Pompei, gli affreschi in frantumi tornano a vivere grazie a un robot intelligente
CULTURA
27 novembre 2025

Pompei, gli affreschi in frantumi tornano a vivere grazie a un robot intelligente

Carmen Caldarelli

A Pompei la tecnologia apre nuove strade alla ricerca archeologica. Si è infatti concluso il progetto europeo RePair,  Reconstructing the Past, finanziato dall’Unione Europea, dedicato alla sperimentazione di un sistema robotico guidato da intelligenza artificiale per la ricomposizione di affreschi ridotti in frammenti. Un’iniziativa pionieristica che ha dimostrato come AI e robotica possano diventare strumenti fondamentali per supportare il lavoro degli archeologi.

Il progetto ha riguardato due complessi decorativi tra i più significativi e danneggiati del Parco Archeologico di Pompei, quelli della Casa dei Pittori al Lavoro, spezzati prima dall’eruzione del 79 d.C. e poi dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e quelli della Schola Armaturarum, crollata nel 2010. Dal 2018, sul primo contesto collaboravano già specialisti dell’Università di Losanna, con cui i ricercatori RePair hanno dialogato per confrontare metodologie e risultati.

Coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, il progetto, avviato nel 2021, ha coinvolto partner di eccellenza come l’Istituto Italiano di Tecnologia, le università di Bonn, Lisbona e Ben-Gurion, oltre allo stesso Parco Archeologico. La struttura robotica è stata installata nella Casina Rustica, appositamente riqualificata per questa attività. Dopo la digitalizzazione dei frammenti, sono state realizzate repliche artificiali su cui il sistema potesse lavorare senza rischi. L’intelligenza artificiale analizza ogni pezzo e propone la ricomposizione, poi due bracci robotici dotati di “soft hand” collocano i frammenti nella posizione identificata.

«È un puzzle senza immagine», spiega Marcello Pelillo, coordinatore del progetto. Migliaia di frammenti danneggiati, spesso privi di riferimenti certi, talvolta mescolati tra opere diverse. Eppure, gli algoritmi stanno dimostrando una capacità crescente di ricostruire l’unità dell’opera e fornire agli archeologi un supporto decisivo.

Il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, sottolinea la portata futura di questo approccio. «L’archeologia del futuro richiederà un uso eticamente corretto dell’intelligenza artificiale. Pompei partecipa a questo sviluppo globale, fornendo un modello per la gestione dell’enorme quantità di dati che provengono dagli scavi».

Il progetto RePair apre così la strada a una rivoluzione metodologica, dal lavoro manuale più complesso a una collaborazione avanzata tra scienza, tecnologia e patrimonio culturale.

Tags:

AI pompei scavi