6 imputati nel processo sull’associazione per delinquere finalizzata alla pesca illegale dei datteri di mare che ha causato il danneggiamento dell’habitat marino della Penisola sorrentina. Dopo 4 anni e 36 udienze il pm nella sua requisitoria ha chiesto la condanna a 10 anni e 10 mesi di reclusione nei confronti del presunto capo, promotore e organizzatore del gruppo, imputato dei delitti di associazione per delinquere, connotata dalla cosiddetta aggravante ambientale, di disastro ambientale, di plurime ricettazioni aventi ad oggetto la detenzione e la messa in commercio dei datteri di mare e di commercio di sostanze alimentari nocive; la condanna a 9 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno nei confronti di altri quattro componenti del gruppo dei “datterari”, imputati per gli stessi reati tranne commercio di sostanze alimentari nocive; 5 anni di reclusione per un soggetto che, secondo la Procura di Torre Annunziata, rivestiva il ruolo di intermediario nella compravendita dei datteri di mare tra i detentori dei molluschi di provenienza illecita e gli acquirenti e ricettatori attivi in Puglia. La prossima udienza è stata fissata al 22 dicembre, data nella quale sono previste la discussione dei difensori degli imputati e la pronuncia della sentenza del Tribunale.
In precedenza, al termine del giudizio abbreviato il Tribunale di Torre Annunziata ha condannato altri 12 imputati alla pena di 6 anni di reclusione ciascuno per i reati di associazione per delinquere aggravata, disastro ambientale e plurime ricettazioni dei datteri di mare; in appello gli imputati hanno optato per il concordato sulla pena, ottenendo uno sconto di pena come stabilito dalla Corte di Appello di Napoli con sentenza del 23 marzo 2025. Un altro imputato è stato condannato il 28 settembre 2023 dal Tribunale di Torre Annunziata, a seguito di giudizio abbreviato, alla pena di 2 anni e 20 giorni di reclusione per i reati di associazione per delinquere aggravata e di ricettazione aventi ad oggetto la detenzione dei datteri di mare provenienti dalla pesca illegale; per quest’ultimo imputato il processo pende in sede di appello. Infine, altri due imputati, ritenuti intermediari o ricettatori dei datteri di mare, avevano definito la loro posizione il 27 ottobre 2022 con il patteggiamento della pena di 2 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno. Le indagini coordinate dalla Procura di Torre Annunziata hanno permesso di accertare l’esistenza di un’organizzazione criminale composta da 21 persone, che da luglio 2016 nei comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento e Massa Lubrense raccoglieva e metteva illegalmente in commercio sia datteri di mare, la cui raccolta, vendita e consumo sono vietati dal 1998, sia vongole veraci di Rovigliano (venerupis decussata), contaminate batteriologicamente e chimicamente e quindi pericolose per la salute dei consumatori, in quanto raccolte in uno specchio di mare prospiciente la foce del fiume Sarno, catalogato come zona proibita a causa della presenza di sostanze altamente inquinanti tra cui idrocarburi e metalli pesanti, nella quale è vietata la raccolta e l’allevamento dei molluschi bivalvi.
Le sentenze già emesse hanno accertato il disastro ambientale causato dagli imputati mediante la sistematica distruzione di rocce e scogli da cui estrarre i datteri di mare, frantumando meccanicamente, con martelli a doppia punta, le formazioni calcaree in cui sono alloggiati i datteri di mare in diversi tratti costieri della Penisola Sorrentina, per un tratto costiero complessivo di oltre 6 km. Il disastro ambientale accertato è rappresentato dalla distruzione completa della comunità di organismi “bentonici” che insistevano sullo strato superficiale delle rocce, fino a 10-15 metri di profondità, con conseguente “disequilibrio ambientale” che ha portato ad “alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino” con la completa desertificazione di aree ad elevata biodiversità; dall’alterazione irreversibile del sistema costiero, derivante dalla perdita irreversibile del “bene geologico”, identificato nelle formazioni di roccia carbonitica di particolare pregio naturalistico-geologico, con conseguente “danno permanente” dovuto non solo all’escavazione ed all’asportazione definitiva di interi pezzi di roccia frammentata dal fondale, ma anche alla morte di milioni di organismi e micro-organismi che vivono sulla roccia stessa, in conseguenza di una situazione complessiva di “degrado” degli “ecosistemi marino-costieri” i quali conseguenzialmente ed inevitabilmente vengono resi molto più fragili e meno resistenti agli “stress ambientali”, verificantisi lungo la fascia costiera.
Il disastro ambientale è aggravato dal fatto di essere stato prodotto all’interno dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e della Zona Tutela Biologica del Banco di Santa Croce e ai danni dell’habitat di scogliera della Penisola Sorrentina, incluso nella “Direttiva Habitat 92/43/CEE – Rete Natura 2000”, come habitat d’interesse comunitario e di tutte le specie ad esso associate, e in danno di una specie protetta, vale a dire il cosiddetto dattero di mare. L’alterazione dell’ecosistema marino e la compromissione della biodiversità sono state appurate con la collaborazione di un team di esperti di zoologia, ecologia e geologia ambientale di cui si è avvalsa la Procura di Torre Annunziata. Durante le indagini erano stati sequestrati oltre 2 tonnellate e mezzo di datteri e oltre 675 kg di vongole veraci di Rovigliano.

