Cultura,Dalle mani alla forchetta, il nuovo libro di Mariailaria Verderame
Grande partecipazione ieri sera alla presentazione del nuovo libro di Mariailaria Verderame Dalle mani alla forchetta. Per una breve storia della pasta (D’Amato editore, 2025). L’autrice ne ha discusso – nella elegante cornice dell’Hotel Parco di Gragnano – con Lucia Borrelli (Direttrice Museo di Antropologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II) in presenza dell’editore Francesco D’Amato.Ma perché ancora un libro sulla pasta? «Tralasciando che sono di adozione gragnanese da più di 35 anni, Dalle mani alla forchetta nasce prima di tutto come una sorta di riscatto professionale e personale. Quando ho iniziato a lavorare come biologa nutrizionista, qualcuno amava scherzare dicendo, “Tu sei quella che fa fare secca la gente”. Parole certamente affettuose, che però rischiavano di ridurre un mestiere complesso – fatto di scienza, cultura e responsabilità – a un semplice calcolo di calorie. Inizialmente hanno alimentato in me la nostalgia per la ricerca universitaria, mi facevano sentire il divario professionale tra quello che facevo e quello che mi accingevo a costruire. Ma, proprio come il cibo, quelle parole sono state metabolizzate e assaporate, e poi sono diventate stimolo: la spinta a costruire un percorso che non si fermasse alla superficie, ma restituisse profondità e dignità al tema del cibo e della nutrizione. Così la mia professione ha preso un altro respiro. Non solo aiutare le persone a dimagrire (o a gestire patologie legate alla nutrizione), ma dare spessore, significato e dignità al cibo, alla nutrizione, ai gesti quotidiani che ci uniscono alla nostra storia e alla nostra cultura. E l’ho fatto applicando esattamente le stesse logiche che mi ha insegnato la ricerca universitaria: ricerca delle fonti, attendibilità delle fonti e… tanti perché! Ho deciso quindi di raccontare non soltanto ciò che la pasta è sulla tavola, ma ciò che rappresenta nella nostra memoria, nel nostro immaginario, persino nella nostra identità. Un racconto intessuto con passione e di passione, la stessa che mi porta oggi, ferragosto, a scrivere l’introduzione di questo libro, che è già il mio secondo lavoro» scrive l’Autrice nell’Introduzione al suo libro.Da donna di scienze e nutrizionista di professione, quindi, la Verderame ci dice che «ci nutriamo dunque di pasta, – continua l’autrice – così come di pane, di sapori antichi e di ricette che ci tengono vivi. Ma non basta. Così come il corpo ha bisogno di alimenti buoni e scelti con cura, anche la mente e lo spirito hanno fame, e chiedono nutrimenti altrettanto necessari: storie, immagini, pensieri, visioni. Se trascuriamo questa fame più sottile, rischiamo un inverno interiore, silenzioso e spietato, che non si combatte con le calorie né con i piatti migliori, ma con le parole, le idee e la bellezza.»


